C’è guerra e guerra [Il Flessibile]

di Dario B. Caruso

Un uomo dorme tranquillo di fronte ad un caminetto, ai piedi il suo cagnolino. Dietro di lui una suora appare come in sogno: è la rappresentazione della Fede che gli rammenta i suoi doveri di cristiano.

Vidi l’opera “I sette peccati capitali” di Hieronymus Bosch al Museo del Prado di Madrid, forse vent’anni fa o qualcosa in più.
Allora fui colpito dalla violenza delle immagini, violenza edulcorata dai colori caldi e dall’atmosfera apparentemente ferma, con tutti quei personaggi che ingannano l’osservatore meno attento, simili a fumetti ante litteram e dunque facilmente depistanti.
E poi il museo è un luogo magico che ti allontana dal mondo reale.
La raffigurazione dell’Accidia del pittore olandese, ripensata oggi, mi lascia un senso di amaro, una strana impressione.

Accidia sta a significare indolenza, pigrizia, indifferenza rispetto a ciò che sta intorno.
Penso a ciò che accade oggi.
A quante persone flaccide troviamo nelle posizioni decisionali dei governi di tutto il mondo.
A quanto le piazze del mezzo mondo che non conta non riescano a farsi ascoltare.
A quanto le piazze dell’altra metà tacciano vigliaccamente.
Sui piatti della bilancia due realtà di guerra: da una parte il conflitto russo-ucraino, dall’altra le rivendicazioni delle donne iraniane.
Sono guerre, diverse fra loro ma maledettamente uguali: ci sono in ballo diritti, libertà, vita.

Eppure mentre la guerra tra Putin e Zelensky (per semplificare) è una guerra maschia, di eserciti e armi, di bombe e mitragliatrici, di centinaia di morti al giorno, di città e famiglie distrutte da una parte e dall’altra, la guerra in Iran ci passa sotto il naso e sotto gli occhi così senza farci male, perché qualche vita di donna non porterà al conflitto nucleare, perché il velo è lontano e culturalmente non ci appartiene, perché va bene solo per riempire i tiggì e marcare la differenza tra noi e loro.

Denuncio il silenzio delle donne che governano il mondo, a cominciare da Ursula von der Leyen che – a parte qualche frase formale nelle conferenze stampa– non ha mosso un dito per mobilitare veramente l’Europa.
Poi ci sono le first lady dei presidenti democratici, belle statuine manierate usate dai media per fare gossip e null’altro.
Ci sono anche le anchor-woman televisive, velenose quando si tratta di parità tra i sessi nelle discussioni da salotto e altrettanto remissive qualora una parola comporti un cambio di direzione della propria carriera.

L’accidia moderna si esprime nell’uso del telefonino che riprende l’uccisione di un trentanovenne nigeriano a Civitanova Marche mentre intorno i passanti dormono di fronte al proprio caminetto di valori spenti e col loro cagnolino pisciante ignoranza.
Dietro di loro non c’era nessuno a sussurrare i valori dell’essere.
Dell’essere umano.