di Enrico Sozzetti
I punti fermi del Dipartimento, le novità, ma anche l’ipotesi di un nuovo corso a Novara. E nessuna parole sul progetto campus di Alessandria e sul futuro di Palazzo Borsalino. La terza puntata
«Formiamo studenti che vogliono rimanere sul territorio a lavorare». Primo punto fermo per il Digspes (Dipartimento di giurisprudenza, scienze politiche, economiche e sociali) dell’Università del Piemonte Orientale. Sede ad Alessandria, a Palazzo Borsalino, diretto da Serena Quattrocolo, il dipartimento guarda all’oggi, ma soprattutto al domani come ha precisato la stessa docente durante l’incontro “L’Università del Piemonte Orientale in relazione con la città di Alessandria: le ricadute e le potenzialità future per il territorio”, promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria in collaborazione con l’associazione Cultura e Sviluppo di Alessandria, Fondazione SolidAl e Lamoro (Agenzia di sviluppo del territorio).
Non che manchino le novità in casa Digspes: è pronto ad attivare un master di primo livello in logistica, in collaborazione con la Fondazione Slala (Sistema logistico del nord ovest d’Italia) che costituirà «l’evoluzione di quello in ‘Sviluppo locale’ che quest’anno non è stato attivato», ed è inoltre in fase di ideazione una laurea triennale in logistica.
Serena Quattrocolo ha tracciato un quadro sintetico dell’attività, non ha voluto, per scelta, citare dei numeri, però ha ricordato i successi di questi anni, ottenuti innanzitutto grazie al corso di laurea magistrale a ciclo unico in giurisprudenza, uno dei fiori all’occhiello dell’università che ha ottenuto per anni il massimo punteggio del Censis (Centro studi investimenti sociali, istituto di ricerca socioeconomica fondato nel 1964) e che ha visto il corso, nella sezione delle lauree magistrali a ciclo unico in giurisprudenza, collocarsi al primo posto della classifica, seguito da quelli delle università di Trento, Milano Bicocca e Bologna. La laurea magistrale, da alcuni anni, è sdoppiata tra Alessandria, dove ha sede, e Novara. «L’ultimo anno – ha puntualizzato Serena Quattrocolo – siamo arrivati terzi in questa classifica, ma i primi due sono atenei privati, quindi il Digspes resta ancora il primo tra le università pubbliche». Il bilancio presentato e le prospettive delineate fanno intravedere una volontà di consolidamento e di rilancio in settori di nicchia ad alto valore aggiunto. Non una parola, però, sulle possibili evoluzioni future collegate alle problematiche della sede di Palazzo Borsalino.
I corsi attuali del dipartimento sono la laurea triennale interclasse in scienze politiche economiche, sociali e dell’amministrazione; quella triennale in servizio sociale; la laurea magistrale a ciclo unico in giurisprudenza; la laurea magistrale interclasse in economia, management e istituzioni (quattro percorsi di cui uno in totalmente in lingua inglese) con il rilascio del titolo di studio binazionale (in collaborazione con quattro diversi atenei stranieri); la laurea magistrale interclasse in società e sviluppo locale. Poi i corsi interdipartimentali: laurea magistrale interclasse in filosofia, politica e studi culturali (con il Dipartimento di studi umanistici, Disum); la laurea triennale in gestione ambientale e sviluppo sostenibile (con il Dipartimento di scienze e innovazione tecnologica, Disit, e il Dipartimento di studi per l’economia e l’impresa, Disei). Ecco quindi i master di primo livello: management per il coordinamento del servizio sociale nelle organizzazioni socio-sanitarie, sanitarie e socio-assistenziali; economia, innovazione, comunicazione e accoglienza per l’impresa turistica; international master in religion, politics and global society in collaborazione con le università di Padova e Rabat. Quest’anno non sono stati attivati i master “Disabilità e inclusione sociale – disability manager e vita indipendente” e “Sviluppo locale – logistica, mobilità, territorio, pubblica amministrazione”. Palazzo Borsalino ospita poi il corso di laurea triennale in lettere (Disum) e quello, sempre triennale, in economia aziendale del Disei).
Serena Quattrocolo ha poi annunciato i corsi interdipartimentali in fase di accreditamento: laurea magistrale in intelligenza artificiale (con Disit, Disei e Dipartimento di Scienze della Salute) e laurea triennale in educatore sanitario (con il Dipartimento di Medicina Traslazionale). Infine, i corsi in fase di ideazione: laurea triennale in logistica, laurea triennale per interpreti giudiziari, percorso turistico-agroalimentare.
I dati presentati dal prorettore, Roberto Barbato, a un certo punto si sono soffermati sulle matricole 2021. E i numeri per giurisprudenza vedono Alessandria indietro rispetto a Novara, dove è stato intercettato un bacino di studenti che non sarebbe forse mai arrivato ad Alessandria (anche a causa delle criticità dei trasporti che trasformano in una avventura da far west un collegamento che copre una distanza di neanche settantacinque chilometri). All’interno dell’ateneo c’è sempre stata una componente che ha spinto per spostare l’asse nella città di San Gaudenzio e non è un caso che si parli con insistenza di un corso di laurea in giurisprudenza da attivare all’interno del Disei. C’è chi parla di «un’offerta formativa articolata», capace «di attrarre studenti che cercano negli studi giuridici prospettive differenti» e quindi la lettura che deriva è del tutto positiva. Ma sarà così in futuro? Ma è necessario istituire un corso di laurea all’interno di un altro Dipartimento quando ne esiste già uno, articolato su due sedi? Lo stato dell’arte attuale non è chiarissimo, anche in considerazione dei numeri. Se un Ateneo ha moltissime matricole iscritte, può pensare di sdoppiare un corso di laurea. Però al momento Giurisprudenza conta circa centonovanta matricole fra Alessandria e Novara. Un po’ poco per raddoppiare un corso di laurea. A meno che nelle prospettive future non vi sia un riassetto ancora più radicale, del quale, al momento, non si trova traccia nei documenti ufficiali.
Durante i lavori del convegno non è stato fatto alcun cenno a questa ipotesi, così come Serena Quattrocolo ha evitato ogni riferimento al campus e alla riorganizzazione radicale che potrebbero subìre in futuro le strutture universitarie alessandrine.
(3 – continua)