27 anni fa la tragica alluvione di Alessandria: ma chi considera gli impatti sulla salute?

di Graziella Zaccone Languzzi

 

Sono trascorsi 27 anni da quando le province di Cuneo, Torino, Asti e Alessandria furono colpite da un violento evento alluvionale che causò l’esondazione dei fiumi Po, Tanaro e di molti loro affluenti tra cui il torrente Belbo, causando 70 vittime e 2.226 sfollati.

Le colpe? Per una piccola percentuale fu il maltempo, ma in gran parte le colpe furono degli uomini, in termini di mancata prevenzione, e di scarsa reattività.

Oggi a che punto siamo con interventi di prevenzione e manutenzione? Qualcosa nel dopo alluvione è stato fatto, di chiacchiere ne sento tante e da troppo tempo, ma i risultati sono pari a quasi zero perché ci raccontano che mancano i fondi.

Senza manutenzione e interventi costanti, ogni volta che arriva il maltempo i danni economici per strutture pubbliche e private sono evidenti ma poco risarciti.

Oltre ai danni economici ci sono però i danni alla salute, che non vengono considerati perlomeno qui in Italia, e che si manifestano anche a distanza di tempo. Sul piano fisico, e sul piano psicologico: poichè simili esperienze ti segnano per tutta la vita, e si rinnovano ad ogni anniversario ed ad ogni botta di maltempo.

Ogni anno desidero ricordare questa triste data a modo mio. Nel 2019 lo dedicai a Marco Canepari, al tempo vigile e guardia provinciale, autore del libro ‘La vendetta del Tanaro’: un diario giorno per giorno del suo vissuto come volontario a partire dal sei novembre: tocca il cuore lo scorrere di quelle pagine.

Nel 2020 scrissi di giovani volontari, e nel caso specifico di un gruppo di studenti della Università degli Studi di Pisa, anno accademico 1994/1995. Studenti di scienze politiche, agraria, matematica, lettere che al loro rientro, dopo aver svolto la missione di “angeli del fango” nella nostra città, raccolsero in una cinquantina di pagine testimonianze preziose: “Aiuti umanitari nelle zone alluvionate”. Per ambedue i citati conservo una copia dei loro scritti.

23 anni dopo l'alluvione: la strategia dello struzzo CorriereAl

In questo 2021 vorrei parlare del danno alla salute provocato dalle alluvioni, un danno che viene previsto dalla Direttiva 2007/60/CE – 23 ottobre 2007 del Parlamento Europeo e del Consiglio (in particolare l’articolo 175, paragrafo 1 e deliberato secondo la procedura di cui all’articolo 251 del trattato -Testo rilevante ai fini del SEE).

E’ la cosiddetta “Direttiva alluvioni”, entrata in vigore il 26 novembre 2007, che ha istituito un quadro per la valutazione e la gestione dei rischi di alluvioni volto a ridurre le conseguenze negative per la salute umana, l’ambiente, il patrimonio culturale e le attività economiche connesse con le alluvioni all’interno della Comunità.

In Italia il danno alla salute a breve, medio e lungo termine non viene per nulla considerato quindi parliamone.

 CorriereAl

La più terribile e disastrosa alluvione che il Piemonte subì nel 1994 ebbe inizio il 4/5 novembre, e il 6 dopo aver allagato mezzo Piemonte l’acqua fangosa scelse come suo capolinea Alessandria e ne fece una pattumiera di sostanze inquinate e tossiche per tutto ciò che raccolse nel suo cammino.

Durante il percorso alluvionale, un corso d’acqua raccoglie materiale solido e liquido trasportandolo, spargendolo ogni dove. Quanti veleni raccolti qua e là, fuoriusciti per errore o per comodità da bidoni in attesa di smaltimento, da rifiuti anche di origine animale, concimi, fuoriuscite da fognature che si mescolano al liquame alluvionale, in prossimità di siti industriali, discariche, rifiuti ospedalieri, cimiteri, rifiuti radioattivi con presenza di sostanze pericolose che comportano il rischio di contaminazione dei terreni, delle acque di superficie e sotterranee, dei muri degli immobili pubblici e privati.
Veleni che si sono depositati sui terreni, quindi campi coltivati, orti, giardini, strade e nelle nostre case. Acqua inquinata e veleni sulla nostra pelle nel pulire ciò che si tenta di salvare, e quando il liquame alluvionale si asciuga lascia polveri pericolose con elementi che ci vorranno anni prima che siano rese innocue.

Al tempo si parlava di Cesio e altra sostanza simile, il tutto a danno dell’apparato respiratorio, polmoni, infezioni di gola, naso e orecchie, rischio di dermatiti, congiuntiviti, malattie gastrointestinali e infettive e non ultimo disturbi post traumatici da stress come aritmie e ipertensione che sono una conseguenza riscontrata nelle popolazioni che hanno vissuto traumi importanti come nello specifico subire una alluvione: riscontri valutati ma non in Italia.

Nel 2014 in occasione del decennale dell’alluvione per la pubblicazione di un libro, l’Editore Roberto Marzano con la supervisione di Giordano Bovo (Edizioni Comunicazione Immagini Alessandria) mi chiese di raccontare il mio impegno a favore delle imprese alluvionate. Dal 2001 al 2004 con l’appoggio della senatrice Rossana Boldi riuscimmo ad ottenere buone leggi a favore delle attività danneggiate dall’alluvione e dall’art. 3 della Legge 35/95, un articolo pari ad un cappio al collo per i titolari di impresa.

La mia testimonianza riempì 33 facciate di un bellissimo volume in carta patinata, uno scritto a tutto tondo perché volli trattare le varie sfaccettature che comporta un disastro simile e per l’occasione, nonostante fossero trascorsi dieci anni, riuscii a mettermi in contatto con due responsabili di Greenpeace Italia e ad intervistarli di persona, raccogliendo denunce ben precise. Mi furono consegnate alcune foto scattate sul luogo durante la loro breve permanenza.

Anniversario dell’alluvione del 6 novembre ad Alessandria CorriereAl

I due attivisti di Greenpeace Italia, mi raccontarono di essere arrivati ad Alessandria a metà novembre del ‘94, si erano sistemati con un camper nella frazione di San Michele, tentando di svolgere meritevole opera di tutela della salute dei cittadini e del territorio, lanciando l’allarme rifiuti tossici, dai radioattivi a quelli chimici. Questo Gruppo dell’Associazione Ambientalista era preoccupato soprattutto per il futuro, a causa dei troppi inquinanti che venivano trattati come rifiuti normali. L’allarme lanciato era il pericolo enorme di inquinamento dei terreni: se non si fosse intervenuto in quel momento con una raccolta e stoccaggio differenziato, dissero, ne avremmo pagato conseguenze terribili.
Raccolsero campionature, fecero foto ma dopo quindici giorni furono allontanati e a seguire tutto fu messo a tacere. Si suppone che non vi fosse interesse a mettere sul piatto ulteriori problemi, compreso quello della salute pubblica.

Durante l’incontro mi segnalarono che esisteva un filmato sulla loro presenza a San Michele, girato da una reporter, e nonostante fossero trascorsi dieci anni avevano ancora i dati per un contatto.

Chiamai per avere una copia, ma mi furono chiesti 5.000 euro e dovetti rinunciare. Su questo argomento ho sempre visto giusto fin dall’inizio: alla fine del 2002 uno studio dell’OMS (Organizzazione Mondiale Sanità), citato da Legambiente, lanciava l’allarme: “Salute a rischio: dalle alluvioni anche ansia e infezioni”.

Dopo l’alluvione ’94 e quella del 2000 a Casale Monferrato per diversi motivi feci esperienza in modo esauriente e nei minimi dettagli di cosa comportasse, e comporti, un’alluvione per la salute. Il danno sanitario lo avevo sperimentato sulla mia pelle quando per giorni lavai beni alluvionati. I guanti di gomma duravano poco, per velocizzare nel tentare di salvare ciò che potevo con le mani immerse nel liquame fangoso, oleoso dal forte odore di gasolio, mi ritrovai con una dermatite fino al gomito che ci mise molto tempo a darmi tregua.

Ma scoprii un’altra problematica. Abito vicino agli Ospedali alessandrini e nella primavera del ’95, nelle giornate ventose, la polvere rimasta dal deposito alluvionale portava bruciore in gola e obbligava ad una tosse stizzosa, io ci feci caso altri magari no. Forse una mascherina avrebbe aiutato perché quel fastidio respirando durò parecchio. Ma allora non eravamo ancora così avvezzi al suo utilizzo sistematico.
Qualcuno potrebbe obbiettare che sto facendo terrorismo, ma so benissimo di che sto parlando. D’altra parte ho capito che su quella alluvione ci sono stati molti omissis… Negli anni a seguire feci ricerche in merito ai danni alla salute e trovai relazioni prodotte da medici psicologi, biologi, infettivologi, epidemiologici europei. Quasi zero in Italia, ma ne ho scelti due:

“Cambiamenti climatici, alluvioni e impatto sulla salute” di Paola Michelozzi (Biologa – Docente di Epidemiologia Ambientale per la sanità pubblica) e Francesca de’ Donato (Dirigente meteorologa Dipartimento di Epidemiologia Ambientale). Interessante questa parte del testo da non sottovalutare, parla delle abitazioni allagate: “Nelle abitazioni interessate dalle alluvioni, sono da segnalare i rischi per la salute legati alla crescita delle muffe e delle spore. Le prime possono formarsi già nelle 24-48 ore successive all’evento nelle aree umide e bagnate degli edifici o sulle superfici interne. I problemi legati all’inalazione in grandi quantità delle spore consistono in reazioni allergiche, asma e altri problemi respiratori”.

E a grandi linee sul contenuto della relazione: “L’impatto sulla salute delle inondazioni è ampiamente sottovalutato. Considerando l’incremento di piogge intense stimato dai modelli di cambiamento climatico e l’elevato rischio idrogeologico del nostro Paese, i rischi e l’impatto sulla salute in futuro saranno sempre più drammatici. L’implementazione di studi epidemiologici longitudinali è necessaria per stimare gli effetti diretti e indiretti delle alluvioni sulla salute. L’attivazione di sistemi di sorveglianza sugli esiti di salute nelle aree a elevato rischio è importante per monitorare gli effetti sanitari in tempi brevi e condurre studi ad hoc. Per ridurre l’impatto delle alluvioni sulla salute è fondamentale che i sistemi di previsione e allarme del rischio idrogeologico vengano integrati con interventi di emergenza e specifiche misure di prevenzione indirizzate alle aree e alle popolazioni vulnerabili”.

ALLUVIONI: Effetti sulla Salute e Misure di Prevenzione – (Copenhagen/Roma Adattamento a cura della redazione di EpiCentro).

“Effetti delle alluvioni sulla salute L’aumento della probabilità di future alluvioni parallelamente ai recenti eventi avvenuti in Austria, Repubblica Ceca, Germania, Ungheria e Russia, solleva la questione dell’impatto sulla salute. Oltre agli effetti “tangibili”, quali danni alle proprietà, c’é una crescente consapevolezza dell’importanza degli effetti “intangibili”, sia fisici sia psicologici, che sono stati tradizionalmente sottovalutati nella stima delle conseguenze del fenomeno.

In termini di ricorrenza degli effetti sulla salute, questi possono essere raggruppati in: (1) Effetti che si verificano durante o immediatamente a seguito dell’evento; (2) Effetti che si sviluppano nei giorni o nelle settimane successive all’evento; (3) Effetti a lungo termine che potrebbero manifestarsi e/o durare per mesi o anni dopo un’inondazione. Tutte queste categorie si possono catalogare in effetti sulla salute di tipo diretto o indiretto”. Nel punto 3 sugli effetti a lungo termine una sintesi: sono rilevati disturboi post-traumatici (PTSD) che includono ansia, depressione, disturbi psicosociali e suicidi. A parte il trauma in sé dell’essere stati vittime di un’alluvione, molti disturbi mentali originano dalla condizione di sfollamento, dai danni arrecati alle abitazioni, dalla perdita di beni familiari, in molti casi il rischio della perdita della propria attività e del lavoro. Questi disturbi possono continuare per mesi o anche anni dopo l’accaduto. Un sondaggio condotto mesi dopo l’alluvione che colpì il sud-est dell’Inghilterra nell’ottobre 2000, fece emergere che mentre gli effetti fisici erano ridotti, quelli sul piano psicologico, ansia e depressione, erano rilevanti e persistenti con casi di suicidi.

Concludo con i suicidi: ho buona memoria e ho un buon archivio: “Suicida un altro alluvionato, gli avevano negato il prestito”.
https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1995/07/12/suicida-un-altro-alluvionato-gli-avevano-negato.html

E’ del luglio 1995 e si leggeva di suicidi nelle città piemontesi devastate dall’alluvione del 5 e 6 novembre. L’alluvione oltre le vittime durante l’evento ne ha creato altre, quattro suicidati in Alessandria. Piccoli imprenditori che non hanno retto alla fatica e lo stress devastante dell’evento, da Leggi non rispettate dalle banche e dalla burocrazia. Ricordo che la scusante delle autorità intervistate fu che si suicidarono per fatti loro che con quella sciagura non avevano niente a che fare. Sbagliato! Dal 2000 al 2005 ho raccolto le testimonianze di molti imprenditori alluvionati, i loro stati d’animo e quelli dei loro familiari, conservo ancora alcune loro pratiche e tali suicidi avvenuti avevano reali motivazioni. Parlando delle imprese, per molti di loro il calvario iniziò nel dopo alluvione e si concluse nel 2004 grazie alla costanza di chi scrive e della Senatrice Rossana Boldi della Lega Nord (al tempo Governo Berlusconi) che per tutto il suo mandato non ci ha mai lasciati, portando per le imprese risultati insperati. Ciò che subirono le attività alluvionate lo racconterò il prossimo anno, sarà argomento in occasione dell’anniversario 2022. Il passato non va dimenticato, ricordare è importante perché certi errori chi è preposto al controllo non dovrebbe ripeterli, anche se oggi o Stato non risarcisce più per i danni che non è in grado di evitare. Garantire la sicurezza dai rischi idrogeologici alle popolazioni sarebbe compito e dovere dello Stato.