Genova. Davvero per noi? [Centosessantacaratteri]

di Enrico Sozzetti

 

Cantieri milionari, opere attese da decenni, infrastrutture fondamentali per la crescita del porto: un viaggio per capire cosa è oggi la città della lanterna. E quello che ancora manca

 

Per capire cosa è Genova oggi e quale miracolo si compie ogni giorno sul fronte della movimentazione delle merci che arrivano nel porto del capoluogo, la migliore prospettiva è quella dal mare. A bordo di una motonave si può comprendere in modo chiaro la complessità delle manovre di una nave portacontainer come di una da crociera, lo spazio reale a disposizione e quello che invece sarebbe ottimale per rendere pienamente competitivo il sistema portuale. E ci si può rendere conto dell’impatto dei molti cantieri aperti che costringono autisti e terminalisti a molti salti mortali per fare uscire ed entrare i container. In questo momento Genova è alle prese con opere di ampliamento, consolidamento, ammodernamento, riqualificazione che hanno un solo obiettivo: “Arrivare nei prossimi anni all’obiettivo di movimentare cinque milioni di container ponendo i ‘Ports of Genoa’ in concorrenza con le realtà portuali del nord Europa”.

Le parole sono di Paolo Emilio Signorini, presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale che si occupa della gestione coordinata dei porti di Genova, Savona e Vado Ligure, che ha voluto organizzare un viaggio, via mare, all’interno del sistema portuale per fare conoscere da vicino, in particolare ad alcuni ospiti piemontesi, le circa trenta opere che “cambieranno profondamente il porto di Genova” e che “condizioneranno positivamente il futuro sviluppo”. Tra i cantieri più significativi ci sono il grande bacino di Sestri Ponente (Fincantieri), il nuovo Ponte del Papa alla foce del Polcevera, gli interventi di accessibilità stradale ai bacini portuali di Sampierdarena e Prà e quelli che si affacciano sul canale di Sampierdarena, l’ammodernamento e il prolungamento del Parco ferroviario Rugna che sarà dotato di nove binari a servizio dei terminal Bettolo e Psa Sech. Senza dimenticare la nuova diga foranea di fronte al bacino portuale di Sampierdarena, in grado di consentire ampie manovre (il ‘cerchio di evoluzione’ delle navi passerà da cinquecento a ottocento metri) e un traffico più agevole per i mezzi commerciali e quelli passeggeri. Complessivamente l’Autorità portuale stima in circa 2,3 miliardi di euro gli investimenti già stanziati. “La nuova diga – sono sempre parole di Signorini – è prevista nel Pnrr e finanziata con risorse del Fondo nazionale complementare per poco meno di un miliardo (950 milioni, ndr). Ed è questa una delle opere che arriverà puntuale alla scadenza imposta da Bruxelles e su cui l’attenzione del Governo è massima”. L’anno è il 2026. E manca poco.

Molti cantieri e molte domande

Il fervore dei cantieri è davvero intenso. E mediamente molte delle opere saranno pronte tra il 2023 e il 2024. Per altre quella certa è la data di avvio dei lavori, meno quella della fine anche se Signorini è “fiducioso” che i cronoprogrammi siano rispettati in modo rigoroso. La Genova che sta subendo una profonda trasformazione delle infrastrutture portuali è quella rappresentata dall’Autorità. Ma ci sono anche l’autostrada e la ferrovia, mentre rispetto all’aeroporto, dopo la riqualificazione della pista di atterraggio, adesso è la volta dell’ampliamento dell’edificio passeggeri e delle sale d’imbarco quindi il ‘Cristoforo Colombo’ sarà pronto a una nuova vita.

Tutto ciò a patto che l’intero sistema genovese si muova in modo organico. Cosa che non sembra ancora. Quella che sarebbe necessaria è invece un regia globale per armonizzare gli interventi che rischiano di avere tempistiche diverse (per esempio, il parco ferroviario Rugna sarà pronto prima della riqualificazione del collegamento della galleria di Molo Nuovo da cui dovranno passare i container che passeranno dal terzo valico e quindi la gestione della movimentazione dei treni avverrà inizialmente in modo parziale per un periodo di tempo non ben precisato) e che colleghi in modo più stretto e funzionale il porto al retroporto naturale, ovvero l’Alessandrino. Sulle opere non di competenza dell’Autorità portuale non sono arrivate particolari puntualizzazioni da parte di Signorini, così come non è stato fatto alcun riferimento, come era invece avvenuto ad Alessandria durante gli Stati generali della logistica, a progetti come i buffer per migliorare la gestione dei flussi camionistici e attenuare i picchi di traffico sviluppando l’attività di ingresso e uscita dei camion su un arco di tempo più ampio dell’attuale, né ai collegamenti con lo scalo ferroviario alessandrino. L’iniziativa dell’Autorità portuale è sembrata guardare più alla dimensione cittadina che alle interconnessioni, peraltro indispensabili, con altri territori e con la stessa Savona Vado. Certo, Signorini riconosce che “gli alessandrini hanno saputo riaccendere l’interesse e si stanno impegnando per lo sviluppo dei collegamenti” però la visione proposta durante il viaggio alla scoperta dei cantieri è apparsa molto ‘genovese’ benché organizzata anche per i vicini piemontesi.

Che Genova abbia iniziato una trasformazione attesa da decenni è ovviamente positivo, che si compiano miracoli per fare in modo che i camion possano muoversi quotidianamente fra cantieri, giri dell’oca e strade quasi impossibili è encomiabile, ma la strada è ancora lunga prima di arrivare a una infrastrutturazione ‘olandese’. Colmare ritardi di decenni in una manciata di anni è davvero un’impresa straordinaria. La città della lanterna ci riuscirà? Guardando i lavori in corso, la fiducia non manca. Però come si coniugheranno le opere con le politiche dei terminalisti portuali, la gestione delle operazioni portuali non più condizionata dalle corporazioni, la digitalizzazione indispensabile, non è ancora chiaro.