di Graziella Zaccone Languzzi
1) Gli alessandrini reagiscono di fronte all’inerzia amministrativa? Sono stata invitata da Gimmy Barco, opinionista politico/sportivo di RVS (Radio Voce Spazio, la Radio Diocesana di Don Ivo Piccinini) a stilare una pagella sui miei concittadini. Sabato mattina 14 gennaio a RVS si è tenuto un dibattito sulla situazione politica della città, e anche in merito alla notizia che il ponte sulla Bormida ce lo potremmo scordare. Una domanda in finale di trasmissione rivolta a me: “Perché gli alessandrini non reagiscono e perché non ci sono Comitati impegnati a pungolare l’amministrazione?” In studio Don Ivo, alla regia e coordinatrice della trasmissione Aurora Mulas e in diretta telefonica Gimmy Barco. Veniva trattata la stagnazione dei progetti per far ripartire questa città, una città con un immobilismo amministrativo cronicizzato negli anni, ostaggio delle inefficienze di una macchina comunale ferma a epoche tecnologiche e manageriali superate da un pezzo. Autentica barriera ad ogni cambiamento, in cambio di rendite di posizione e di un certo tornaconto elettorale. Un quadro misero, che scivola ormai verso il miserabile. Una città anziana, ripiegata su se stessa, stremata a causa di una crisi finanziaria che si trascina da decenni, la cui amministrazione si occupa prioritariamente della propria sopravvivenza, e quello almeno lo sa fare. Ma solo quello. Debolezza amministrativa e debolezza politica vanno di pari passo, la città di Alessandria richiede da tempo un profondo processo di trasformazione, che non parte mai. I vecchi antagonismi politici (dietro cui si nascondono ormai soltanto piccoli interessi di bottega, e null’altro) hanno portato all’arroccamento su posizioni sterili. Sarebbe stato importante un interscambio, teste nuove e positive capaci di impegnarsi. Ammesso che ce ne siano naturalmente, e che ne abbiano voglia. Non rinnoviamo mai il parco politico se non per estinzione naturale, votiamo sempre gli stessi personaggi già falliti in altre giunte passate, non andiamo a votare, abbiamo dirigenti e funzionari prossimi alla pensione, dopo decenni di servizio non proprio gloriosi. Alessandria non è oggi una città vitale, lo sappiamo tutti.
Gli alessandrini non sono rassegnati o delusi, sono solo pigri e rinunciatari per comodità, lasciano scorrere il tempo, tanto qualcosa succederà o qualcuno prima o poi provvederà. E’ fragoroso il silenzio dei cittadini. Una cittadinanza attiva? Ma quando mai. Ognuno pensa solo al suo orticello, gli alessandrini per dirla alla mandrogna sono per il “fat’ chet’nabi”. Comitati per scrollare il torpore amministrativo? Figuriamoci! Chi ha tempo e voglia? “Li eleggiamo apposta ed è loro dovere occuparsi di ciò che ci occorre con i servizi a noi dovuti”. Con un Comitato anni fa ho provato a scrollare questa loro indolenza, freddezza, disinteresse: gli stessi alessandrini che si lamentavano e nulla facevano, furono poi i primi a mettersi in fila per beneficiare dei risultati ottenuti con fatica. Pochissimi però lottarono al mio fianco, al contrario dei casalesi, che in tanti hanno sempre appoggiato con forza e convinzione i loro Comitati. Come sono gli alessandrini doc? Lo scrisse Umberto Eco e consiglio la lettura di questo articolo : “Pochi clamori tra la Bormida e il Tanaro”. “Una città senza ideali e senza passioni… Gli alessandrini non si sono mai entusiasmati per nessuna Virtù Eroica… non ha mai avuto nulla da insegnare alle genti, nulla per cui debbano andar fieri i suoi figli, dei quali essa non si è mai preoccupata di andar fiera…”… nell’articolo Eco aggiunge molto altro.
Voto: 2
2) Secondo ponte sulla Bormida? La speranza pare sia morta: “Da 20 a 40 milioni di euro. Raddoppiano i costi per il ponte sul Bormida”, scriveva La Stampa nei giorni scorsi: “Amara sorpresa d’inizio anno per il Comune: proprio in questi giorni Alessandria sta rifacendo i conti per la costruzione del nuovo ponte sulla Bormida. Se la Giunta Cuttica aveva lasciato l’iter già a buon punto, con le risorse individuate e il progetto commissionato, sembrava si potesse proseguire ma c’è il concreto pericolo che l’amministrazione Abonante debba rivedere tutto. Motivo? Inflazione e misure di sicurezza più rigide frenano il progetto della struttura fra rincari dei materiali e decreti Aipo”. Io la vedo così: i rincari e i decreti AIPO lasciano il tempo che trovano quando si leggono notizie di questo tipo: “Pnrr, firmato l’accordo di finanziamento per il progetto di rinaturazione del Po”. Si tratta di un finanziamento di 357 milioni di euro allo scopo di riattivare i processi naturali e a favorire il recupero della biodiversità, garantendo così il ripristino del fiume e un uso più efficiente e sostenibile. Ora, è un progetto del Pnrr, ma è mai possibile che si spendano tali cifre per quello scopo che non è urgente e non ci sia mai un euro per ciò che è urgente, utile ed essenziale? Nel Pnrr non ho trovato nulla sulla messa in sicurezza dei corsi d’acqua, visto che gli Enti preposti e AIPO in primis frignano che non hanno fondi, il Pnrr era l’occasione buona. Il secondo ponte sulla Bormida non è un accessorio aggiuntivo, ma una necessità per la popolazione che vive, lavora, studia tra le due sponde del fiume. L’attuale ponte per la sua struttura viene chiuso ad ogni maltempo e rischio piena, causando disagi a tutti. Se occorrono altri fondi aggiuntivi alla cifra già destinata tocca alla politica comunale unita, maggioranza e opposizione fare pressioni sulla Regione e sugli eletti a Roma e nella UE, e pretendere attenzione e fondi. Stare a piagnucolare non risolve nulla, tutto si può ottenere basta volerlo. Da comune cittadina ho ottenuto tra il 2001/2004 una modifica di Legge e tre leggi nuove a vantaggio delle imprese alluvionate: possibile che i nostri politici non riescano ad ottenere risultati concreti per Alessandria? Rimane la speranza che un bel dì arrivi qualcuno con importanti attributi a mettere a posto le cose in questa città, e non solo per il ponte Bormida. Lo sapete, per me Francesca Calvo rimane il sindaco ideale.
Voto: 2 (anche meno)
3) La casa è sacra e non si tocca. Dopo le auto, le case: con la direttiva europea che imporrebbe il drastico restauro dei tre quarti degli edifici abitativi italiani, per adeguarli alle nuove norme sul risparmio energetico. Di tutti i 27 Paesi dell’Unione, noi siamo fra quelli più penalizzati, e per le nostre famiglie sarebbe una catastrofe. Questa bozza di Direttiva non è solo un monumento alla rigidità dell’Unione Europea, che non tiene affatto conto delle diversità al suo interno. E’ uno dei tanti Moloch UE che ci ghigna addosso, spietato e inesorabile nel chiedere con urgenza sempre nuovi sacrifici. Interessante questo articolo: “Sacrificare la casa al Moloch climatico dell’Ue”. La maggioranza di centro destra è contraria a tale bozza di Direttiva, e si è già mossa. L’On. Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera, ha presentato una mozione: “Molinari (Lega): Depositata nostra mozione per bloccare normativa case green Ue”. Mi attenderei che anche gli eletti in minoranza, sempre solerti nei comunicati e nelle critiche, esprimessero la loro posizione anche se ho grandi dubbi, considerato che poi nel parlamento UE tra le varie sinistre rosse e verdi tale Direttiva passerà: “Direttiva Ue green, il vizio della sinistra di toccare la casa degli italiani”. In effetti i relatori nel parlamento UE sono i Verdi, appoggiati da socialisti e sinistre europee che vanno a colpire le case, tanto per cambiare. C’è chi la definisce patrimoniale mascherata, ma non sarebbe la prima: piccole patrimonali le paghiamo da anni, sulla casa e non, e ora sommiamoci l’inflazione a doppia cifra: tra pochi anni del risparmio di tre generazioni di italiani resterà ben poco. I ragazzi di oggi vivranno nella colonia del grande sogno americano: consumi a credito, precarierà permamente, assistenza.
Cosa penso della UE: posso tranquillamente dire che non sono mai stata europeista, se stare in Europa è un vantaggio per qualcuno, qui in Italia non lo è di certo per la massa della popolazione che ha iniziato a capirlo dal vergognoso cambio tra lira ed euro. Cosa è oggi la UE? Questa UE è sempre più indigesta, limita l’autonomia e libertà degli stati membri, specialmente quelli più deboli che devono accettare le leggi imposte, non sempre adatte a loro. Troppi i regolamenti incomprensibili con prepotenti imposizioni e paletti, i governi sono ormai eterodiretti dai grandi rappresentanti del capitale finanziario, Bce e Fmi. Bruxelles e Strasburgo sono lontani al nostro controllo come lo sono i parlamentari che mandiamo lassù. Mediamente inutili, quando non pericolosi, come insegnano i compagni di merende del Qatargate.
Voto: 2