Porta a porta ‘spinto’, liste di attesa in sanità, stranieri furbetti del reddito di cittadinanza: 2 in pagella per tutti! [Le pagelle di GZL]

di Graziella Zaccone Languzzi

 

 

1) Eccirisiamo ad “invocare” il metodo per la gestione rifiuti detto “porta a porta spinto”: “Differenziata, M5S: Col porta a porta non saremmo stati multati. Assessore: Non è vero, basta polemiche”. Chi lo propone dovrebbe fare un po’ di conti e mettere su una bilancia multe o costi provocati dalla gestione del metodo basandosi sullo ‘storico’, ossia su quanto già avvenuto in Alessandria. Il metodo “porta a porta spinto” è ideologico e viene introdotto principalmente laddove ci sono amministrazioni di sinistra. In Alessandria fu impostato e “imposto” dalla ex amministrazione Scagni nel 2005, in Provincia l’assessore all’Ambiente era Renzo Penna, poi subentrò Davide Sandalo e in quegli anni fu redatto un documento di indirizzo per la gestione rifiuti urbani e assimilati da due professionisti del settore: Attilio Tornavacca e Luca Rossi della ESPER srl, con la supervisione del dirigente provinciale Coffano. Di quel periodo possiedo i rapporti ambientali e un corposo dossier di 214 pagine. A gestire il “porta a porta spinto” fu la presidenza AMIU di Giorgio Bertolo con il vicepresidente Ezio Guerci, il consiglio di amministrazione era composto da nove consiglieri (ometto nomi per ovvi motivi di spazio), un direttore generale Paolo Parisotto, tre membri del collegio sindacale (dati da visura camerale del tempo dove sono elencati i loro enormi e ampi poteri). Al 31/12/2005, il comune possedeva al 100% il capitale sociale AMIU, poi venne ceduta una quota del 5% al Consorzio di Bacino Alessandrino, e il capitale sociale in quella data era di 5.700.000,00 euro. Nel 2005 i dipendenti AMIU erano 162 e sempre nel 2005 i risultati di esercizio risultavano in pareggio. Questi dati sono a pag.75 del volume sul Bilancio Sociale 2005 dell’ex sindaco Scagni. La Scagni nel 2007 perde le elezioni e arriva l’amministrazione Fabbio, che si ritrova due anni di “porta porta spinto” in piena funzione. L’amministrazione Fabbio quando subentrò si trovò questo quadro: cinque milioni di euro all’anno di disavanzo creato dalla filiera del rifiuto a partire dal 2005 quando il “porta porta spinto” entrò in vigore, dagli oltre 42 mila euro di utile di esercizio si era passati con gli anni a seguire ad un deficit crescente, che ha toccato i 974 mila euro nel 2006, un milione e settecento mila nel 2007, e a salire in proiezione nel 2008. Se il personale nel 2005 contava 162 dipendenti si è passati a 180 nel 2006, 200 nel 2007 fino a 211 nel 2008, più 3 cooperative da 12 dipendenti l’una per movimentare fuori e dentro alle proprietà private i cassonetti da svuotare. Se agli odierni proponenti del “porta a porta spinto” non combaciano i fatti da me citati con date e numeri, in quanto Consiglieri hanno la possibilità di fare ricerca nella documentazione degli archivi comunali, atti che dovranno esserci per forza su ex AMIU e Comune. Il “porta porta spinto” costa ‘un botto’ per la gestione che richiede, senza contare le proteste quando il pubblico tornerà nelle proprietà private, ma questa è un’altra storia vissuta nel ruolo di promotore – componente del “Coordinamento SI diferenziare, NO porta a porta spinto”, un Coordinamento nato tra Alessandria, molte realtà del Piemonte, Emilia Romagna, Sardegna. Sulle proteste per le problematiche sorte in quel periodo sono in possesso di moltissimo materiale oltre a documenti, atti pubblici, convegni, articoli di giornali che conservo ancora. Con la gestione rifiuti siamo al medioevo, non è possibile riciclare tutto correttamente, non è possibile aumentare discariche, la tecnologia, la scienza è andata avanti ma le lobby del rifiuto sono potenti e hanno interesse che tutto rimanga così, sospesi a mezz’aria.
Voto: 2

 

2) Ecco la notizia: “Ospedali Piemonte: valutazione positiva sui piani per ridurre i tempi di attesa”.
A leggere solo il titolo mi è venuta in mente la canzone che cantava Mina, di cui il ritornello: “parole, parole, parole, soltanto parole e niente di più”. Sono anni che nella Sanità piemontese e alessandrina, chiunque sia al governo regionale annuncia che ci saranno tagli alle liste di attesa, e ogni volta rilevo il contrario, e un costante peggioramento. Producono piani e si danno valutazioni positive, nel frattempo l’ammalato sceglie di fare visite specialistiche a pagamento per poter accorciare i tempi e ‘saltare le code’ allo scopo di evitare un danno sanitario non preso in tempo. Faccio un esempio: per una cataratta oltre 24 mesi, una visita cardiaca sette mesi ed è ciò che è stato risposto ad un mio congiunto. Vabbè che c’è in caso estremo il Pronto Soccorso, ma la sanità non dovrebbe (non) funzionare così. Nessuna critica sulla professionalità e operato del personale medico ed infermieristico dei nostri ospedali, sono le lunghe liste di attesa la “bestia nera” di tanta buona operosità, e il motivo suppongo sia che il personale non è sufficiente. Ritorno sulle odierne “buone” intenzioni di politici e burocrati della sanità piemontese ed alessandrina, ma tra il dire e il fare come sempre c’è di mezzo il mare: “La Direzione Sanità e Welfare della Regione Piemonte e la Commissione regionale per il recupero ed il contenimento dei tempi di attesa delle prestazioni sanitarie hanno incontrato i direttori generali delle aziende sanitarie regionali per verificare lo stato di avanzamento del piano strategico e di monitoraggio dell’erogazione dell’offerta sanitaria sul territorio. In particolare, dopo un attento esame durante il mese di agosto, i piani delle aziende sono stati valutati positivamente dalla Commissione. Al fine di monitorare l’andamento di tali piani, sono stati previsti nei prossimi giorni dei confronti operativi con le direzioni generali per aree omogenee di programmazione. E’ stato condiviso l’obiettivo di utilizzare compiutamente, entro la fine dell’anno, le risorse assegnate mediante l’adeguamento degli orari di apertura degli ambulatori e delle sale operatorie e il coinvolgimento degli erogatori privati accreditati. Già da mercoledì 1° settembre si registrerà un ulteriore incremento delle attività, soprattutto sul versante ambulatoriale” . Questa è l’ennesima pagella sulle lunghe liste di attesa sanitarie, ne stilo una ogni volta che leggo certe notizie in merito, sempre uguali chiunque ci sia al governo regionale. Cambia la politica ma non i funzionari e i direttori generali, quindi non cambia mai nulla.
Voto: 2

 

3) Ci sono notizie che mi è difficile non trattare, e questa proprio non la lascio cadere: “Maxi-indagine: scoperti 30 extracomunitari ‘furbetti’ del Reddito di Cittadinanza. Attestavano falsamente la loro presenza in Italia da almeno 10 anni”.
Un bel risultato dei carabinieri di Casale Monferrato, in collaborazione con il Nucleo Ispettorato del Lavoro dei Carabinieri di Alessandria. Nell’articolo si trovano i particolari su rumeni, marocchini e nigeriani che nonostante fossero senza fissa dimora e con precedenti penali, alcuni dei quali anche ricercati, avevano ottenuto il reddito di cittadinanza senza averne titolo. Denaro estorto alle casse INPS. Ultimamente le forze dell’ordine riescono a scoprire queste situazioni, ad aprile ne hanno scoperto 84 a Caserta, 105 a Torino, 23 a Vibo Valentia: soggetti che non potevano percepire il reddito in quanto immigranti irregolari, ma anche italiani, inoltre alcuni condannati o in carcere per reati di varia natura, tra i anche associazione mafiosa. Truffa sul reddito di cittadinanza anche a Genova: a luglio scoperti 1.500 extracomunitari che vivevano nel centro storico senza il permesso di soggiorno che avevano presentato domanda ai Caf senza avere i requisiti per un danno all’Inps di oltre 3 milioni di euro, e questa per il 2021 è solo una parte. Nel 2020 la Guardia di Finanza e le Forze dell’Ordine ne hanno scovati e denunciati 5.868. Il reddito di cittadinanza è nato con uno scopo e con regole precise che tutti conosciamo. La mia domanda è: dove venivano presentate le domande che andavano all’INPS per ottenere il reddito di cittadinanza e mi riferisco ai vari CAF, come è possibile che non sia sorto il dubbio che la persona di fronte alla scrivania non avesse i requisiti per ottenere tale opportunità? Si legge su alcuni giornali locali che questi “furbetti” riuscivano a presentare l’istanza agli uffici INPS mediante un ignaro CAF del territorio, ottenendo così l’autorizzazione al ritiro del beneficio in un qualsiasi ufficio postale nazionale. CAF ignaro? Sono andata a vedere che documenti sono necessari per far partire la pratica: Fotocopia della carta di identità del richiedente; Codice fiscale del richiedente; Eventuale permesso di soggiorno; Se uno dei componenti del nucleo familiare ha già un lavoro: eventuale contratto di lavoro del componente; Attestazione ISEE 2021 in corso di validità. E allora come è possibile che siano riusciti ad ottenere tale diritto se nelle loro condizioni non avevano le carte da presentare? Ma quanta leggerezza, quanta confusione in questa Italia, su denaro che sarebbe dovuto servire ad aiutare famiglie con reali necessità e a trovare un lavoro? Ovviamente queste vicende indignano, e la “bandiera” dei 5 Stelle sta risultando un ‘goga mi goga’ che pesa come un macigno sulle casse INPS, anche se nei giorni scorsi in una intervista al Corriere della Sera il capo dei 5 Stelle Giuseppe Conte ha ribadito che “l‘Italia sul reddito di cittadinanza non può più tornare indietro. l’iniziativa del centrodestra spalleggiata da Italia viva, non potrà avere successo, perché il reddito di cittadinanza è un fatto di necessità oltre che di civiltà. Siamo stati gli ultimi in Europa ad avere introdotto questa misura che garantisce coesione e sicurezza sociale, cosa che non è possibile se milioni di persone vivono al di sotto della soglia di povertà”. Conte forse non ha ancora capito che siamo in Italia, paese pasticcione dove i furbi primeggiano e dove le cose vanno diversamente dal resto dell’Europa.
Voto: 2