Folgorazione [Il Flessibile]

di Dario B. Caruso
Si può essere invidiosi dei potenti, dei ricchi, di chi sta in salute, di chi vive al mare o in montagna, di chi ha una casa nel centro di Venezia, di chi affacciandosi dal balcone tocca la Tour Eiffel o si sporge su Central Park, di chi compie cent’anni, di chi ne compie diciotto e si affaccia alle responsabilità.Io – sarò sincero – provo invidia di chi è stato folgorato.
Le piazze sono scarsamente gremite ma quello sparuto numero di persone che le frequentano con cartelli, slogan, guru del libero pensiero e contrari al sistema mi provocano una strana sensazione.
Questa poca gente ha subìto una folgorazione e continua nella battaglia perché dalla folgorazione non se ne esce, non ha un effetto temporaneo, è un processo irreversibile.
Eh sì perché la folgorazione crea danni neurologici permanenti.Forse si arriverà, un giorno, a folgorare la maggioranza della popolazione mondiale.
Solo in quel giorno avremo la certezza di aver sconfitto quella grave malattia che è l’invidia, il peccato capitale che ci rende ipercritici nei confronti altrui, malmostosi nei riguardi della vita e eternamente insoddisfatti.

Solamente c’è un ulteriore piccolo punto su cui riflettere.
Se i media – locali e nazionali – non mettessero in risalto queste grandi piazze frequentate da spiccioli di donne e uomini, io non sarei così invidioso e non mi crogiolerei nel lettone dell’invidia pensando a quanto sono stato stupido a vaccinarmi per rispetto di coloro che mi stanno intorno.

Meglio una bella e sana folgorazione.