Per la zona aeroporto un’idea bizzarra al giorno, basta non farci l’ospedale! Ma parliamo anche di dog sitter e ristorazione [Le pagelle di GZL]

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di Graziella Zaccone Languzzi

 

 

1) E’ bastato che uscisse la notizia della proposta del Sindaco Cuttica di Revigliasco di collocare il nuovo ospedale di Alessandria nell’area aeroporto, che subito quell’area, ormai abbandonata per quasi tutto l’anno e utilizzata giusto dai ‘baracconi’ qualche settimana all’anno, diventasse zona verde di pregio, e assolutamente indispensabile. Una farsa, vogliamo dircelo chiaro? Ecco proposte tipo “Fare vela ad Alessandria? Usiamo il prato!”: la proposta della Lega Navale per la zona aeroporto”.
In breve: “Nell’ultima puntata di Pop-Al il presidente della Lega Navale Italiana di Alessandria Paolo Bobbio ha fatto una curiosa proposta che coinvolgerebbe la zona aeroporto, al quartiere Orti. “Perché non fare vela anche qui, anche se non abbiamo il mare? Abbiamo circa 34 ettari di prato. Potremmo portare i cosiddetti “carri con le vele”, dei kart con delle vele da windsurf al posto del motore. Il beach o land sailing è molto diffuso nel mondo, meno in Italia vista la mancanza di spazi aperti “ne ho già parlato col presidente dell’Aeroclub di Alessandria e al nostro delegato regionale. In Italia c’è solo un raduno nazionale, in Sardegna. Gli appassionati si avvicinerebbero se rendessimo disponibile questo spazio. Ne riparleremo il 4 e 5 settembre quando, in occasione della manifestazione in Cittadella sull’ambiente, potremo già portare una proposta di progetto definitivo”. Come mai quest’idea non è mai emersa negli anni passati, in modo da dare dignità ad uno spazio allo stato brado perché terra di “nessuno” (Demanio) trascurata ed impraticabile? Ora che si parla di ubicare un bene primario per la città in un’area adeguata, vicino all’elisoccorso, agli ospedali esistenti Sant’Antonio – Biagio e Arrigo e al Borsalino, all’università e al futuro campus universitario, alla scuola infermieri, nascono fantasiose alternative.
Dice bene l’articolo: “è una curiosa proposta”, mentre più sensato sarebbe invece, a prescindere dal progetto ospedale, spostare l’Aeroclub altrove, in aperta campagna e non ha ridosso di un quartiere popoloso come gli Orti.
Personalmente faccio il tifo perché l’area sia utilizzata per la realizzazione del nuovo ospedale, anche se c’è chi parla di area esondabile. Ma attenti: nella zona nord della città,
coinvolta dalla disastrosa alluvione ’94, è già stata autorizzata la collocazione di nuove costruzione come capannoni commerciali praticamente a ridosso del fiume, aperte moltissime attività in locali di imprese pesantemente alluvionate, e forse alcuni, in regime della Legge 288/97 sulla rilocalizzazione, avrebbero dovuto essere abbattuti. Se gli Enti decisori tecnici ed istituzionali in materia di sicurezza idrogeologica hanno permesso tutto ciò che si vede nella zona nord, vuol dire che nell’area verde aeroporto ci può stare anche il nuovo ospedale (peraltro ormai esistono tecniche di costruzione che possono tener conto anche del rischio esondazioni). Se invece e quell’area non è idonea per l’ospedale, non dovrebbero esserlo per null’altro. Non siete d’accordo?
Voto: 2

2) Questa è una notizia interessante: “In Piemonte il dog sitter diventa una professione: la Regione approva una legge”.
Il Consiglio regionale del Piemonte ha approvato il disegno di legge che prevede l’istituzione di un elenco regionale dei dog sitter. Lo scopo dell’elenco regionale è offrire ai proprietari di animali da compagnia i nominativi dei soggetti professionalmente formati, che in Italia si stima siano circa 54mila. Il nostro paese è al secondo posto in Europa per il possesso di animali da compagnia. Secondo un rapporto del Censis del 2019, in Italia gli animali domestici sono circa 32 milioni, di cui 7 milioni sono cani e 7,5 milioni gatti. L’Albo dei dog sitter è stato proposto dal capogruppo di Forza Italia Paolo Ruzzola, e con la maggioranza di centro destra è stato votato a larga maggioranza anche dal Movimento 5 Stelle. Il PD si è astenuto essendo nè a favore né contrario, spiegando che sarebbe stato utile essere più inclusivi verso tutti gli animali da affezione, mentre Luv si è dichiarato contrario dopo aver presentato ventisette emendamenti, tutti respinti e decaduti ad eccezione di uno. Il Proponente capogruppo Ruzzola ha sottolineato come quello del dog sitter stia diventando un ruolo sempre più qualificato e professionale. La legge definisce la figura dell’accompagnatore di cani, attraverso competenze acquisite in corsi di formazione specifici. Sempre più persone si stanno rivolgendo a questo tipo di servizi piuttosto che alla pensione per cani, e fare il dog sitter è un lavoro di tutto rispetto che può garantire anche un discreto stipendio. Le tariffe di un dog sitter partono da un minimo di 7 euro all’ora fino ad arrivare a un massimo di 20 euro. La tariffa più diffusa è di 11 euro l’ora, recandosi al domicilio del proprietario del cane. Se invece è il pet sitter ad ospitare il cane in casa propria può chiedere dai 20 ai 30 euro al giorno. Un lavoro ideale per gli amanti degli animali e per chi desidera autonomia nella gestione degli orari, con la possibilità di lavorare da casa. Il dog sitter è considerato dagli esperti del settore una delle professioni del futuro visto il ruolo che gli animali rivestono nella nostra società, ormai parte affettiva della famiglia.
Voto: 8

 

Fipe Business School: arriva ad Alessandria il corso per ristoratori di successo CorriereAl 23) Settimane fa un prestigioso hotel alessandrino denunciava ai media di essere costretto a restare parziamente chiuso per mancanza di personale. Per poter attivare il servizio completo, che comprende il gastronomico, sono necessarie due persone in più in cucina, ma non ci sono candidati da selezionare per il ruolo. Viene offerto un contratto a tempo indeterminato e, in base alle necessità necessità, anche vitto e alloggio: segno evidente che la ricerca è ad ampio raggio, non certo solo cittadina, o locale. Segnalazioni simili si moltiplicano in diverse parti d’ Italia. Sembrerebbe uno scherzo, dato l’altro tasso di disoccupazione, ma è tutto vero. Un po’ ovunque scarseggiano cuochi e camerieri, personale di cucina e di sala. Come in coro i ristoratori dicono che la colpa è del reddito di cittadinanza, che invece di creare lavoro ha creato solo disoccupazione. La questione ovviamente è un po’ più complicata, ma certamente in un Paese come il nostro, dove il lavoro è pagato poco e i trasferimenti lavorativi hanno costi rilevanti (economici e psicologici), la politica dell’elemosina ‘a pioggia’ avviata dai Governi Conte certamente non stimola le persone a rimboccarsi le maniche.
Ma ho interpellato un giovane diplomatosi quattro anni fa nel prestigioso Istituto Artrusi di Casale Monferrato, ponendo il problema specifico del personale del settore ristorazione, e così mi ha risposto: “Io sono stato fortunato. Uscito dalla scuola ho subito ricevuto offerte di lavoro da fuori regione e le ho accettate tutte, perché dovevo iniziare a lavorare sul campo, fare esperienza. Ho trovato subito contratti regolari: sei mesi, tre mesi, stagione intera. Dove mi hanno chiamato ho accettato. Ho lavorato il Liguria, in Veneto, in Toscana, in Val d’Aosta, in alberghi a 4 e a 5 stelle. Dove ho lavorato ho ricevuto sempre stipendio adeguato (non da fame o sfruttamento) giusto orario, giornata di riposo e ovviamente vitto e alloggio. Durante il lockdown ne ho approfittato per potenziare francese, inglese e per una ìinfarinatura’ di tedesco, ma vorrei imparare anche altre lingue come lo spagnolo, perché potrei accettare lavoro anche fuori dall’Italia. Ora faccio la stagione giugno-settembre in un 5 stelle in una località prestigiosa in montagna e ho già un futuro ingaggio a partire dall’autunno. Ovviamente in giro c’è di tutto. Anche realtà con orari stressanti e straordinari non pagati, magari proposte ‘in nero’ e così via. Ma la gran parte degli imprenditori del settore lavora in regola, ed è rispettosa del personale. Sono consapevoli che se un cameriere o un cuoco si sente tutelato lavorerà sicuramente meglio, e ne trarranno certamente beneficio il cliente e l’azienda stessa”. Ho fatto il mio giro nel web e ho trovato molto materiale in merito: “Volete i lavoratori? Pagateli”. Il sindacato Anls (Associazione Nazionale Lavoratori Stagionali) racconta un’altra storia: “Orari da sfruttamento e poche tutele”. Nel 2018 a Roma è stato siglato il primo “Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per i dipendenti dei settori dei Pubblici Esercizi, della Ristorazione Collettiva e Commerciale e del Turismo”. Per completare allego la “Tabella retributiva dei Pubblici Esercizi, Ristorazione Collettiva e Commerciale e Turismo (Confcommercio)”.
Voto: 3