La contrada del Carmine e ‘l Cantòn di Rùss [Lisòndria tra Tani e Burmia]

di Piero Archenti

Un paio di settimane fa pubblicammo poche righe riguardo il “Cantone dei Rossi”. Il fatto è che di primo acchito non era chiaro se i “Rossi” citati nel testo dovevano essere intesi come colore politico o piuttosto come cognome della famiglia ivi residente. Avendo però fortunatamente trovato il testo originale già pubblicato precedentemente ecco che il busillis si è sciolto in favore dei Rossi intesi come nome di famiglia ivi residente.

Ma, tornando al Cantone dei Rossi, restano da individuare i tre “Larghi” citati dal nostro Piero Angiolini. Per cui diremo che il primo corrisponde a quello che si forma in via Guasco laddove si incrociano le vie Boidi, Plana, Moia e Cesare Canefri. Il secondo “Largo”, sempre su via Guasco, è formato dalle vie Schiavina, Brescia e Padova, mentre il terzo “Largo” è consentito dalla forma ad imbuto che assume la stessa via Guasco dal punto in cui, gradatamente, la parte più ampia della via ha permesso la realizzazione di un giardinetto sul quale ora si affaccia anche un palazzo di sei piani che porta il numero civico 132, in angolo con la via S. Ubaldo.

Quest’ultimo Palazzo sorge esattamente sull’area dove un tempo ormai lontano avevano preso dimora i Rossi (o Rùss), da qui il termine “Cantòn di Rùss” (1). Ed è proprio sul “Largo” più ampio di via Guasco che la Municipalità decise di trasferire da via Mazzini a via Guasco il luogo dove far sostare i funerali prima dell’ultimo addio. Usanza perdurante per parecchio tempo ancora e, gradatamente, soppressa soltanto con l’arrivo dei più moderni carri funebri a motore (o Carùs). Tornando però al nostro Cantòn di Rùss, in proposito, il nostro Piero Angiolini non si rammaricava del fatto che il palazzo sorto dopo l’abbattimento della Cantone dei Rossi, avrebbe tolto di mezzo la bruttura della già citata Corte famosa, tutt’altro, si rammaricava però del fatto che il nuovo palazzo avrebbe in parte coperto l’abside di S. Maria del Castello, come in effetti è avvenuto.


Tuttavia, la parte posteriore dell’edificio che ospita la Chiesa, il Campanile e l’Ostello (2 e 3) che l’affianca, sono le parti della costruzione che tutt’ora è possibile vedere. Riguardo poi al muraglione citato che potrebbe essere un lontanissimo ricordo del famoso e turrito Castello Aleramico di Rovereto, progenitore della futura città nostra, sono spiacente ma non pare sia rimasto più nulla dell’antico Muraglione che dall’alto dominava sia sul Castello che sulla Chiesa dal lento scorrere del tempo sul letto del fiume Tanaro.

Infatti, molte cose sono cambiate da quando nel 1953, il nostro Piero Angiolini citava le note successivamente riportate dal sottoscritto, infatti, molti spazi riguardanti l’area su cui sorge l’antica chiesa di Santa Maria del Castello con il relativo Abside e Campanile, nel tempo, sono stati occupati da costruzioni che nulla hanno a che vedere con l’area stessa, peraltro da tempo occupata sia da condomini che da civili abitazioni. Per cui, che dire, se non che, piaccia o meno…è il progresso (?) bellezza mia…

Immagini:

1 – via Guasco 132 era il civico dove in origine sorgeva la “Cà di Rùss”.

2 – foto dell’Abside e Campanile di S. M. del Castello.

3 – foto della Chiesa e l’Ostello che si affaccia sulla ampia Piazza di S. M. del Castello.

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La contrada del Carmine

La contrada del Carmine, ora via dei Guasco, presenta fin dai tempi più lontani, tre “Larghi” che se pur di limitata vastità, ciascuno ha la sua brava storia da raccontare. Il primo è quello dell’Assunta, sul rovescio del Vescovado; viene poi la piazzetta di S. Croce già chiamata di Betlemme ed infine, al termine della via, il notissimo “Canton di Rùss” con la caratteristica “Curt” (Cortile) dal pozzo comune secondo l’uso antico. Questo Cantone è forse la parte più vecchia della città, rimasta immutata pei secoli e guastata solo da uno dei tanti bombardamenti sofferti da Alessandria.

Non sarebbe forse male se nella continua ridda dei nomi dati alle nostre strade, fosse restituito ad ognuno dei tre “Larghi” la loro popolare denominazione a ricordo del passato. Il titolo al Cantone dei Rossi viene da lontano e si fa derivare da talune famiglie Rossi che qui avevano le loro case a ridosso delle vecchie mura spagnole; Rossi è tutt’ora un casato assai comune tanto in città come nel contado. E’ poi avvenuto che da oltre un secolo, questa piazzetta si è fatta assai nota quale luogo di sosta per l’estremo saluto ai morti, prima di giungere al Camposanto; in proposito si racconta che un vecchio abitante della Corte, soleva dire all’oste del locale Circolo “Dei Rossi”: Cara piasèta va, lè mei vigti semper!

In questi giorni il nostro popolare Cantone presenta due novità degne di rilievo. Vediamo anzitutto sorgere una nuova costruzione che quanto prima toglierà alla vista dei passanti la Corte famosa, nonché il bellissimo abside di Santa Maria di Castello, che col suo campanile sembrava proteggere dall’alto il vasto cortile. Per l’altra novità diamo elogio al Comune che dopo tanto ha provvisto all’apertura della v. S. Ubaldo, si che oggi dalla nostra piazzetta dei Rossi si va direttamente (attraverso alle vie Verona e Milazzo) sulla Circonvallazione Tanaro; è sparita di conseguenza la targa della breve v. Vinzaglio sostituita ora dalla nuova dicitura.

E’ da ritenere che la Commissione toponomastica sarà rimasta incerta su quale tra le due denominazioni si doveva scegliere; è bene abbia prevalso la tradizione, in quanto il nome del Santo di Gubbio, un tempo fu assai caro agli alessandrini. Ebbe anzi, questo Santo, un culto speciale fin dalla metà del sec. XV allorquando vennero in S. M. di Castello i frati Lateranensi detti volgarmente “Rocchettini” i quali dedicarono a S. Ubaldo una Cappella speciale, tutt’ora esistente. Nella Cappella stessa era esposta una Reliquia che la credenza popolare riteneva salutare contro il mal di capo e forse da tale credenza divenne popolare il nome del Santo al punto che da tempo anche una strada prese il titolo di S. Ubaldo.

La nuova arteria cittadina è ora in corso di sistemazione, chi avrà occasione di transitarvi potrà scorgere a mezzo della via stessa, un alto muraglione avanzo della antica Abbazia di S. M. di Castello; quel muraglione può forse essere anche un lontanissimo ricordo del famoso e turrito Castello Aleramico di Rovereto, progenitore della futura città nostra.

Chi volesse trovare un disegno di quel Castello può cercarlo sugli Stalli del coro della Chiesa e osservando le mura sopra citate, potrà altresì riconoscere quanto in passato e Castello e Chiesa, fossero più in alto di quanto oggi figurano e come effettivamente quell’antico Maniero dominasse il fiume Tanaro che lambiva l’altura su cui poggiava.

Piero Angiolini 10-10-1953