Le nuove frontiere della mobilità sostenibile nel futuro della Solvay di Spinetta Marengo [Centosessantacaratteri]

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di Enrico Sozzetti

 

Il punto su crescita, occupazione, ricerca e innovazione, sicurezza e bonifica di fronte ai consiglieri delle Commissioni Consiliari Sicurezza e Ambiente Sociali e Sanitarie del Comune di Alessandria

Accelerazione sul fronte della mobilità sostenibile, una nuova frontiera di applicazione per i fluidi, una dinamica occupazionale che solo durante la fase pandemica ha visto alcune decine di nuovi ingressi, un sito produttivo in cui verrà sviluppata una progettualità dedicata alla ‘fabbrica del futuro’. Il polo chimico Solvay di Spinetta Marengo annuncia nuovi investimenti per decine di milioni in linee produttive nuove e nello sviluppo di un prototipo (Aquivion) per la produzione di materiali per le batterie a idrogeno che sarà operativo verso la metà del 2022. Un progetto che guarda al futuro anche con l’idea di una fabbrica di batterie che potrebbe essere realizzata su un’area vicina a quella di duecento metri quadrati su cui si sta realizzando l’impianto (circa 2,2 chilometri di linea produttiva) per le membrane per le celle a combustibile.

Durante l’incontro fra i vertici di Solvay, con Marco Colatarci, Country Manager in Italia, e Andrea Diotto, direttore dello stabilimento di Spinetta Marengo, affiancati da alcuni responsabili di settore e produzione, e le Commissioni Consiliari ‘Sicurezza e Ambiente’ e ‘Politiche Sociali e Sanitarie’ del Comune di Alessandria, riunite in seduta congiunta nella sede della multinazionale belga. Dopo avere presentato il quadro di sintesi dello stabilimento, seguito dalla visita alla barriera idraulica e all’impianto del Pfr, ai consiglieri comunali è stato illustrato in dettaglio l’azione sviluppata da Solvay rispetto alla bonifica e ai pfas.

La chimica del fluoro di Spinetta Marengo oggi occupa seicento persone (cui si aggiungono circa quattrocento addetti di tutto l’indotto), dall’età media di 42 anni e un’anzianità aziendale di sedici anni. Il personale è residente per il 92 per cento in provincia e il 53 per cento ad Alessandria. Centomila tonnellate all’anno di traffico commerciale, oltre seicento prodotti, più di mille articoli, l’85 per cento della produzione indirizzata all’esportazione, sono altri numero di una realtà industriale che lo stesso gruppo Solvay ha individuato, insieme a un altro sito, come ‘fabbrica del futuro’.

Particolare attenzione è stata dedicata alle novità produttive, che confermano la volontà del gruppo di mantenere solide radici ad Alessandria. Dal 2002, anno in cui Solvay ha acquisito Ausimont del gruppo Montedison, c’è stato un investimento globale di seicento milioni di euro, di cui 250 milioni per sostenibilità, manutenzione e ammodernamento del sito. Nel mese di luglio il Tribunale Arbitrale, istituito secondo il Regolamento della Camera di Commercio Internazionale, ha ritenuto Edison, precedente proprietario dei siti industriali di Spinetta Marengo e Bussi sul Tirino, responsabile per la violazione delle dichiarazioni e garanzie contrattuali in materia ambientale in relazione alla vendita a Solvay, avvenuta nel 2001. «L’esito del giudizio arbitrale è stato molto importante per Solvay in quanto ha riconosciuto le falsificazioni intenzionali delle informazioni che avevamo ricevuto durante la procedura di acquisizione di Ausimont. Ciò non ha impedito a Solvay di realizzare le necessarie e importanti azioni di bonifica in tutti questi anni, a ulteriore dimostrazione del nostro impegno a fare ciò che è giusto in termini di rispetto ambientale e a far valere i nostri diritti quando riteniamo che altri siano in difetto» erano state le parole di Marco Colatarci.

Di fronte alle Commissioni consiliari sono state poi illustrati tre progetti particolarmente innovativi: Tecnoflon Fkm, nuovo reattore per la polimerizzazione che rappresenta l’espansione della produzione di fluoroelastomeri (riduzione delle emissioni dei motori a combustione e utilizzo di batterie al litio), la cui attivazione è prevista entro la fine dell’anno; il prototipo dell’Aquivion per la produzione di materiali per la mobilità elettrica (batterie a idrogeno) che sarà operativo verso la metà del 2022; è stato annunciato che il fluido Galden (insieme a Fomblin è utilizzato in numerosi mercati: automobilistico, aeronautico, industriale, elettronico, semiconduttori, cosmesi) è fase di sperimentazione per raffreddare i grandi server dei data center (i cervelli delle grandi compagnie tech). Quasi sempre raffreddati ad aria con un sistema che consuma moltissima elettricità e ha un conseguente impatto ambientale, i server potrebbero essere immersi nel Galden, ottenendo un migliore risultato rispetto al sistema attuale, un minore utilizzo di energia e quindi meno emissioni. La sperimentazione è in corso, con un primo utilizzo per dei server militari.

Infine, è stato visitato l’impianto Pfr, dove viene realizzato un elastomero a elevatissime prestazioni, adatto per applicazioni a temperature che vanno da –40 gradi a 230 gradi e dall’eccezionale resistenza a fluidi aggressivi come acidi organici e inorganici caldi, caustiche, ammine, chetoni, aldeidi, esteri, eteri, alcoli, combustibili, solventi, gas acidi, idrocarburi, vapore, acqua calda, soluzioni formate e flussi di processo misti. Il sessanta per cento della produzione è destinato a semiconduttori e microchip, poi ai settori della chimica, farmaceutica e alimentare, infine al comparto olio e gas dove è utilizzato proprio per l’altissima capacità di resistenza agli idrocarburi. La lavorazione avviene nelle ‘camere bianche’, ambienti di lavoro sterilizzati in cui i livelli di igiene dell’aria, pressione, temperatura, umidità e luminosità sono rigorosamente controllati.

La chimica è parte integrante della vita quotidiana. «In media – sottolineano in Solvay – è chimica il quattordici per cento del valore di un’automobile o di una cucina, il venticinque per cento di un divano o di una scarpa, il trenta per cento di un elettrodomestico o di un attrezzo sportivo, il quarantasette per cento di un paio di occhiali o di un cosmetico». Senza dimenticare che la protezione dello schermo di tutti gli smartphone è realizzata con un prodotto che esce unicamente dallo stabilimento Solvay di Spinetta.

Sul fronte ambientale, ai consiglieri è stato presentato un rapporto di sintesi che parla di 36 milioni di euro già investiti per il progetto di messa in sicurezza operativa e interventi di bonifica e di altri 27 milioni, approvato per i prossimi anni. I principali interventi hanno riguardato la rimozione dei solventi clorurati, la messa in sicurezza delle discariche (tutte eredità del passato industriale) e la rimozione del cromo esavalente nel terreno grazie a una tecnica sviluppata con la sede alessandrina dell’Università del Piemonte Orientale. Nel 2009 è stata attivata la barriera idraulica per il trattamento delle acque di falda e consentire la riduzione del cromo esavalente. Analogo intervento è in corso per la rimozione dei pfas (sostanze perfluoroalchiliche). La barriera idraulica è composta da 76 pozzi, intercetta il flusso di acqua della falda in uscita e la invia al trattamento per il successivo riutilizzo come acqua industriale. La capacità è di 11 milioni di litri al giorno di acqua estratta e trattata, ma la potenzialità arriva a tredici milioni di litri. In tutta l’area in cui sono presenti i pozzi, sia all’interno, sia all’esterno dello stabilimento, vi sono anche trecento piezometri per garantire un controllo costante.

Rispetto al C604, pfas brevettato da Solvay, un gruppo interno di ricerca sta lavorando alla tecnologia dell’osmosi inversa con l’obiettivo di arrivare all’abbattimento totale. L’investimento previsto è di venti milioni di euro e l’avvio è previsto intorno alla metà del 2022.