Scherza coi fanti ma lascia stare i santi…cristiani o ortodossi [Lisòndria tra Tani e Burmia]

di Piero Archenti
Tutto iniziò con una lettera non firmata che il nostro Piero Angiolini, nel lontano 1951, fece sua con una lettera indirizzata al Comune di Alessandria, sollecitandolo a raccogliere la richiesta di un anonimo lettore tesa a rilocalizzare altrove la cappelletta Agosti-Pozzi situata in via Guasco angolo via Canefri.
Una lettera, quella di Angiolini, tesa a convincere l’Amministrazione comunale dell’epoca a rivedere la sistemazione in altro sito della cappelletta che nel ‘400 venne realizzata in occasione di una pestilenza che fece parecchie vittime fra la popolazione.
 
Da allora la nostra città, così come parecchie altre città sparse per il mondo intero, ha dovuto convivere con numerose epidemie che, poco o tanto, hanno falcidiato intere popolazioni sulla faccia della terra. Sì è vero che la medicina odierna ha trovato il modo di affrontare queste epidemie con l’uso della scienza, la quale, obiettivamente, ha fatto passi da gigante ma…c’è sempre un ma, è anche vero che in ultima analisi, quando tutto quanto ci frana sotto i piedi, invariabilmente ricorriamo alla fede, non importa quale, purché sia fede!
E la fede certamente non fa difetto ai nuovi utilizzatori della chiesetta in oggetto (da qualche tempo passata di mano diventando Chiesa Ortodossa) se hanno deciso di dedicarla a San Nicola Taumaturgo Arcivescovo di Myra in Licia trasformando così la chiesetta cattolica, come recita la targa apparsa sul frontespizio, in Chiesa Ortodossa del Patriarcato di Mosca.
A questo punto però, suggerirei al Comune di Alessandria, responsabile delle targhe esposte molti anni fa all’esterno dei monumenti di importanza storica, perlomeno di modificarne il titolo dal momento che non si tratta più della Chiesetta della Beata Vergine Assunta, come recita la targa da molti anni posta all’esterno della chiesetta, e stupidamente imbrattata da ignoti con lo spray, sorta in relazione alle epidemie di peste come testimonia un dipinto al suo interno con San Rocco e la Madonna. La targa ricorda infine che la Chiesetta fu ricostruita nel 1788-90 dal conte Agosti, avvocato dei poveri.
Concludendo, le lettere di cui abbiamo accennato all’inizio, risalgono a settembre-ottobre del 1951 ma, considerando che attualmente ci troviamo nel 2021 e stiamo da un anno e mezzo vivendo una pandemia provocata da un virus che ha già falcidiato migliaia, anzi, milioni di vittime nel mondo intero, forse sarebbe bene continuare a lasciar stare la cappelletta, cristiana o ortodossa che sia, dove si trova…non si sa mai… come dice il proverbio, “scherza coi fanti ma lascia stare i santi”…anche se sarebbe bene che qualcuno facesse  notare gli alessandrini del…cambio di inquilini!
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Trasferire la chiesetta di via Guasco ang. Via Canefri.
  Un angolo che potrebbe essere migliorato è l’incrocio di via Plana con via Guasco + via Canefri e via Boidi è sorto un grandioso palazzo di quattro piani, oltre il terreno, in via Plana e di sei piani verso via Guasco. Una vasta terrazza lo abbellisce: è sorto sulle rovine dell’ex sede dell’A.C.I.
  Per tale costruzione si è venuta a costituire una discreta piazzola prospicente il palazzo. Ma sulla piazzola sorge la cappelletta Agosti-Pozzi, che sporge sulla piazzetta malamente e strozza la via dei Guasco, perché lo spigolo sinistro di essa è di sghimbescio fino a metà del marciapiede.  La cappelletta intanto, è mal ridotta per la ingiuria del tempo e per l’incuranza di chi vi dovrebbe provvedere.
  Non la si potrebbe togliere, riedificandola in altro sito? Non vi potrebbe essere un’intesa fra il Comune per la cessione di altro terreno e le autorità preposte al culto di quella Cappelletta? Certamente non si deve privare parte della cittadinanza di un luogo pio. Si vorrebbero semplicemente veder ampliate una via ed una piazzetta, trasferendo altrove il piccolo edificio Agosti-Pozzi. Verrebbe coì ad essere convenientemente sistemato un altro angolo della nostra città. Un cittadino.  Lettera non firmata   19-09-51
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La chiesetta dell’Assunta in via dei Guasco.
Su queste colonne un concittadino, appassionato di urbanistica, ha giustamente proposto di dare maggior spazio al breve largo di via dei Guasco, di fronte al grattacielo, ricostruendo altrove la Chiesetta dell’Assunta, oggi rimpicciolita e soffocata dall’alta mole del nuovo edificio.
E’ una questione non priva di interesse che ha un lontano precedente. Risulta infatti che problema simile hanno risolto i nostri padri nel lontano 1651, proprio nella stessa via, quando nel cosiddetto “Cantone di Betlemme” venne poi ricostruita l’antica chiesa di S.M. di Betlemme, ora sconsacrata. Con un arretramento si era opportunamente allargata la vecchia strada del Carmine, poi intitolata ai Guasc, creando una specie di piazzetta, ufficialmente rimasta senza nome, ma dal popolo detta di S. Croce, ed oggi comodo mercato rionale. Pur nella sua modestia, la piazzetta ebbe in passato una certa notorietà, in quanto nel 1728 vedeva favorito il via-vai davanti al nostro primo teatro di Casa Guasco e nel 1796, al tempo della repubblica francese, vedeva piantato uno dei tre alberi della “Libertà” intorno al quale festosa danzava, la gioventù di allora.
E’ possibile ripetere nel 1951 quanto lungo la stessa via, hanno saputo fare i nostri vecchi, giusto tre secoli fa? Sappiamo così scrivendo, di turbare i sonni del venerando Canonico Stornini che dal 1898 è geloso custode della chiesetta dell’Assunta, un tempietto in verità privo di ogni valore artistico e storico. Sul finire del 400,  in occasione di una pestilenza più grave del solito, in diversi punti della città, per voto pubblico, vennero costruite alcune edicole e cappellette, dedicate a S. Rocco, protettore della peste: tra queste vi era anche la cappelletta in questione. Risulta da documento del 1620 che, in seguito, al nome di S. Rocco si aggiunse quello della famiglia dei Mandrini, proprietari delle case presso la nostra Chiesetta da loro fondata al posto della cappelletta originale.
Nel 1788 il patronato interviene, per acquisto delle case dei Mandrini, ad altra famiglia di nome Agosti, e fu Francesco Agosti, avvocato dei poveri, nel 1790 faceva ricostruire col titolo dell’Assunta, la Chiesa secondo il modello attuale. In appresso, per ragioni ereditarie, la Chiesa passa nel 1850 ai Melazzi, indi nel 1896 ai coniugi Pozzi-Campanella, che i nostri vecchi ancora ricordano. Oggi compatroni sono taluni eredi della signora Campanella, nomi di famiglie assai note in città. Evidentemente di tratta quindi di proprietà privata o quasi: pensiamo che nulla possa fare la Curia vescovile, che pur ne avrebbe indiretto vantaggio in quanto col suo antico palazzo Inviziati, ora Vescovado, chiude proprio uno dei lati, forse il più importante, del piccolo Largo. Da notare che alla Chiesa dell’Assunta è annesso anche un fabbricato civile che da un diverso ordinamento del luogo troverebbe sicuro giovamento.
Vorrà il Comune interessarsi della faccenda? O, meglio ancora, potrà questo benedetto piano regolatore che da un decennio occupa e preoccupa tanta gente, sistemare in un prossimo domani, una zona così centrale, già malfamata, il cui risanamento servirà altresì a cancellare un triste ricordo del passato? Ai nostri figli l’ardua risposta.     ANGIOLINI  29-09-51
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La chiesetta dell’Assunta – Ne è contestata la proprietà – Lasciamola stare dov’è, ci scrivono da Milano.
 Mi sia permesso dall’amico Angiolini di rettificare qualche piccola incertezza riscontrata nella sua cronistoria relativa alla chiesetta dell’Assunta, pubblicata due numeri or sono ne “Il Piccolo”. Si tratta di particolari venuti in luce da una contestazione insorta proprio in questi giorni tra alcuni interessati, particolari che non potevano quindi essere noti all’erudito scrittore delle vecchie cronache alessandrine.
 Sta bene che la chiesetta di cui trattasi era pervenuta dalla casa dei Mandrini alla famiglia Agosti, ma per la morte della contessa Donna Francesca Agosti ved. Melazzi, ne rimasero eredi per una metà il marchese Don Cesare Cuttica di Cassine e per l’altra metà le damigelle Amalia, Emilia e Lucrezia, sorelle Cordero di Montezemolo, i quali a loro volta con atto 2 aprile 1868 a rogito Lanzavecchia, vendettero le loro ragioni di proprietà al sig. Guglielmo Pozzi.  Nella vendita si dichiara esplicitamente che era compresa ogni ragione o diritto di proprietà e di uso già spettanti alla famiglia Agosti sulla cappella vicina alla casa in capo all’isolato fra la contrada della Gambarina (ora via Canefri) e del Carmine (ora via Guasco).
  I detti beni per testamento del Guglielmo Pozzi 2 luglio 1885, rogito Badò, passarono ai suoi nipoti eredi universali Giuseppe e Luigi Pozzi fu Sebastiano, mentre alla moglie Caterina Campanella fu lasciato solo l’usofrutto ed alcuni fondi ben designati a titolo di legato. Detti stabili pervennero poi in parti uguali ai viventi Randolfo Pavese e Palmina Pavese, per testamento 4 agosto 1915 del Giuseppe Pozzi e per atto di acquisto 3 dicembre 1919 rogito Viazzi, dal Luigi Pozzi. Il Randolfo Pavese e la Palmina, contestano quindi ogni diritto agli eredi Campanella sulla chiesetta in questione per quanto essi nel 1947 l’abbiano fatta intestare arbitrariamente e senza alcun titolo a loro capo all’ufficio catastale.
  Ora il Randolfo Pavese e Palmina intendono far valere quelli che essi ritengono i loro diritti legittimi sulla proprietà della chiesa: hanno iniziato causa col patrocinio del sottoscritto contro gli eredi Campanella e la prima udienza è fissata per il giorno 12 dicembre p.v.. In attesa quindi che la questione sia dipanata dal Magistrato, è bene che i dati di fatto vengano accertati e riferiti nella loro esattezza come risultano dai titoli e da documenti, affinché nessuna delle parti sia pregiudicata. E’ per questo che il sig. Angiolini vorrà scusarmi se mi sono permesso di chiedere questa rettifica.  Avv. Ettore Porrati.  13-10-1951
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Lasciamo stare la chiesetta dell’Assunta.
Dal dott. Alfredo Colarcasl d.Milano riceviamo: Mi permetto di elevare la mia ferma protesta circa l’articolo di recente comparso sul Piccolo, sulla chiesetta dell’Assunta in via dei Guasco, in cui il cronista, firmatosi Angiolini, sullo spunto precedente di un concittadino che si dice “appassionato di urbanistica” (mentre io gli direi appassionato di incompetenza) fa una specie di cronistoria, definirei inutile.
Che male può fare l’umile, semplice chiesetta dell’Assunta, che se ne sta li a due passi dal nuovo fabbricato civile – di dubbio gusto e stonante con le case vicine -? Dà fastidio la piccola chiesa antica? Come se abbattendola risultasse una piazza larga come piazza Garibaldi o della Libertà. A Milano, la piccola chiesa di S. Babila, nel cuore della città, attorniata da veri grattacieli, sta lì discreta ed amata e non stona per niente.

Così deve essere della piccola chiesetta dell’Assunta, che tutti i veri epuri alessandrini di nascita e di sentimento amano come una cara cosa piccola e umile, come una buona nonnetta che non fa male a nessuno ed è indulgente con tutti. Il concittadino “appassionato di urbanistica” ed il cronista Angiolini sono pregati di rivedere con un po’ più di sentimento le loro concordi opinioni. La chiesetta dell’Assunta ha diritto anche essa a vivere ed a mettere una nota di sicura poesia in mezzo alla prosa brutale del cemento armato arido e freddo.  Dott. Alfredo Calorossi  13