Fratelli d’Italia all’attacco su addizionale Irpef comunale: “Il centro sinistra alessandrino esordisce aumentando le tasse: davvero un bell’inizio”

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Il Consiglio Comunale di Alessandria ha approvato la proposta di Giunta di aderire all’accordo tra Stato e comuni capoluogo di provincia che hanno registrato un disavanzo di amministrazione pro-capite superiore a 500 euro e un primo atto conseguente che prevede l’aumento dell’addizionale dell’aliquota IRPEF per chi percepisce un reddito superiore a 28 mila euro.

“Si tratta di un aumento del 50% – spiega il consigliere Fabrizio Priano, membro della Commissione Bilancio per Fratelli d’Italia – rispetto alle aliquote vigenti che colpisce anche il ceto medio, coloro che hanno un reddito annuo lordo a partire da 28 mila euro. Il Partito Democratico ha dichiarato che si tratta di una misura uguale a quella presa dalla Regione Piemonte ma in realtà non è ben informato, è sufficiente andare sul sito della Regione Piemonte alla voce tributi e comparare i dati del 2021 col 2022 per constatare che fino a 50 mila euro non c’è stato alcun aumento e quindi la fascia di utenti colpita dal provvedimento regionale è molto più contenuto e di reddito più alto rispetto a quanto prevede l’amministrazione comunale alessandrina”.

“È la somma che fa il totale – chiosa con una battuta il consigliere FDI Maurizio Sciaudone, citando Totò – l’assessore Perrone dichiara che si tratta di pochi euro procapite ma alla fine si mette le mani nelle tasche dei cittadini per oltre un milione di euro”.

“Era dal 2012, dall’inizio dell’amministrazione Rossa, che non si aumentava l’addizionale IRPEF – ricorda Emanuele Locci, capogruppo di Fratelli d’Italia – quando l’allora amministrazione di centrosinistra portò l’aliquota dallo 0,5 allo 0,8%. Dieci anni dopo torna la sinistra ed aumenta di nuovo le tasse passando dallo 0,8 all’1,2%. L’amministrazione dice che questo accordo con lo Stato è un’opportunità ma a noi sembra una minaccia che permetterà anche di ampliare il campo di applicazione dei canoni concessori e avviare una dismissione delle partecipazioni nelle aziende pubbliche mascherata da razionalizzazione”.