Interferenze [Il Flessibile]

di Dario B. Caruso

Che strano periodo.
L’autoradio lancia segnali preoccupanti, ci sono rumori che interferiscono costantemente.
Ricordavo questi disturbi nei pomeriggi domenicali degli anni Ottanta allorquando accendevamo le radioline per ascoltare “Tutto il calcio minuto per minuto” e ascoltavamo voci leggendarie (che non esistono più) raccontare un calcio leggendario (che non esiste più).
Enrico Ameri, Sandro Ciotti, Alfredo Provenzali, Roberto Bortoluzzi e truppa animavano i nostri cuori.
Tra un collegamento e l’altro faticavamo a trovare la giusta posizione dell’antenna, la narrazione delle azioni si alternava a

shshsh…

crrrrrrrrrrrr…

zzzzzzzz…

l’avventura non era tanto ascoltare la trasmissione radiofonica ma quella di riuscire ad ascoltarla. E il risultato della squadra tifata era importante ma non vitale.

Subivamo le stesse interferenze con l’apparecchio televisivo.
Quell’antenna ingombrante sopra la tivvù veniva orientata nello spazio nella speranza di trovare il nord e cavalcare l’onda giusta.

Oggi le interferenze hanno carattere differente.
È fin troppo evidente, siamo circondati da esse. Tutto interferisce su tutto.

La carta stampata è interferita, ogni parola scritta è disturbata da migliaia di altre parole dette che come teredini si abbarbicano a ciascuna lettera rendendola differente.

Il nostro orecchio è interferito, ogni parola ascoltata è inquinata da altre che si sovrappongono; giungono mangrovie di sillabe che ci fanno perdere le sillabe d’origine.

La nostra vista è interferita, la virtualizzazione delle forme e dei colori ci induce a smarrire la forma prima.

Il nostro olfatto è interferito, ci sono pizzerie che servono sushi, sushi che servono tortillas, messicani che servono involtini primavera e cinesi che servono pizza. Quando arrivi a casa desideri un semplice spaghettino al ragù, anzi in bianco con una noce di burro.

Perfino il nostro tatto è interferito, è facilissimo confondersi tra i generi: maschietti che si depilano accuratamente per essere sportivi aerodinamici, rockstar agée come Louise Veronica Ciccone che lasciano deflagrare pelurie ascellari. Sono sicuro che – interferiti come siamo – ciascuno di noi nel segreto delle proprie case predilige carni lisce o villose senza alcun ritegno.

Le interferenze fanno parte di noi.

Sono tornate prepotentemente alla ribalta e dunque non è il caso di farsi sorprendere.

Sarebbe il caso di far approvare una legge che imponesse a ciascuno di interferire un 10% in meno sul resto del mondo; in questo modo assieme alla transizione ecologica potremmo parlare di transizione etica e sociale.