Suvorov o Suvarow, fu veramente un grande stratega [Lisòndria tra Tani e Burmia]

di Piero Archenti

 

Il nome del Principe Suvarow non compare su Wikipedia o, per essere più precisi, sembrerebbe che il nostro Piero Angiolini si sia documentato su testi che hanno modificato il nome di Suvorov in Suvarow.

Poco male considerando il fatto che il diretto interessato difficilmente sporgerà reclamo essendo stato in Italia nel corso della campagna di Russia tra l’aprile e il settembre 1799 contro le truppe rivoluzionarie francesi.

Infatti, fu proprio in quel periodo storico che l’esercito russo-austriaco guidato dal generale russo Alexsandr Vasil’evic Suvorov (Mosca 24-11-1729 /San Pietroburgo 18-05-1800) si scontrò con le truppe rivoluzionarie francesi.

Considerato uno fra i più grandi generali dei suoi tempi, vinse diverse battaglie contro i turchi e i polacchi, ottenendo prestigio e fama e passando alla storia come uno dei pochi generali a non essere mai stato sconfitto in una battaglia campale. Gli viene riconosciuta l’imbattibilità in più di 60 grandi battaglie, spesso cominciate in inferiorità numerica.

Dal 1777 al 1783 servì in Crimea e nel Caucaso divenendo tenenete-generale nel 1780 e generale di fanteria nel 1786. Dal 1787 al 1791 lottò nuovamente contro i turchi durante la guerra russo-turca del 1787 -1792 dove ottenne numerose vittorie; fu ferito due volte durante la battaglia di Kinburn (1787) e nel 1788 ottenne due grandi vittorie a Focsani e sul fiume Rymnik. Dopo l’ultima vittoria, Caterina la Grande creò Suvorov conte e la stessa cosa fece Giuseppe II del Sacro Romano Impero.

La campagna italiana di Suvorov si svolse nel Nord Italia tra l’aprile e il settembre 1799 e vide in lotta l’esercito russo-austriaco guidato dal generale russo Suvorov contro le truppe rivoluzionarie francesi. La campagna s’inserisce nel contesto della guerra della seconda coalizione e si concluse con la temporanea vittoria dei coalizzati e la caduta delle repubbliche sorelle filo-francesi.

A seguito dell’invasione nel 1798 della Svizzera, la Russia, alleata degli austriaci, inviò un esercito per liberare i territori elvetici occupati dai francesi che dal paese controllavano i passi alpini per l’Italia e minacciavano direttamente l’impero asburgico. Gli alleati insistettero perché le truppe austro-russe venissero guidate dal generale Suvorov, che però in patria era caduto in disgrazia, dopo la morte di Caterina La Grande (1729 – 1796), per aver criticato lo zar Paolo I; questi decise quindi di riabilitarlo e lo inviò con 20 000 uomini in Italia, dove gli austriaci lo nominarono feldmaresciallo.

La partecipazione del generale Suvorov fu determinante: i russi uscirono vincitori nelle battaglie decisive, sconfiggendo e costringendo due armate francesi a ritirarsi sui rilievi intorno a Genova, e facendo crollare il predominio della Francia in Italia.

A Suvorov fu ordinato quindi di marciare verso nord, attraverso il passo del San Gottardo per incontrarsi con l’altro corpo di truppe russe e quindi affrontare l’armata del generale Andrea Massena. Per diverse settimane, sotto il costante assalto di forze nemiche superiori di numero, le truppe di Suvorov attraversarono le Alpi in battaglia, sconfiggendo il generale Andrea Massena e consentendo a Suvorov di salvare un esercito esausto, uscendo dalla trappola e conducendolo ai confini dell’Austria.

Il nome di Suvorov risuonò in tutta Europa, ammirato sia dai suoi avversari che dagli alleati. Il famoso ammiraglio britannico Orazio Nelson, che avrebbe poi distrutto la flotta francese nella battaglia di Trafalgar del 1805, scrisse al Generalissimo: Sono riempito di onori, ma oggi ho ricevuto il premio più alto: mi è stato detto che sono come te”.

Due dei più grandi comandanti dell’epoca, Napoleone e Suvorov, certamente si conoscevano. “E’ un eroe, è un eroe miracoloso, è uno stregone!”, scrisse al nipote il Generalissimo russo del comandante Francese: Conquista sia la natura che le persone…Ha tagliato il nodo gordiano della tattica. Non preoccupandosi del numero. Attacca il nemico ovunque e lo colpisce. Conosce la forza irresistibile dell’assalto”. Bonaparte, a sua volta, fu molto più modesto nelle sue lodi, sostenendo che Suvorov aveva il cuore, ma non la mente del grande comandante.

Non fu possibile scoprire direttamente chi dei due fosse più abile nella guerra: non si incontrarono mai sul campo di battaglia. Suvorov, durante la sua vita (1730 – 1800), prese parte a sette grandi guerre, vinse 60 battaglie e, pare, non ne perse nemmeno una!

 

 

Suvarow

Un periodo assai poco conosciuto di storia nostra, è quello riferentesi all’occupazione austro-russa di Alessandria nel 1799, da parte del Suvarow. Il Principe Suvarow, Feldmaresciallo e insigne condottiero, fu mandato in Italia proprio in quell’anno 1799, per restaurare i Savoia in Piemonte, allontanati dai “giacobini” venuti in Francia. E’ noto il motto dei Suvarow: “ Toujour en avant et frappe”.

Da ricordare che dopo la rapida guerra d’Italia del Bonaparte nel 1796, e conseguente dominazione francese in Piemonte, le nostre popolazioni, inispecie quelle di campagna, erano rimaste fedeli al re e fortemente avverse ai cosidetti “giacobini”. Di quel tempo è infatti il massacro di una colonna di 400 rivoltosi, in massima parte contadini, che guidati dal medico Porta marciavano su Alessandria. Il Porta marciavano su Alessandria. Il Porta venne fucilato sulla piazzetta detta di S. Giuseppe davanti a Palazzo Ghilini (ora Prefettura) contro l’abside del Duomo vecchio.

Dal 1798, mentre Bonaparte era lontano in Egitto, le truppe erano comandate dal Gen. Moreau, il quale sia per il fermento delle nostre genti, sia per l’avanzarsi dalla Lombardia degli austro-russi, aveva riunito i suoi soldati intorno ad Alessandria appoggiandosi alla Cittadella. Di qui nel maggio del 1799, seguiva le mosse del Suvarow che avanzava tra Pieve del Cairo e Castelnuovo Scrivia; Moreau stava invece con le avanguardie tra Bassignana e la foce del Tanaro.

Per tre volte i cosacchi caricarono i dragoni di Victor, ma vennero sempre respinti; cadde ferito il Gen. Quesael tosto sostituito dal nostro Colli che molto si distinse per valore e ardimento. Infine la riserva Gardanne decideva per quel giorno l’incontro a favore dei francesi; in un rapporto si legge che molti russi piuttosto che arrendersi si gettarono nel fiume dove miseramente perirono; due ufficiali presi prigionieri chiesero di essere subito impiccati evitando il supplizio! Informato il Moreau, interrogò personalmente i due russi, che vennero immediatamente rilasciati liberi; si seppe poi che il Suvarow aveva fatto credere che i prigionieri dei “giacobini” venivano tutti bruciati sul rogo!

Qualche giorno dopo la battaglia era ripresa in direzione S. Giuliano e questa volta i francesi ebbero la Alessandria lasciando il Gardanne con 3000 uomini a difesa della Cittadella: il 24 maggio 1799 la città è occupata dalle avanguardie del Gen. Sechendorf e il 19 luglio il Suvarow nei pressi di Novi sgombra il Piemonte dai francesi, sconfitti con si gran numero di morti che, a quanto si disse, l’aria restò infetta per parecchio tempo!

La Cittadella era caduta il 16 luglio dopo furioso bombardamento, ben diretto da due alessandrini, Chiodi e Bragione, che avevano piazzato le batterie agli Orti. Liberata la città dai francesi, seguirono grandi feste, civili e religiose; particolarmente ammirati gli ufficiali russi, grandi frequentatori del nostro Teatro Municipale, dove la stessa opera-ballo fu ripetuta per 40 sere consecutive, caso mai verificatosi ne prima ne dopo di allora.

Il Suvarow richiamato dal suo Imperatore, lasciava Alessandria proprio nel mentre Bonaparte rientrava a Parigi dall’Egitto, preparando la riscossa che ebbe poi nome Marengo.

Piero Angiolini 22-01-1955