Ci vuole orgoglio [Il Flessibile]

di Dario B. Caruso

Per chi non vive a Genova ma abita in sua prossimità, l’idea è piuttosto chiara.
Non fu un caso se Petrarca la definì Superba.
Genova è altera.
Arrivando dal mare la vedi stagliarsi imponente e massiccia.
Arrivando da nord appare, appena dopo aver scavallato l’ultima collina, e lascia a bocca aperta.
Atterrando all’aeroporto Cristoforo Colombo, quando i motori decelerano e l’aereo rulla, ti abbraccia lentamente.
Genova, orgogliosa o superba?

C’è una profonda discrepanza tra l’essere orgogliosi ed essere superbi. In inglese le due parole sono sinonimi (pride); in italiano invece se l’orgoglio è un pregio, la superbia è un peccato capitale.
Tocchiamo con mano quotidianamente l’una e l’altra cosa.
Da una parte uomini e donne orgogliosi che si impegnano, ciascuno secondo le proprie abilità, per rendere migliore il mondo che ci circonda
Dall’altra uomini e donne superbi che antepongono loro stessi ad ogni persona o cosa, per plasmare a proprio comodo il mondo che li circonda.
La differenza che lessicalmente risulta irrisoria produce una voragine sociale immensa.
Eppure ce lo insegnano i grandi superbi della letteratura poiché i superbi della storia – quelli veri – restano nell’ombra, si fatica a nominarli, fingiamo di non riconoscerli, ci fa male dire che hanno peccato di superbia poiché nessuno ha avuto il coraggio di fermarli prima che agissero superbamente.

Con mia moglie visitammo la cattedrale di Chartres nel 1999, nell’agosto che vide un’eclissi di sole completa proprio in quella zona della Francia.
Ci fermammo con l’auto prima di arrivare in città, ai lati di una grande strada e godemmo del passaggio lunare.
Era mezzogiorno o giù di lì.
Poi ci recammo a visitare la cattedrale.
Entrando, ancora suggestionati dall’eclissi, fummo fagocitati dal labirinto che percorremmo come bravi pellegrini.
Poi affascinati dalla superbia dell’architettura ci perdemmo sugli altorilievi dei peccati capitali: la superbia era rappresentata da un cavaliere che, osando troppo, cadeva dal proprio destriero.
In poche ore la superbia del Creato e la superbia dell’Uomo.

Il mondo moderno, che non è fatto da cavalli e cavalieri, continua a nascondere la reale entità degli atteggiamenti superbi, qualche volta anzi li esalta portandoli ad esempio e quindi col serio rischio dell’emulazione.
Se però l’essere superbo è dannoso per sé e per gli altri, l’essere orgogliosi è un dono che si va perdendo.
È importante soffermarsi, riflettere e analizzare ciò che siamo, farci orgogliosi ciascuno per le proprie qualità.
Ci vuole un sano orgoglio per scacciare gli insani superbi.