Quando la sirena di Borsalino chiamava a raccolta e…non solo! [Lisòndria tra Tani e Burmia]

di Piero Archenti

 

Chi, come chi scrive, è nato in Alessandria nel ’41, non può essersi scordato la sirena della fabbrica Borsalino, poiché buona parte della vita della città era scandita dal suono di quella sirena.

Suonava sei volte al giorno: alle 7,40 e7,55 al mattino, e a mezzogiorno, per avvisare che era giunta l’ora di andare a mangiare. E poi di nuovo alle 13,40 e 13,55 del pomeriggio, per finire alle sei, a fine turno. Ecco, quella delle sei era la sirena che piaceva di più!

Era uno spettacolo vedere le “borsaline” (questo era il soprannome che gli era stato dato) quando uscivano dal portone di via Cavour, per correre a casa a preparare la cena o, se ancora non erano sposate, salutare il filarino che le stava aspettando e, sottobraccio, andare a fare una passeggiata nella “vasca” di Corso Roma.

Qualcuna, per la premura, finiva con le ruote della bicicletta fra le rotaie del tramwai, e allora la caduta era assicurata, ma c’era sempre qualcuno che le dava una mano per risollevarsi.
Ma la sirena di Borsalino ha anche contrassegnato i terribili momenti della guerra, quando la sirena suonava per avvisare gli alessandrini che era ora di raccogliere baracca e burattini e andare di corsa nei ricoveri antiaerei e pregare il Signore che ci aiutasse ad uscire vivi dai bombardamenti.

Insomma, senza che ce ne rendessimo conto, la sirena era il nostro orologio, ci diceva quando era l’ora di andare al lavoro, e se era l’ora di andare dove ci pareva al termine della giornata lavorativa.
L’avevano sistemata in cima alla ciminiera, oltre “canale”, e da lì dominava l’intera città. A proposito, con un pò di lungimiranza la potevano anche salvare, almeno quella!

Cosa volete mai, Alessandria è sempre stata in mano ai demolitori, quasi mai difesa dagli edificatori! L’ultima volta che la sirena ha suonato è stato nel 1983, quando morì il Sig. Teresio per accompagnarlo da casa sua, in via Cavour, fino al cimitero.

Però non si può parlare del Sig. Teresio senza citare Giovanna Raisini Usuelli (1916 – 2012) la quale era l’ultima erede della famiglia Borsalino. La Usuelli era entrata a far parte della famiglia di cappellai più famosi al mondo sposando, nel 1947, Teresio Giuseppe Lazzaro Borsalino “Detto” Nino, nipote di Teresio Borsalino.

“La morte di Giovanna Raisini Usuelli rappresenta una grave perdita per l’azienda Borsalino – dichiarò Roberto Gallo, all’epoca presidente e proprietario dell’Azienda il giorno della sua morte nel febbraio 2012 – e con l’ultimo successore diretto della famiglia si chiude un racconto epico iniziato con il fondatore Giuseppe Borsalino, la cui visione avanguardistica e pionieristica offre modelli di businnes ancora oggi validi e di grande interesse per noi”.

Donna dal carisma e dal temperamento tutto emiliano, in un articolo del febbraio 2012 a firma di Consuelo Occhiuto, ebbe modo di rilevare nel corso degli anni un ruolo d’immagine sempre più importante all’interno dell’azienda. Fu grazie a lei che, quando l’azienda fu rilevata nei primi anni novanta dalle famiglie Gallo e Monticone di Asti, Giovanna si fece promotrice della memoria storica e del savoir faire del cappellificio, inaugurando il Museo del Cappello Borsalino di Alessandria dove (lo speriamo ardentemente) dovrebbero essere tutt’ora conservati oltre 2.000 “pezzi” all’interno delle vetrine firmate da Gardella.

Nei giorni in cui fu abbattuta la famosa ciminiera – riportò Piero Bottino – comparve anche una poesia in rime baciate. Cominciava così: «Salve, sono la Ciminiera/ Sì, lo so, si è fatta sera/ e le ruspe lì di sotto/ stan per fare il quarantotto/ Sono inutile, son vecchia/ ma Alessandria in me si specchia». Potrebbe essere l’epitaffio di Giovanna Usuelli, l’«ultima dei Borsalino».

Trascorrono pochi anni e il 12 ottobre 2016 muore improvvisamente Roberto Gallo, l’imprenditore astigiano che fino al 2013 ne fu amministratore unico. Dopo alcuni anni di peripezie giudiziarie finalmente la fabbrica risulta essere definitivamente di Philippe Camperio amministratore della società Haeres Equita srl che, dall’estate 2018, è il patron unico della fabbrica che, a Spinetta Marengo, continua a produrre i cappelli più famosi del mondo e, naturalmente, depositaria del relativo e prestigioso marchio. Detto questo, che dire se non augurare con tutto il cuore “lunga vita alla Borsalino”, se lo merita!

 

Foto 1 –  Uscita delle operaie dalla vecchia fabbrica                       

Foto 2 – Ciminiera della Borsalino “oltre canale”

Foto 3 – Giuseppe e Teresio Borsalino

Foto 4 ­- Giovanna Raisini Usuelli, moglie di Teresio                                                                           

Foto 6 – La nuova fabbrica a Spinetta Marengo