Rosso di sangue e di vergogna [Il Flessibile]

di Dario B. Caruso

 

Allo stato dell’arte possiamo dire di aver acquisito alcune certezze. E l’aggressione della Russia all’Ucraina è l’ultimo episodio, il più drammatico.

Per prima cosa abbiamo la conferma che tutto può succedere in qualsiasi parte del mondo senza che alcuni muovano un dito.

Ogni elemento di narrazione dei canali televisivi mondiali è affidato (oltreché agli inviati, prudentemente lontani dal cuore degli scontri) al sentito dire e alle dirette social di semplici cittadini.

È l’evoluzione del feuilleton ottocentesco, i ruoli sono definiti: il cattivo da una parte, i buoni dall’altra, episodicamente i ruoli si invertono (del resto anche il male ha un’anima) ma per breve tempo; solo che in questa vicenda i colpi di scena non esistono, l’inerzia globale spaventa.

Io, ingenuamente, dapprima mi aspettavo degli incontri diplomatici fitti e febbrili, infine un ultimo tentativo eroico con i Capi di Stato di mezzo mondo paracadutati sulla Piazza Rossa per urlare allo Zar di fermarsi.

Nulla di tutto ciò. Perfino papa Francesco offre solamente una giornata di digiuno.

In centinaia di milioni abbiamo cenato e digerito la cena in salotto guardando al piccolo schermo le bombe su Kiev, nella mano sinistra il telecomando, nella destra la tazzina del caffè.

Una seconda certezza è lo stridio degli indici di borsa, svolazzano impazziti ad ogni colpo di mortaio.

L’economia è un mondo parallelo che – è assodato da tempo – guida e indirizza il mondo reale. Cosa volete che importi ad un giovane ucraino, salutando le figlie mentre attraversano il confine, di quanto cresca il Nasdaq o di quanto aumenterà il costo del barile di petrolio? Piuttosto nelle prossime giornate avrà il terrore di restare dilaniato durante un bombardamento, nella migliore delle ipotesi si ripresenterà alle figlie mutilato nelle braccia e nelle gambe. In ogni caso senza poterle riabbracciare.

Eppure le prime sanzioni messe in atto dalla UE contro la Russia sono relative al congelamento dei beni di Putin, Lavrov e degli altri oligarchi.

Brrrrrr…..chissà quale brivido attraverserà la schiena di questi personaggi. Proprio in questi giorni l’economista Giorgio Barba Navaretti, intervistato da una giornalista RAI relativamente a ciò che potrà accadere, ha espresso quanto segue: “Quando si vivono momenti di follia, fare calcoli di probabilità è impossibile” che dice tutto.

E ancora, dopo le celebrazioni della Giornata della Memoria, dopo i ragionamenti su come preparare i ragazzi per il 25 aprile, nella mia scuola giovedì 24 febbraio abbiamo incontrato la signora Pupa Garribba, ci ha raccontato della sua Seconda Guerra Mondiale.

Non è stato facile emotivamente per i ragazzi (ma neppure per gli adulti presenti, insegnanti e genitori) sentir parlare di guerra in quei termini, solamente dopo tre quattro ore dallo scoppio del nuovo conflitto. Lasciare ragazzi di dodici anni in ascolto al suono di parole desuete e apparentemente lontane fa ben sperare.

Ma non facciamoci illusioni. La scuola è un altro mondo parallelo, viaggia a fianco al Mondo della Vita Reale ma ben al di sotto del Mondo dell’Economia.

 

Non sappiamo quanto durerà questa guerra.

Il tempo di pubblicazione del Flessibile, qualche settimana o – Dio non voglia – mesi e anni.

Una cosa è certa, il sangue lo vedremo nei reportage che in futuro racconteranno i dettagli più cruenti, la vergogna è già dipinta sul volto di ciascuno di noi.