Sicura insicurezza [Il Flessibile]

di Dario B. Caruso

 

Le morti sul lavoro sono indice di inciviltà di un paese.
In Italia nel 2021 rispetto al 2020 (fonti INAIL) sono aumentati i decessi in itinere e sono diminuiti i morti sui posti di lavoro; fonti ufficiose però ipotizzano che un terzo degli infortuni mortali sul lavoro rimanga sottotraccia a causa del lavoro sommerso esistente in misura rilevante per alcuni settori.
Sottotraccia.
Parlare di sottotraccia riguardo alle morti sul lavoro fa una certa impressione.

Le prime settimane del 2022 non sono confortanti.
In Europa, secondo fonti giornalistiche l’Italia sarebbe seconda solamente alla Francia in termini assoluti per record negativo ma ci consoliamo pensando che in rapporto alla popolazione fanno peggio Romania, Lussemburgo e Lettonia. Che fortuna!
Pare che le numerose imprese sorte dal nulla (e quindi non attrezzate ad affrontare in maniera adeguata le varie problematiche legate alle normative vigenti) abbiano contribuito pesantemente ad allungare la lista nera.

Nel momento in cui un uomo o una donna entrano nella sfera lavorativa hanno il dovere di impegnarsi a fondo per onorare quella professione ma posseggono anche il diritto di poterla esercitare in piena sicurezza.
Il mio lavoro comporta rischi notevoli, potrei rompermi un’unghia mentre elenco gli studenti durante l’appello oppure inciamparmi mentre salgo sul palco, e se saltasse una corda della chitarra? Da un paio d’anni non c’è neppure pericolo che un collega mi infilzi con la penna (si sa che ne uccide più della spada) poiché i consigli di classe sono on-line.

Alleggerisco le riflessioni solamente per sottolineare un paradosso, non nuovo nel nostro paese: vengono investiti milioni di euro per corsi di formazione e aggiornamento sulla sicurezza nei settori in cui occorre solamente il buon senso, ciò depaupera le risorse laddove esiste un bisogno reale di informazione, strutture di prevenzione, mezzi di protezione, materiale conforme, controlli periodici e non solo di maniera.

Questo è il mercato del lavoro nel senso becero del termine; negli ultimi vent’anni il business della sicurezza ha reso più contorto il percorso burocratico, sono nate nuove figure professionali ma i riferimenti si sono slabbrati e (accade sovente) non si comprende chi debba fare cosa. Le modificazioni di legge si sovrappongono a ritmo serrato e risultano inintelligibili al miglior tecnico del mondo.

Il mondo del lavoro langue.
Chi non lavora perché non trova la giusta collocazione.
Chi non lavora perché non trova la voglia.
Chi non lavora più perché muore lavorando.
Almeno di questo sono sicuro.