L’alto morale delle truppe [Il Flessibile]

di Dario B. Caruso

 

 

Da musicista mi sto preparando alla duplice mansione che i musicisti tradizionalmente devono sopportare durante i conflitti: comporre musica adeguata alla propaganda del regime e organizzare concertini per tenere alto il morale delle truppe.

Sono entrato in quest’ottica la scorsa settimana, recandomi a fare la spesa (quella grossa, come si dice) nel supermercato presso il quale d’abitudine vado con mia moglie.
Arrivati nell’atrio del centro commerciale ci siamo trovati di fronte ad uno stand promozionale con la scritta “Esercito Italiano”; al desk due uomini in divisa che ragguagliavano il pubblico richiedente riguardo la possibilità di accedere nell’esercito come volontario, quale tipo di idoneità psico-fisica sia necessaria, quali percorsi siano possibili per una carriera lunga e brillante.

Andare soldato non è mai stato nei miei progetti.
La leva 1964 – quella a cui appartengo – era affollatissima.
Alla visita militare eravamo moltissimi, di tutti i prezzi. Io, col mio fisico scarsamente atletico e piuttosto magro, mi confondevo nella mischia e passavo oggettivamente inosservato; ricordo con disgusto un tizio sovrappeso che portava con sé un odore di rancido, pochi metri davanti a me: amava strizzare con forza i foruncoli sulle sue spalle fino a disostruire i pori ed eiettare il pus virulento. Faceva il vuoto intorno.
Fu riformato.
E anche io.

Non ho mai sentito la nostalgia della vita militare, non avendola vissuta non sarebbe umano. Mi rendo conto però che l’uso delle armi, l’ansia di difendersi e la voglia di offendere, la necessità di usare maniere dure nelle pratiche quotidiane, le immagini televisive che normalizzano, ci portano ad una considerazione univoca: che la forza paga.
Ora devo concentrarmi, ho bisogno di raccogliere le idee, provare ad adeguarmi.
Terrò alto il mio morale così che le truppe si allineino e affrontino il nemico con vigoria.