Innovazione e sostenibilità in casa Volpi, azienda ‘bio’ che adesso scommette sul ‘914’ [Centosessantacaratteri]

di Enrico Sozzetti

L’ultimo arrivato è lo spumante metodo classico. Confermata la responsabilità sociale con il progetto per il dormitorio di Tortona. Il prossimo anno sarà certificata Equalitas, intanto assicura una boccata di ossigeno ai fornitori: “Tocca a noi fare la nostra parte per sostenere il territorio e la filiera”

Innovativa, socialmente responsabile, attenta all’ambiente e certificata. In una parola, sostenibile. Quello che oggi un’azienda deve puntare a essere. Ma non tutte sono uguali, soprattutto se invece di una attività manifatturiera tradizionale quello al centro della produzione è il vino. Ed ecco perché la storia delle Cantine Volpi di Tortona rappresenta un esempio di positiva declinazione di sostenibilità in un settore complesso come quello della vitivinicoltura. Il quadro tracciato in occasione della presentazione dell’ultimo arrivato, lo spumante ‘914’ metodo classico, è quello di una impresa sana, che esporta il novanta per cento della produzione e che l’anno scorso è cresciuta del 17,8 per cento (il fatturato dell’anno precedente aveva chiuso con oltre dieci milioni di euro; produce più di quattro milioni di bottiglie ed esporta in trentacinque nazioni) e che ha deciso non solo di proseguire con il sostegno a iniziative sociali nella città in cui è nata nel 1914, ma anche di accelerare sul fronte della certificazione e della responsabilità sociale. «Anticipiamo al 15 dicembre il pagamento a tutti i fornitori del cento per cento delle uve conferite, pagamento che solitamente prevede un acconto con saldo all’anno successivo alla vendemmia». Carlo Volpi, titolare della cantina e presidente del gruppo Piccola industria di Confindustria Alessandria, lo dice senza giri di parole: «Siamo cresciuti soprattutto grazie alla fiducia, all’onestà e al sostegno dell’intero tessuto sociale e produttivo dei Colli Tortonesi e adesso tocca a noi fare la nostra parte per sostenere il territorio e la filiera. L’anticipo dei pagamenti è uno dei modi più diretti e concreti con cui possiamo e vogliamo farlo». È un caso relativamente raro, certo, perché per poterlo fare è necessario avere una struttura e una condizione finanziaria solida. Ma è anche una questione di volontà e responsabilità. A Valenza, cuore del distretto orafo, per esempio ‘Crivelli Gioielli’ ha deciso di rinviare di alcuni mesi, dove era possibile, il saldo dei pagamenti dovuti da alcuni fornitori che si sono trovati in particolare difficoltà. Un modo per dare loro una boccata di ossigeno e una opportunità per fare ripartire segmenti di mercato rimasti ai margini del processo di ripresa che sta segnando positivamente il settore.

In casa Volpi, azienda che ha scelto la strada del biologico dalla vigna alla cantina, impegnandosi a fare progressivamente cambiare in questa direzione anche i fornitori (le uve arrivano da sessanta / settanta ettari, oltre a quelli di proprietà della cantina, che appartengono a produttori storici anche da cinquant’anni), sta per arrivare poi la certificazione Equalitas, nata per essere applicata alla filiera del vino e che permette alle imprese vitivinicole di adottare un sistema interno di gestione della sostenibilità e di pubblicare un bilancio annuale di sostenibilità. Equalitas Srl è nata nel 2015 da una iniziativa di Federdoc e Unione Italiana Vini, raccogliendo l’eredità tecnica e culturale di un movimento di stakeholder per la sostenibilità del vino raccoltisi attorno al Forum per la sostenibilità del vino e al progetto Uiv-Tergeo. Conta circa sessanta aziende e quaranta vini certificati. A oggi in provincia di Alessandria, la certificazione è stata rilasciata alla Cantina Alice Bel Colle, alla Vecchia Cantina di Alice Bel Colle e alla ‘Tre Secoli’. Il processo di certificazione dovrebbe concludersi entro marzo 2022. «L’adesione allo standard Equalitas – spiega Marco Volpi, figlio di Carlo – è un modo per certificare il nostro impegno a valorizzare il territorio dei Colli Tortonesi. Il rispetto per l’ambiente e per il tessuto sociale di Tortona è sempre stato una priorità per le Cantine Volpi. Ora questo impegno potrà anche essere certificato da uno standard riconosciuto a livello globale».

La solidarietà ha un nome preciso, Zerba. Il progetto, premiato nella categoria “Migliore iniziativa Charity” ai Vini & Consumi Awards 2021, a visto mettere in vendita un’edizione limitata di seicento bottiglie di Timorasso, annata 2016, con una etichetta realizzata appositamente da Memo Vithana (eclettico artista, originario dello Sri Lanka, nato a Roma e residente e Berlino) e numerate a mano, per sostenere il Piccolo Cottolengo Don Orione di Tortona in occasione degli ottant’anni di attività. L’iniziativa ha permesso di raccogliere quattromila euro. La solidarietà non si ferma. L’anno prossimo verranno messe in vendita altre seicento bottiglie di Timorasso, in edizione limitata, il cui ricavato andrà all’associazione ‘Matteo 25’ che da venticinque anni gestisce il dormitorio di Tortona.

Annoverata da diversi anni tra le cento maggiori aziende vitivinicole italiane nella classifica del Corriere della Sera, Cantine Volpi coniuga una agricoltura biologica di qualità con vini identitari del territorio, per primi Barbera Superiore e Timorasso Derthona, le cui uve sono coltivate nei vigneti della Cascina La Zerba a Volpedo. E una cosa sicuramente non manca in casa Volpi: la sfida continua. Come quella del 2019, anno in cui è stato inaugurato il nuovo impianto di vinificazione che ha consentito di ottenere una riduzione di circa otto tonnellate di anidride carbonica all’anno, puntare all’azzeramento del consumo di acqua per la refrigerazione, alla razionalizzazione dell’utilizzo dell’energia elettrica attraverso un sistema che permette di modulare il carico energetico sulla base delle esigenze di lavorazione. La potenzialità produttiva è così passata da 150 quintali di uva lavorata l’ora a 400 con possibilità di ulteriori incrementi. E adesso è la volta delle bollicine con ‘914’, spumante metodo classico, vendemmia 2018, uve unicamente di pinot nero. Dopo un riposo di trenta mesi sui lieviti, il 22 novembre è avvenuta la sboccatura, l’ultimo passaggio che prevede l’eliminazione dei sedimenti della fermentazione e l’aggiunta del ‘liqueur d’expedition’, un composto da zucchero di canna disciolto nel vino in una proporzione che varia in base alla tipologia di vino che si desidera ottenere. La bottiglia, presentata nel ristorante tortonese di Anna Ghisolfi, ha un nome che riassume la storia e lo spirito imprenditoriale della famiglia Volpi: 1914 è l’anno in cui è stata costituita la cantina, 914 sono i giorni di riposo sui lieviti (circa trenta mesi) e 914 le bottiglie prodotte.