Dalla sostenibilità alla logistica: le nuove frontiere dell’Università del Piemonte Orientale [Centosessantacaratteri]

di Enrico Sozzetti

 

Incontro ad Alessandria dedicato al futuro dell’ateneo e al rapporto con il territorio. Prima puntata del racconto

 

Nuovo campus universitario ad Alessandria: entro dicembre «l’atto preliminare, che poi verrà completato entro l’estate del 2022. Il campus sarà pronto nel 2026». Parola di Giancarlo Avanzi, rettore dell’Università del Piemonte Orientale (UPo).

Il Disit – Dipartimento di scienze e innovazione tecnologica; il direttore è Leonardo Marchese – conferma un rinnovato impegno «per una sempre più stretta collaborazione con l’azienda ospedaliera di Alessandria, in vista del riconoscimento di Irccs (Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico)» e intanto annuncia un nuovo corso di laurea triennale in fisica e sostenibilità che potrebbe partire dal 2023.

Il Digspes – Dipartimento di giurisprudenza, scienze politiche, economiche e sociali; il direttore è Serena Quattrocolo – guarda all’oggi, ma soprattutto al domani ed è pronto ad attivare un master di primo livello in logistica, in collaborazione con la Fondazione Slala (Sistema logistico del nord ovest d’Italia) che costituirà «l’evoluzione di quello in ‘Sviluppo locale’ che quest’anno non è stato attivato», inoltre è in fase di ideazione una laurea triennale in logistica.

I due Dipartimenti alessandrini dell’Upo sono poi tra i protagonisti, insieme agli altri che compongono l’universo dell’Ateneo del Piemonte Orientale, del nuovo centro interdipartimentale Upo4Sustainability (il direttore è Enrico Boccaleri, docente al Disit) che fonda su quattro pilastri: ambiente, economia, società, istruzione.

Infine, a Vercelli, è tutto pronto per il Disste, Dipartimento per lo sviluppo sostenibile e la transizione ecologica che è stato approvato a settembre. «Ad Alessandria – dice Roberto Barbato, Prorettore dell’Upo e docente al Disit – è stato attivo per molti anni il corso di scienze ambientali poi chiuso in conseguenza della riforma Gelmini. E proprio ad Alessandria verrà ‘esportato’ quello che si sta elaborando a Vercelli perché l’ateneo è impegnato nella armonizzazione delle tematiche della sostenibilità, attualmente sviluppate secondo un modello ‘diffuso’ e i primi tentativi di armonizzare la ricerca nell’ambito della sostenibilità è stata la fondazione dei centri interdipartimentali Upo4Sustainability e Upontourism. La naturale evoluzione di questa attività trova compimento nel Disste».

L’incontro “L’Università del Piemonte Orientale in relazione con la città di Alessandria: le ricadute e le potenzialità future per il territorio”, sostenuto e promosso da Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria in collaborazione con l’associazione Cultura e Sviluppo di Alessandria, Fondazione SolidAl e Lamoro (Agenzia di sviluppo del territorio), merita di essere approfondito e non solo raccontato per titoli, anche se le prime novità emerse sono quelle anticipate in apertura. L’avvio di nuovi corsi e quello che sta nascendo sul fronte della sostenibilità, un’operazione imponente sul piano delle potenzialità, insieme a quanto è già stato consolidato sul fronte della sanità (secondo corso di medicina ad Alessandria, lo storico corso per infermieri, la collaborazione sul piano della ricerca con l’azienda ospedaliera e i progetti avviati con il Dairi, Dipartimento interaziendale funzionale delle attività integrate ricerca e innovazione, diretto da Antonio Maconi), racconta di un ateneo che sta sviluppando iniziative ambiziose, guardando a una relazione a tutto tondo con i territori in cui sono presenti le sedi dipartimentali: Alessandria, Vercelli e Novara. I 7500 studenti del 1998, anno in cui è stata istituita la seconda università del Piemonte, l’Amedeo Avogadro, che poi ha preso il nome di ‘Piemonte Orientale’, e i 15.800 dello scorso anno sintetizzano la crescita e il cambiamento. L’analisi dei Dipartimenti alessandrini è altrettanto eloquente rispetto all’evoluzione del polo. Però non si può nascondere la natura altalenante dei rapporti fra il capoluogo e l’ateneo, la difficile integrazione fra i sistemi istituzionali e della rappresentanza del mondo delle imprese con l’Upo (diversa invece la relazione, molto forte, fra singole realtà industriali e l’università), il quasi inesistente rapporto tra l’ateneo e il territorio provinciale (tranne che per l’area del Casalese). Un rapporto che, al contrario, va costruito ed esteso, oltre che rafforzato laddove sono state, in passato, gettate le prime radici.

(1 – continua)