di Pier Luigi Cavalchini
Sei maggio, siamo ormai al quarantesimo del secondo tempo con le luci della sera che sarebbero anche piacevoli se il risultato fosse un altro. I Grigi locali stanno perdendo 0 a 1 la partita più importante della stagione, quella della speranza. Con i risultati già acquisiti, se non dovesse pareggiare, sarà l’Alessandria a scendere giù in C direttamente, offrendo al Vicenza possibita’ di salvezza insperate. Stadio “Moccagatta” di Alessandria in tensione massima…
E io non ho più voce. L’orologio sembra correre.. tre occhiate fa eravamo al decimo del secondo tempo e, invece, adesso siamo a 5 minuti dalla fine.
Provo a gridare ma non ci riesco. Marconi per la centesima volta si lamenta con me quando si trova vicino alla linea laterale, a due passi. Dice: “Menano, mister, menano e l’arbitro non vede”. Ribatto “Cosa vuoi che veda…. se ne erano scontrati due del Vicenza prima, con fallo di mano evidente… e ha dato il fallo contro. Con Corazza che tirava giù tutti i Santi del Paradiso….”. Non riesco più a parlare, ho la bocca secca, non sento nemmeno più i tifosi e, come in un flash back, rivedo lo spintone dato a Parodi prima del 2 a 0 a Parma, rivedo i pali e le traverse prese un po’ con tutti. Soprattutto con la Reggina, con un Lunetta che gira male il suo tiro “a uscire” invece che a rientrare… Intanto siamo al quarantacinquesimo e abbiamo ancora 6 minuti… “Forza…. dai Milanese…. passa… forza Corazza…”.
I Grigi ce la mettono tutta, ma il “muro di Berlino” messo in piedi dai vicentini, resiste. Anche quando Fabbrini, all’ultimo secondo, avrebbe la palla buona del pareggio ma un magico Contini, devia. Fine delle speranze. Loro vanno alla sfida decisiva con il Cosenza mentre l’Alessandria scende nel limbo della C.
C’è Casarini con la faccia stravolta, Marconi piegato in due, vedo Prestia e Di Gennaro che non ci credono, fermi, impietriti. Vanno poi da Parodi in lacrime e provano a scuoterlo ma non serve. È inginocchiato come il “Galata ferito” meravigliosa statua di guerriero gallo appena sopraffatto dai legionari romani. Si trova a Palazzo Altemps, a Roma. Unica differenza, rispetto a Parodi, la folta chioma. Il viso è tirato, lo sguardo perso nel vuoto, il dolore…enorme. I compagni lo tirano su e si avvicinano comunque alla “Nord”.
Io non ho il coraggio… non mi sembra il caso. Sto un po’ indietro…e vengo circondato da persone che, invece di insultarmi, mi rincuorano, mi chiedono di restare. Soprattutto ripetono una serie di domande…”Come mai?”, “Cosa abbiamo sbagliato?”, “Cosa dobbiamo fare per tornare subito in B”? Già. Le stesse domande che mi faccio io. Il dubbio di avere sbagliato formazione, di avere assegnato ruoli sbagliati ai giocatori, di non essere stato sufficientemente chiaro nelle spiegazioni…di avere contribuito alla disfatta, insomma. Tutti bravi ragazzi, per me… tutti positivi. Purtroppo in campo vengono fuori le magagne…Mi avevano parlato bene del portiere Russo, l’ho messo con l’Ascoli in casa e abbiamo perso tre punti. Mi hanno proposto Airaudo e Barillà per arrivare tranquilli ad una salvezza sicura e il risultato si è visto. Sapevamo tutti di Marconi e delle sue dieci giornate di squalifica ereditate da Pisa, lo sapevamo e lo abbiamo aspettato. L’ho difeso più volte, mi sono fidato…tutto inutile. Palombi, Lunetta, lo stesso Abu Ba…dovevano essere dei fenomeni…invece non hanno fatto nessuna differenza. Mentre rifletto tra me e me mi arriva una telefonata…e riconosco il numero. E’ passata mezz’ora dalla sconfitta che condanna l’Alessandria ad un nuovo (lungo?) purgatorio e mi cercano da Benevento, Decido di non rispondere, mentre invece mi avvicino a due dei sostenitori che mi avevano fatto sentire la loro vicinanza, prima. Lei con sciarpa grigia e maglietta blu, lui tutto in divisa grigia, manco fosse un mio giocatore. “Mi avete chiesto cosa dobbiamo fare per tornare subito in B”… Semplice. Il Presidente, che è il proprietario con i suoi soci di tutta la baracca, dovrebbe far valere gli attributi…chi merita resta, chi ha voglia di impegnarsi e di vincere resta, chi è solo qui ‘per fare soffoca, se ne vada. Dovrebbe ascoltare maggiormente i suggerimenti di chi è a contatto giornaliero con i giocatori, da me, ai massaggiatori, ai medici, ai dietisti, fino all’ultimo magazziniere.
Questa squadra ha quattro o cinque uomini, non di più, adatti alla Serie B. Non ancora “bolliti” e discretamente in forma e con capacità di adattamento. Il resto è da serie inferiore o, purtroppo, è la brutta copia del giocatore che era cinque o sei anni fa, non oggi. Non faccio polemiche ma…se mi avessero dato ascolto certe cessioni e certi acquisti non li avrei fatti. Arrighini sarebbe stato “oro” nel girone di ritorno, mentre Airaudo e Barillà li avrei lasciati a casa loro. Su Mattiello, Mantovani mi riservo di verificare meglio, mentre uno come Milanese è a pieno titolo nella rosa dei cinque o sei. “Ma la squadra non è di cinque o sei…” dice candidamente la signorina di fronte a me… Infatti il resto, con l’aggiunta di tre o quattro riserve di qualità è solo di mia competenza. Almeno per la segnalazione base. Avete visto Gori...sicuro, ben inserito nel trio De Gennaro, Prestia, Parodi… grintoso e attento. Lo conoscevo, l’ho voluto, è arrivato e “il suo” l’ha fatto. Non così per altri. “Quindi, mister, resta?” . Mi giro intorno, vedo i signori della tribuna, li saluto, loro mi salutano ma non con entusiasmo…mi giro indietro, vedo la curva Nord e chi è rimasto nel Rettilineo ad applaudire, mi vedono e fanno capire che loro ci sono e ci saranno. Non ho dubbi: “i segnali deve darli la Società. Io ci sono e mi piacerebbe riportare la casacca grigia in Serie B dove, comunque, non abbiamo sfigurato”. Ci tengo a quest’ultimo passaggio. Nulla mi toglie dalla testa che la sfortuna e qualche arbitraggio birbone ci hanno messo lo zampino… ma così è il calcio. Così è la vita.