L’attimo e il ricordo [Il Flessibile]

di Dario B. Caruso

 

In questi giorni di anniversari, drammatici perlopiù, mi è risuonata dolce e ridondante una frase pronunciata da Giorgio Strehler (del quale si è celebrato il centenario della nascita):
“Il teatro è stato scritto per l’attimo ma sedimenta nel ricordo”.

Quanta verità in così poche sillabe.
L’attimo che è fuggevole e il ricordo che è duraturo, ancor più collegato all’idea del processo di sedimentazione che fissa quanto è accaduto in maniera indelebile per l’eternità.

Sono la grandezza e la forza del genio, poche parole per esprimere un pensiero che altrimenti risulterebbe ineffabile.
Questo ci insegnano i grandi, di usare le parole con parsimonia, pacatezza e – laddove possibile – con giustezza.

Tra questi annovero Gino Strada.
Nonostante tutte le cose buone che ha fatto per gli altri, nel giorno della sua morte non è riuscito a guadagnarsi il primo titolo dei telegiornali, sopravanzato dalla notizia che i talebani hanno riconquistato Herat.