Dal vecchio Municipale al Nuovo Teatro Comunale chiuso da 11 anni [ Lisòndria tra Tani e Burmia]

di Piero Archenti

 

La notizia della demolizione del vecchio teatro Municipale, citata dal Piccolo del 1953, ovviamente, si riferiva a quanto venne realizzato nel 1775 dal Comune di Alessandria e purtroppo finito sotto i bombardamenti nel 2 maggio 1944. Dobbiamo attendere il 1965 per decidere l’abbattimento del Vecchio Virginia Marini (1917 – 1965) e lasciare spazio alla realizzazione del nuovo Teatro Comunale, realizzato fra il 1969 e il 1978. Disponeva di circa 1200 posti a sedere nella sala principale. Attualmente, sia pure in condizioni pietose causate dalle occupazioni abusive, sono presenti anche due sale secondarie: la sala Ferrero e la sala Zandrino.

Chiuso in via precauzionale il 2 ottobre 2010 a causa dell’inquinamento da polvere d’amianto incautamente presente nell’impianto di riscaldamento. Polvere che finì per inquinare poltrone e in grande quantità l’aria stessa del Teatro. I lavori di bonifica vennero sospesi dopo pochi mesi e ripresero solo nel 2013 grazie al contributo della Cassa di Risparmio di Alessandria. Attualmente i lavori di bonifica sarebbero ultimati ma la struttura resta inagibile a causa della mancanza di arredamenti. Per qualche anno, sia pure sporadicamente, venne utilizzata la sala Ferrero ma ora tutta la struttura è in uno stato di completo abbandono.

Dal 2010 ad oggi, anno di grazia 2021, sono trascorsi 11 anni, ma quella struttura di cui gli alessandrini andavano orgogliosi, pian piano sta assumendo l’aspetto di un rudere fatiscente. Abbandonato alla disponibilità dei vandali che saltuariamente lo occupano abbattendo le porte di accesso e costringendo l’Amministrazione a riparazioni di fortuna sostituendo le vetrate distrutte con pannelli di legno che accentuano ulteriormente lo stato di abbandono in cui versa da troppo tempo.

Attualmente l’auspicio dell’Amministrazione sarebbe quello di aggiudicarsi il bando del Ministero dell’Interno per ottenere la relativa erogazione dei fondi necessari (previsto un investimento pari a dieci milioni di euro) per dare corso all’iter che consentirebbe di realizzare l’HUB della Cultura e del Turismo. Il Teatro Comunale si inserirà così in un insieme coordinato di interventi grazie ai quali potrà aprirsi allo spazio circostante, coinvolgere la città anche con attività all’aperto, diventare un punto di riferimento dell’intera zona cittadina.

Questo nuovo ‘Hub – nelle intenzioni dell’Amministrazione – diverrebbe così luogo dove la città si manifesta e si presenta al visitatore, con percorsi e proposte ‘Inclusive’, offrendo servizi e opportunità, che accolgano il turista per informarlo sulle offerte culturali della città e di tutto il territorio.

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L’ex teatro municipale

Su “Il Piccolo” è apparsa notizia che il Comune avrebbe decisa la demolizione, per ragioni di sicurezza, dell’ex Teatro Municipale: sull’area stessa saranno costruiti moderni e razionali uffici pubblici. Cadranno così coi vecchi muri, anche le ultime speranze di molti alessandrini che già vedevano ivi sorgere l’antico Teatro. Del bel Municipale, per sempre condannato, resterà soltanto il caro ricordo di giorni lieti del tempo che fu. Sappiamo purtroppo che non sempre volere è potere specie quando chi può non vuole, e indubbiamente l’abbandono del Municipale rende più difficile la risoluzione di questo annoso nostro problema. Ben lo comprende lo stesso Comune, poiché se un tempo il Municipale era considerato “u teater di sciuri?”, oggi la ricostruzione interessa tutta quanta la popolazione.

Esattamente centottant’anni fa, il 6 settembre 1772 dopo molto parlare di pubblico teatro, si poneva la prima pietra del Palazzo Municipale che doveva comprendere anche un Teatro dallo stesso titolo, su progetto dell’arch. Caselli. I lavori erano ultimati il 28 giugno 1775 e in quel giorno vennero assegnati per sorteggio i palchetti e le logge agli acquisitori: nell’elenco figurano i nomi delle maggiori nostre Casate talune delle quali mantengono tutt’ora il loro possesso.

La sera del 17 ottobre 1775 in occasione della Fiera d’autunno, grande inaugurazione con “Antigone”, opera del Maestro Bertoni, le cronache parlano di serata memorabile per sfarzo ed eleganza: molto lodata la sala, soprattutto il velario raffigurante Orfeo ed Euridice, egregio lavoro dei fratelli Galliari scenografi della Scala di Milano.

Sopravviene la Rivoluzione del 1789 ed il Teatro si chiude per ordine di Re Carlo Emanuele IV; si riapre coi francesi del 1798, poi con gli austro-russi del 1799 e ancora con Napoleone nel 1800, dopo Marengo. La sera del 5 maggio 1805 grande spettacolo in onore dell’Imperatrice Giuseppina; stanco per aver troppo cavalcato, Napoleone rinuncia alla serata, con delusione dei numerosissimi alessandrini accorsi!

Durante la Restaurazione le cronache tacciono per quasi mezzo secolo; si parla però di un riordinamento della Sala in cattive condizioni ed un progetto del Chiappe di Milano è presentato nel 1852. I lavori sono eseguiti dal Sala di Torino e dal nostro Chiodi: riapertura la sera del 7 ottobre 1854 con “Rigoletto” opera nuove per Alessandria (da quella sera Rigoletto ritornerà ancora 20 volte in nuove edizioni sul palcoscenico del Municipale!). Il pubblico si mostrò entusiasta; il rinnovato Municipale nulla aveva da invidiare ai teatri maggiori d’Italia; i quattro ordini di palchi (105 in tutto) e il loggione (la piccionaia o paradiso del popolino) erano riccamente decorati; un artista geniale torinese Gonin, aveva provveduto alle pitture; ammirati il sipario con Apollo e le Muse, il boccascena con Orfeo che ammansa le fiere; ricco il vestibolo su venti colonne e numerosi affreschi.

Si inizia per il nostro Massimo il tempo migliore; ben presto assume in campo musicale il rango di grande teatro e diventa banco di prova dei migliori cantanti prima di affrontare la Scala. Gli spettacoli si alternano a primavera e autunno con numerose opere liriche e durano fino al 1903, anno in cui il Municipale si chiude per ragioni di sicurezza. Una nuova riforma è affidata all’arch. Vandone, che con opportune modificazioni riesce a portare da mille a millecinquecento persone (malgrado i tre ordini di palchi rimasti) la capienza della sala. Inaugurazione la sera dell’11 marzo 1909 con “Gioconda”.

Dal 1909 al 1944 continueranno con alterna fortuna e con l’aiuto del Comune (la famosa “dote”) gli spettacoli di lirica, di prosa e rivista. In tutto il lungo periodo dal 1854 al 1944 non sono mancate le serate memorabili: nel 1858 il teatro ospita Vittorio Emanuele II ed il 1 maggio 1859 Napoleone III coi suoi generali famosi.

Nel dicembre 1805 la folla va in delirio per l’emulo di Tamagno, il concittadino De Negri che canta nel “Simon Boccanegra”; lo saluta nuovamente la sera del 10 giugno 1893 in “Otello”. Commovente la recita della nostra Virginia Marini il 4 luglio 1877 in “Signora delle Camelie”. Anche l’operetta ebbe momenti felici: basterà ricordare le ripetute recite di Gea della Garisenda, ancora vive nel ricordo. Negli ultimi anni fu notevole richiamo artistico il cosiddetto “Teatro Sperimentale” che ebbe il suo inizio proprio nella nostra città. Forse allora non fu ben compreso, cero trovò migliore fortuna altrove dove tutt’ora continua; la celebrità raggiunta da più di un artista (valga per tutti il nome di Gino Bechi che sempre ricorda il suo debutto al Municipale di Alessandria) sono prova della bontà di quella iniziativa.

La notte del 2 maggio 1944 le bombe hanno tutto distrutto e della bellissima sala dall’acustica perfetta, sono rimaste soltanto le occhiaie vuote dei palchi intorno: sopravvive nel suo passato non inglorioso. Nella definitiva distruzione ora progettata, facciamo che almeno non vada perduto il vestibolo fortunatamente salvato dall’incendio, e che fu già ottimo luogo di ritrovo per conferenze e musiche da camera.

Piero Angiolini  07-02-1953