Buona fortuna Alessandria [Controvento]

di Ettore Grassano

 

Dopo una notte di baldoria per i vincitori, e di amarezza per gli sconfitti, proviamo a capire cosa è successo ad Alessandria? Prendendola un po’ larga magari, ma analizzare il contesto serve sempre.

1) Ha votato, qui come altrove, la minoranza degli aventi diritto al voto. Roba che se fosse un referendum non sarebbe valido per mancanza di quorum, per capirci. Guardate che è roba grossa: due italiani (e due alessandrini) su tre oggi sono consumatori, non più cittadini. Questa è la loro identità, piaccia o meno. La democrazia è finita con il ventesimo secolo, sostituita dalla consumocrazia? Non ancora, ma quella è la china. E, fateci caso, come per i giornali di carta in agonia, man mano che scompaiono gli anziani calano i votanti, come le copie vendute. E’ fenomeno occidentale, che parte dagli States (come tutto ormai, in Occidente e non solo), e che abbiamo verificato anche in Francia 8 giorni addietro.

2) Come cinque anni fa, ma in direzione opposta, il contesto nazionale è stato decisivo. Un centro destra che sta in parte dentro e in parte fuori dal Governo a Roma, fa fatica a presentarsi credibilmente unito sui territori. ‘L’abbraccio’ di Draghi, in particolare, sta costando carissimo alla Lega, e su questo fronte certamente riflessioni sono in corso, e vanno fatte. Draghi, uomo della Provvidenza e della finanza internazionale, con la democrazia c’entra poco, per come la vedo io: è più un liquidatore fallimentare, o lui fino al 23 (ora ci dicono 28), o fallimento. Ma se è già tutto tracciato, predefinito, l’elettore che ci va a fare al voto? E infatti sta a casa. Non solo: il Pd, partito Stato e europeista spinto, in totale sintonia con la grande finanza e i grandi potentati, ha la golden share del Governo, appare come primus inter pares nel rassemblement di forze che sostengono l’esecutivo. A pagare lo scotto elettorale di questa situazione non può che essere in primis la Lega, per ragioni evidenti, e per quanto sui singoli provvedimenti provi a differenziarsi. Non arriva, non funziona.

3) Eccoci ad Alessandria. Dove fino a gennaio la rielezione del sindaco Cuttica era data per scontata persino da non pochi esponenti del centro sinistra, e dove naturalmente non basta cavarsela indicando il contesto nazionale come causa di tutto. Troppa superficialità, troppo pressapochismo. Tanti si sono illusi che fare politica fosse scattare un selfie con Salvini, lanciarlo su facebook, collezionare ‘mi piace’. La politica non è questo: se smetti di stare tra la gente in carne e ossa, se non monitori il tuo quartiere o paese, poi paghi dazio. Ora c’è chi attribuisce questa scarsa ‘presenza fisica’ sul territorio al covid, chi al sindaco Cuttica. Personalmente al primo cittadino credo siano da imputare più altri errori strategici: nella scelta di figure di primo piano della macchina comunale, ad esempio, e del ‘sistema Alessandria’. Se vuoi durare, devi avere la forza di rompere, e di costruire il nuovo. E poi c’è il fattore Gianni: inteso come Barosini, ma anche come Ivaldi. Quando, a sei mesi dal voto, due figure su cui hai investito per quattro anni ti girano le spalle devi chiederti perchè, e cercare di recuperarle. Non fare finta di niente.

4) Vince il peggior centro sinistra alessandrino di sempre. A Giorgio Abonante i migliori auguri, naturalmente. Ma in questa campagna elettorale abbiamo capito solo cosa la coalizione vincente non farà: a parte il Ponte Bormida, per un motivo o per l’altro fermerà tutti i progetti di infrastrutture, sviluppo, occupazione avviati dal centro destra. In nome di parole d’ordine come sostenibilità e partecipazione dal basso, che rischiano di essere autentiche supercazzole. Attorno a sè il nuovo sindaco avrà i soliti professionisti della vecchia politica del centro sinistra locale, con il loro abbraccio mortale, e le loro mai sopite ambizioni. Da chi punta a Roma (2023) e Torino (2024), a chi più concretamente (meglio l’uovo sicuramente oggi che la gallina forse domani) si orienterà sulla conquista delle partecipate.

Buona fortuna Alessandria.