Il Rione Orti oggi [Lisòndria tra Tani e Burmia]

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di Piero Archenti

 

E’ noto che con il Tanaro si è sviluppato fra gli alessandrini un rapporto di odio-amore che va al di là di una semplice convivenza, infatti, benché siano sempre meno frequenti le esondazioni del Tanaro così come quelle della Bormida, l’attenzione nei loro confronti è sempre attiva. Questo non toglie che nei periodi di piena di uno qualunque dei due fiumi (il Tanaro soprattutto) che abbracciano la città, l’attenzione sia inevitabile, soprattutto da parte degli anziani che periodicamente, nei momenti di crisi, si affacciano ai parapetti per assicurarsi che i due fiumi si mantengano entro i rispettivi alvei.

Detto questo, passiamo all’argomento trattato in questo numero, ossia il rione Orti. Avremmo anche voluto illustrare l’antica struttura del “Gasometro” (oppure Gazometro) che, più o meno, esisteva laddove oggi troviamo il deposito dell’AMAG, ma tant’è, nessuno ne sa più nulla, sparito, cancellato dalla memoria!

Comunque sia, gli Orti hanno ancora molto da raccontare, soprattutto se sfogliamo la pubblicazione di Gianfranco Calorio dal titolo “ORTI (d’j’ort e di gavòn)” (dove gavòn sta per gozzo, ovvero, l’ingrossamento della tiroide dovuta ad una carente alimentazione vitaminica). Il rione Orti odierno non è più quello frequentato cinquanta o sessant’anni fa, ora il rione abbraccia i nuclei abitativi che vanno da Spalto Marengo al ponte Orti e non si tratta più soltanto di casette di “ortolani” o pescatori. Oggi chi ha collocato la sua residenza agli Orti sono anche i molti alessandrini del centro che agli Orti hanno trovato, nella placida serenità della periferia, una sistemazione ottimale.

Se si vuole scoprire l’antico rione Orti è bene lasciare l’auto ai suoi margini, vale a dire, in viale Teresa Michel, e risalire Lungo Tanaro Magenta fino ad incontrare viale Milite Ignoto laddove, dopo un ampio giro costeggiando il Tanaro, termina nei pressi del nuovo ponte Forlanini. All’interno di quell’area sorge il nucleo più antico degli Orti e, ovviamente, la Chiesa Parrocchiale di S. Maria della Sanità.

Una Chiesa distrutta e ricostruita per ben tre volte dai suoi parrocchiani. Una prima volta nel 1588 nell’area del vecchio macello civico in via Bellini, ricostruita una seconda volta nel 1782 nell’area dell’ex mercato bestiame di via Vinzaglio. Da ultimo, nel 1818, dove si trova tutt’ora, al centro del trivìo di via Colombo, Rettoria e Cappelletta. Lungo è l’elenco dei parroci dalla prima “fabbrica” ad oggi per cui citiamo soltanto l’ultimo, l’attuale Don Virginio Casiraghi, parroco dal 1987.

Una parrocchia, quella affidata a Don Casiraghi, per molti semplicemente don Gino, la quale ha dovuto sostenere il peso del dramma dovuto all’esondazione del Tanaro nel novembre del 1994 dove persero la vita 14 persone. Una stele commemorativa dell’evento è situata all’incrocio di Viale Teresa Michel con Viale Milite Ignoto.

Infine, sempre sfogliando la pubblicazione di Gianfranco Calorio, come non citare i partigiani nella Resistenza: – Walter Audisio (“Colonnello Valerio”) mitico comandante partigiano, nato in via Penna, per ordine del CLN di Milano eseguì la condanna a morte di Mussolini; – Gino Archenti, con Audisio ed altri 43 volontari, l’8 settembre del 1943 si impadronirono di un grande quantitativo di armi che riuscirono a trasportare al di là del Tanaro grazie all’aiuto di Vittorio Pasino e della sua barca; – Guglielmo Autelli, tra gli organizzatori della 1^ azione partigiana in Alessandria con Gino Archenti e Adriano Montobbio. Fu Presidente Provinciale dei perseguitati politici (ANPPIA); – Adriano Montobbio, partigiano; – Rinaldo Castelletti, uno degli organizzatori dello sciopero all’Alfa Romeo di Milano, prigioniero politico, moriva a Mauthausen nel’45; – Adriano Montobbio, partigiano; – Carletto Piacenza (“Smih”), nato agli Orti negli anni ’20, militare nei Parà, disertava l’8 settembre del ’43 entrando in formazione partigiana “Garibaldi”. Trasferitosi in montagna con una divisione partigiana prese parte a diverse azioni nelle valli del Curone e del Borbera. Fu uno dei pochi superstiti alla Benedicta, ferito ad un polmone durante la rappresaglia; – Teresio Rapetti (“Athos”), partigiano e medaglia al valor civile per atto di eroismo come “barcaiolo” durante l’alluvione del Bormida nel giugno del ’39; – Adelio Taverna, partigiano, comandante della “Divisione Tanaro”.

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Rione Orti

Il rione “Orti” è vecchio quanto è vecchia Alessandria; si può dire che, fondata la Città e innalzate le prime mura, si è tosto pensato a coltivare a orto un sito vicino, per rifornire i cittadini in caso di assedio. Fu scelto l’angolo sotto i muraglioni del Castello (poi S.M. di Castello) quasi sul Tanaro, all’incirca dove oggi si trova il Gasometro. Ed avvenne che molti alessandrini preferirono lasciare la Città, per stabilirsi agli “orti” per attendere a quel lavoro campestre. Nacque così il popolare e popoloso nostro borgo sotto mura, rimasto caratteristico sino a cinquant’anni fa, per i suoi pozzi dalle alte pertiche a bilancia, che i nostri anziani certo ricordano ancora! Un luogo in allora infelice in quanto soggetto a frequenti inondazioni durate sino a mezzo secolo fa, fino a quando cioè non furono costruiti gli attuali pannelli frangi corrente.

Memorabile fra le tante l’inondazione del 1647; in quell’anno il Tanaro si rovesciò sugli Orti con tanta furia che l’acqua entrò dalle finestre e ben quaranta case andarono distrutte. Si racconta che paurosamente cresciuto, il fiume formava tra la Chiesa del Crocefisso (ora Osterietta) e di Loreto (ora Mulino) da una parte e gli Orti sommersi dall’altra, una sola corrente rovinosa, tanto che nelle dette Chiese l’Altare Maggiore era superato dalle acque! E luogo anche particolarmente esposto in caso di guerra; così sappiamo che nel 1626 non si trovò di meglio che demolire agli Orti molte case per usare i materiali in Borgoglio, prima che vi giungesse il nemico come proprio avvenne invece nel 1643.

Nell’assedio famoso del 1657 “per precauzione” furono tagliati tutti gli alberi del borgo (che finirono, a detta del popolino, nel palazzo del Governatore Ravanal); ma non mancarono le strenue difese per il borgo, è notissimo nello stesso anno 1657 l’episodio della resistenza delle donne alessandrine a Porta Albaredo sugli Orti, sicchè quel Bastione fu poi detto delle Dame. Religiosamente Orti dipendeva da S.M. di Castello prima, poi da S. Martino; ma già nel 1590 Padre Alberto da Crescentino, Parroco di S.M. di Castello, per grazia ricevuta in seguito a malattia, dotava il borgo di una Chiesa intitolata a S.M. della Salute. Fu benedetta l’8 settembre di quell’anno ed elevata a Parrocchia nel 1598, ciò che sta a dimostrare l’importanza assunta dal nostro luogo. Più volte danneggiata dal Tanaro in piena la chiesa venne rifatta nel 1779; ma non era ancora del tutto compiuta che fu distrutta in quanto compresa nel giro delle nuove fortificazioni.

Si dice che con la Chiesa andarono perdute anche quattrocento casette e che molte famiglie rientrarono parte in Città e parte nei sobborghi viciniori. Per le abitazioni rimaste funzionava da Chiesa una casa privata di un popolano che aveva nome Pistoia; la Chiesa attuale, opera dell’Arch. Casalini, è del 1818, epoca in cui risorge il borgo sempre lungo il Tanaro, ma più a valle. E’ continuato il titolo primitivo di S.M. della Sanità, ed è rimasta aggregata una Confraternita detta di S. Sebastiano del 1660, fondata dal Card. Ciceri allora nostro Vescovo.

Nel 1838 sorge agli Orti il Cimitero della Città, opera dell’Arch. Valizzone e diventa subito popolare il detto “andare agli Orti” col significato di morire! Il 14 aprile 1855 si inaugura la grande piazza d’Armi “Nuova” alla presenza di V.E. II e di Cavour che passano in rivista le Truppe in partenza per la guerra di Crimea. La vasta piazza d’Armi, impedisce lo sviluppo da questa parte del nostro borgo che si stende sempre più lungo il Tanaro; già le fortificazioni napoleoniche avevano chiusa la Porta Albaredo, rinforzando invece la Porta Ravanale al fondo dell’attuale via Mazzini, ed anche le nuove mura del 1855 tenevano nettamente separato il borgo dalla Città. Ma caduti nel 1920 i bastioni avviene nel giro di pochi anni il congiungimento degli Orti con Alessandria, congiungimento avvenuto con una opera importante e significativa; vogliamo dire del grandioso Ospizio della Divina Provvidenza che ricorda agli alessandrini due notissime e care figure nostre, la Venerata Madre Michel della quale è in corso il processo di Beatificazione, e il popolare benefattore, Teresio Borsalino.

Piero Angiolini 27-03-1954