
di Ettore Grassano
“Il Natale per il nostro commercio è stato a due velocità, e i primi dati sui saldi di gennaio sembrano confermare questa tendenza. Le imprese che negli ultimi due anni, durante la pandemia, ne hanno approfittato per aggiornarsi e rinnovare hanno riscontri positivi: per le altre è sempre più dura”. Manuela Ulandi, segretario provinciale di Confesercenti, il commercio (non solo alessandrino) lo conosce davvero come le sue tasche, lo analizza con metodo (“ma anche con passione, o farei un altro mestiere”), e ne sa cogliere potenzialità e limiti. Sa benissimo che il progetto dei Distretti del Commercio ha una valenza fondamentale (“erano decenni che invocavamo uno strumento simile: Alessandria, Valenza e Tortona sono le tre aree della provincia che hanno ottenuto il finanziamento regionale, ora usiamolo al meglio”), e che ora saranno determinanti le scelte delle singole amministrazioni, ma anche la capacità delle singole imprese di crederci, di investire, di scommettere sul futuro. “Come sta succedendo in agricoltura, dove tanti giovani decidono di specializzarsi, e di innovare la tradizione dei padri, o spesso dei nonni”. Per il commercio, ad oggi, appare un percorso più complicato: ma tutt’altro che impossibile.

Dottoressa Ulandi, come è cominciato l’anno del commercio alessandrino?
E’ in corso una selezione naturale. Magari l’espressione è un po’ forte, ma fotografa ciò che davvero sta succedendo, dal 2020 in poi, con l’arrivo della pandemia. Gli esercenti che, per questioni anagrafiche, o anche per oggettiva mancanza di risorse da investire, non hanno cambiato nulla, oggi fanno sempre più fatica. Segnali estremamente confortanti arrivano invece, per fortuna, dalle imprese che hanno saputo puntare su innovazione di prodotto ma anche di servizio, e che investono sulla formazione, e sulla capacità non solo di inseguire, ma anche di prevenire le esigenze di un mondo in costante cambiamento. Inutile girarci attorno: Alessandria, in particolare, è circondata dalla grande distribuzione, con luoghi che per quanto spersonalizzanti sanno anche offrire una gamma di prodotti assai ampia, oltre alla possibilità del parcheggio gratuito, e al clima temperato in estate come in inverno.

E poi c’è lo shopping on line, che oggi non è più solo Amazon….
Appunto: l’abitudine ad acquistare da casa, senza la fatica di spostarsi, e in apparenza anche spendendo meno è per il commercio tradizionale un altro concorrente temibile, e per certi versi sleale. Ma anche qui esiste la possibilità per molti di utilizzare la tecnologia anche a proprio vantaggio, non solo di subirla. Per cui ci sono attività tradizionali che hanno imparato a promuoversi molto bene sui canali web, sviluppando anche un’offerta mirata, e un servizio di consegne a domicilio. Ovviamente cambiare pelle ha un costo, in termini di investimento ma anche di formazione: però è la strada per valorizzare la propria impresa, e per farla crescere.

Per generazioni ‘lasciare’ la propria attività ai figli è stato un valore: oggi funziona molto meno?
Dipende dai settori, e appunto da cosa lasci in eredità. Pensiamo all’agricoltura: in quel comparto è in atto un vero e proprio ‘rilancio’ da parte di una nuova generazione di agricoltori, quasi sempre giovani laureati e specializzati, che decidono di rivitalizzare, innovando, l’attività di famiglia, oppure partono ex novo, acquistando una cascina o una tenuta, anche di dimensioni ridotte, e puntando fortemente sulla specializzazione: prodotti magari di nicchia, e di alta gamma, accompagnati spesso dal business dell’accoglienza in agriturismo. I numeri sembrano dar loro ragione. Nel commercio questo percorso procede in maniera meno regolare, dipende appunto dai settori. Ma ci sono imprese che rappresentano ancora un valore importante da trasmettere ai figli.

Distretti del Commercio: a che punto siamo?
Si tratta di uno strumento fondamentale per il rilancio dei nostri centri commerciali naturali, e in provincia hanno ottenuto il semaforo verde tre progetti: Alessandria, Valenza e Tortona. C’è una tempistica definita, ossia gli interventi vanno effettuati entro aprile 2024. Stiamo parlando di progetti che prevedono una parte pubblica (e quindi fondamentale è un immediato confronto con i tre comuni che ho citato, da parte delle associazioni di categoria), e una parte che invece riguarda contributi ai privati (per interventi strutturali sui punti vendita, e per la formazione degli addetti), e su questo fronte stiamo partendo con l’informazione capillare ai nostri iscritti, perché ognuno possa essere consapevole degli strumenti a disposizione, e decidere come muoversi nell’ambito della propria attività.

Esiste un ‘caso’ Alessandria? Ossia come saranno utilizzate le risorse destinate al capoluogo?
E’ fondamentale il confronto con l’amministrazione, per capire come muoversi per valorizzare, in particolare, le due piazze principali del centro cittadino: Libertà e Garibaldi. Impossibile muoversi senza un coordinamento con il comune, perché stiamo parlando di una progettualità destinata per forza di cosa ad impattare sulla viabilità. Faccio un esempio molto concreto, per capirci. I mercatini di Natale di piazza della Libertà sono stati un appuntamento importante. Anche qui naturalmente vale la riflessione sulla qualità dell’offerta, per cui non conta solo esserci, ma cosa vendi: chi ha proposto prodotti di qualità, davvero legati al territorio e tipici ha ottenuto ottimi riscontri. Ma c’è anche il tema del contesto ambientale, e qui il progetto Distretto del Commercio diventa fondamentale. Avete presente le condizioni in cui si trovano i marciapiedi attorno al parcheggio di piazza della Libertà? Le radici degli alberi che spuntano in maniera irregolare dal manto asfaltato? Il traffico tutto attorno alla piazza, stile tangenziale o quasi? Ho notato, nel periodo natalizio, auto di giovani parcheggiate in maniera irregolare, e non per dieci minuti ma per ore, proprio davanti ai bar della piazza. E magari sono le stesse persone che poi a Milano parcheggiano disciplinatamente a Famagosta, e vanno in centro con la metro. Ecco, queste sono riflessioni che occorre condividere con l’amministrazione, e dobbiamo farlo subito. Vogliamo davvero cambiare le cose in centro, e come? Lo dice una che da sempre gira Alessandria in bicicletta, per cui ho una mia precisa idea al riguardo. Però, quale che sia la strada da percorrere, occorre prendere decisioni chiare e condivise con i commercianti.

A proposito di eventi, il 2023 ci porterà qualcosa di nuovo, oltre ai ‘capisaldi’ consueti?
Siamo in fase di programmazione, e anche qui occorre confrontarsi con l’Assessore al Commercio.
Ci piacerebbe mettere in campo una nuova iniziativa, capace di stimolare la curiosità degli alessandrini ma anche di attrarre un pubblico più ampio, da fuori porta. Però bisogna pensare ad un progetto almeno di portata biennale, ad un brand riconoscibile che si imponga nel tempo. Ovviamente gli appuntamenti tradizionali non si discutono, semmai vanno potenziati. Ed è già tempo di pensare al prossimo Natale!