“La bonifica? Con Solvay è possibile, non se si chiudono gli impianti” [Centosessantacaratteri]

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10 a Enrico Sozzetti, zero agli anonimi del web! [Le pagelle di GZL] CorriereAl

di Enrico Sozzetti

Osmosi inversa e carboni attivi per trattare le acque. Il ruolo strategico di Alessandria e il ‘polo ambientale’ ipotizzato dal sindaco del capoluogo

Una politica industriale si misura non solo in base agli investimenti per il core business, la principale attività aziendale, ma anche su quelli collaterali. Solvay, dall’acquisizione dell’Ausimont, avvenuta nel 2002, del polo chimico di Spinetta Marengo, ha investito oltre seicento milioni di euro per lo sviluppo industriale e circa duecentocinquanta milioni in sostenibilità e manutenzione. E nel giorno del ‘Porte aperte’, che ha visto un’affluenza di oltre mille persone, ha presentato gli ultimi interventi che valgono quaranta milioni di euro: l’impianto a osmosi inversa e il cantiere, già avviato, di quello con carboni attivi che contribuiranno a raggiungere il cosiddetto ‘zero tecnico’ nell’abbattimento dei fluoro tensioattivi Pfas che peraltro, dichiara la multinazionale belga, usciranno di produzione dal 2026. E allora perché un altro investimento milionario se non verranno più utilizzati? «Serviranno per eliminare altri inquinanti e arrivare così al recupero totale delle acque usate per la produzione, tutelando la riserva idrica della falda». Andrea Diotto, direttore dello stabilimento Solvay di Spinetta Marengo, ricorda che il solo costo annuo di esercizio per gli impianti di abbattimento è di circa sei milioni di euro. Ecco perché è fondamentale la futura riconversione e una precisa finalizzazione anche dei costi di manutenzione.

Spinetta, stabilimento sempre più centrale

Che quello di Spinetta Marengo sia lo stabilimento forse più strategico del gruppo fondato in Belgio nel 1863 da Ernest Solvay appare chiaro dall’entità degli investimenti sostenuti con continuità e dall’impegno ribadito ufficialmente da Ilham Kadri, 53 anni, dirigente d’azienda franco-marocchino con una formazione scientifica che dal primo marzo 2019 è amministratore delegato, presidente del comitato esecutivo e membro del consiglio di amministrazione di Solvay. Kadri ha parlato chiaramente. «Spinetta – ha affermato nel contributo video presentato in apertura dell’incontro sulla sostenibilità organizzato in occasione del ‘Porte aperte’ – è molto, molto importante per noi. Intendiamo amare e onorare Spinetta per molto tempo». E non è poi mancato un passaggio che ha contenuto un preciso riferimento al recente passato: «Il gestore (del sito, ndr) non è più la causa del problema come fino a vent’anni fa, ma la soluzione». Lo stesso Diotto afferma che «è grazie alla Solvay che si può bonificare, non se venissero chiusi gli impianti» e che ricorda che «altri trenta milioni di euro sono stati stanziati per interventi ambientali e il gruppo ha aderito alla bonifica esterna allo stabilimento su un’area di sei chilometri quadrati (dove è presente una contaminazione dovuta alle produzioni della stagione industriale di Montecatini, Montedison, Ausimont, ndr)».

D’altro canto, l’Italia è un esempio lampante di come costituiscano ancora oggi delle tragedie ambientali le aree industriali contaminate che sono state chiuse, abbandonate a se stesse e mai bonificate. Un caso esemplare in provincia di Alessandria è quello di Serravalle Scrivia dove nel 1985 la Ecolibarna ha cessato la sua attività per “sospetto di inquinamento” e ancora la contaminazione dei terreni e delle falde è altissima e la bonifica mai conclusa.

‘Polo per la sostenibilità’

L’incontro di apertura ha visto la partecipazione delle autorità locali con il sindaco di Alessandria, Giorgio Abonante che ha parlato dell’impegno dell’amministrazione «per inserire tutta la vicenda del polo chimico in un progetto di sviluppo locale, anche insieme all’università, puntato sulla sostenibilità», per lavorare insieme alla Regione e al governo (ha parlato di ministero senza ulteriori precisazioni, ndr) per capire «cosa fare di più e cosa manca» e infine di voler costituire una delegazione istituzionale, compresi gli enti di controllo sanitario, per andare a Bruxelles e discutere con Solvay «cosa si può fare per migliorare il rapporto fra azienda e territorio. Praticare il conflitto con tutte le parti in causa, dialogare con tutti anche quando riteniamo dicano cose errate, è l’unica strada per migliorare le condizioni di dialogo tra lo stabilimento e la comunità».

Successivamente è andato in scena l’approfondimento scientifico “La chimica di oggi e di domani tra transizione ecologica e nuove sfide” con il dialogo tra Guido Saracco, Rettore del Politecnico di Torino, e Gabriella Greison, fisica, scrittrice e divulgatrice, Leonardo Marchese, direttore del Dipartimento di Scienze e Innovazione Tecnologica (Disit) dell’Università del Piemonte Orientale, e le interviste con le Project Leader dei nuovi impianti di Solvay realizzati per il miglioramento dell’impatto ambientale: Cristiana Zanirato, ingegnere meccanico e engineering manager di Solvay, Serena Grispo, process engineer Solvay e Luisa Baila, project Manager Solvay Spinetta Marengo.

Osmosi inversa e carboni attivi

L’impianto a osmosi inversa (investimento di 15 milioni) appena inaugurato tratta i reflui acquosi di processo, separa i tensioattivi Pfas delle acque e risolve il problema tecnologico del cosiddetto ‘solido sospeso’. L’acqua demineralizzata (viene trattata attraverso duecentocinquanta membrane interamente realizzate in Solvay) viene riutilizzata nei processi industriali. Realizzato su un’area di 6.500 metri quadrati, tratta quaranta metri cubi all’ora di acque reflue. Per la realizzazione sono state impiegate circa cento persone.

Il vicino impianto a carboni attivi (investimento di 25 milioni) costituisce il passaggio finale di un’ulteriore filtrazione delle acque industriali di raffreddamento e di quelle meteoriche. Si sviluppa su un ettaro di superficie dove quaranta colonne di filtrazione (circa cinquecento tonnellate di carboni) tratteranno 3.700 metri cubi all’ora di acque. I carboni esausti verranno recuperati, rigenerati e ripristinati ogni sei mesi. L’entrata in funzione è prevista nella primavera del 2023.

Il processo dell’osmosi inversa è stato profondamente criticato dalla Rete ambientalista alessandrina che ha parlato ripetutamente di tecnologia datata. «In realtà – è la risposta che arriva dagli ingegneri di Solvay – è in costante evoluzione e il processo viene adattato, grazie alla tecnologia, alle situazioni più complesse e che prevedono il trattamento di specifiche molecole».