Rifondazione Comunista: “Recovery plan o assalto alla diligenza?”

Abbiamo letto il “Recovery Plan” del Piemonte, varato dalla giunta regionale. Alle Regioni e alle amministrazioni locali, spetta il compito di inserirsi nel piano nazionale, in modo da coniugare le sfide nazionali ai bisogni locali. Si richiedeva uno sforzo strategico, una capacità di visione. Secondo il nostro parere, tutto questo manca nella proposta della giunta Cirio.

Si fatica a vedere una traccia di futuro. Sono previsti investimenti per 27 miliardi di euro, divisi in 1.273 progetti, si notano enormi differenze tra territori, Vercelli ha presentato 334 progetti e Asti 195, Alessandria 34, Cuneo 39. L’unica strategia che notiamo è un assalto alla diligenza, una lista della spesa con dentro di tutto. Si leggono grandi contraddizioni, che non capiamo come possano inserirsi nelle direttive, già discutibili, dell’Unione Europea. Progetti di asfalti e rotonde stradali, finanziamenti alle stazioni sciistiche e al settore estrattivo. Finanziamenti a progetti collegati al terzo valico, alla Federalberghi. Il limite che evidenziamo è, che anche su progetti con obiettivi condivisibili, non si riesce ad avere lo sviluppo e lo schema dello stesso per avere una conoscenza più approfondita sugli obiettivi e gli sviluppi che ricadranno sul territorio. Siamo una provincia con 187 comuni, un’età media di 50 anni, con 420 017 abitanti, dove il territorio è per 3/4 montuoso o collinare.

Vogliamo ora concentrarci sulle proposte della nostra Provincia. Sono presenti:

MISSIONE N° PROGETTI VALORE

M1
DIGITALIZZAZIONE, INNOVAZIONE COMPETITIVITA’ E CULTURA
10
€ 290.980.000

M2
RIVOLUZIONE VERDE E TRANSIZIONE ECOLOGICA
13
€ 513.998.000

M3
INFRASTRUTTURE PER UNA MOBILITA’ SOSTENIBILE
4
€ 257.376.844

M4
ISTRUZIONE E RICERCA
1
€ 1.400.000

M5
INCLUSIONE E COESIONE
6
€ 824.495.000

M6
ASSISTENZA SANITARIA
0
€ 0.00

Quello che si può notare, è la mancanza di progetti nella missione M6. In una provincia, dove i problemi della sanità pubblica e territoriale, sono presenti ormai storicamente, dovuti alle politiche di tagli e alle miopi logiche delle ASL e delle Aziende Ospedaliere, nessuno ha sentito il bisogno di articolare un progetto rivolto a una politica e presenza sanitaria pubblica nuova e diversa. Ma siamo consapevoli, che questo, dovrebbe essere un compito della Regione. Il resto dei progetti, secondo noi, non determina nessun cambiamento, limitandosi ad essere realizzazioni per “abbellire” il contesto urbano del comune proponente. Senza nessun disegno generale.

Pensavamo che questa fosse un’occasione, uscire dalla pandemia pensando una società diversa. Utilizzando scelte politiche rivolte a superare una crisi sociale, ecologica, sanitaria. Potrebbero essere date risposte immediate, gettando le basi per una società diversa.

Pensiamo sia necessario puntare, principalmente, su:

Territorio, con la sua difesa che parta dal divieto di consumo di suolo. Progetti finalizzati alla messa in sicurezza delle aree geologicamente fragili, dei i torrenti e rii. La nostra provincia è terra di dissesto idrogeologico colpita da ricorrenti frane, alluvioni, in conseguenza di fenomeni meteorologici intensi.
Sull’agricoltura, con una politica che vieti pesticidi, con progetti che superino gli allevamenti intensivi, privilegiando una agroecologia. Favorendo una filiera diretta produttore-consumatore.

Sull’energia, con il blocco delle estrazioni di petrolio e gas. Progetti che incentivino le fonti rinnovabili, potenziando la ricerca e l’utilizzo dell’idrogeno, liberandoci dalla truffa dell’auto elettrica. Progetti che regolamentino più severamente la produzione di energia con le biomasse.
Sull’acqua, tenendo presente il diritto dell’acqua a tutti. Progetti di ripubblicizzazione della gestione, in ottemperanza del referendum vinto. Progetti di tutela e di salvaguardia delle falde e delle sorgenti d’acqua.

Sulla sanità, rafforzando il ruolo pubblico. Progetti di potenziamento della sanità territoriale e di prossimità. Progetti che rafforzino l’assistenza domiciliare, la crisi pandemica ha dimostrato la pochezza della politica sanitaria regionale. Siamo per un ritorno a una politica centralizzata, dove lo stato sia l’attore unico e principale.

Sui rifiuti, per una diminuzione dei volumi. Progetti che prevedano una politica degli imballaggi dei prodotti. Progetti che sviluppino una materia plastica ecosostenibile e biodegradabile, che metta al bando ora e subito tutte le materie plastiche chimicamente nocive. Progetti per il riciclo e il riutilizzo, vero, di materiali di scarto, che oggi sono conferiti in discarica.

Sull’industria, per una conversione delle produzioni inquinanti, con la messa al bando dei PFAS. Progetti per una bonifica delle aree industrialmente inquinate, una riconversione produttiva di produzioni inquinanti (es. SOLVAY di Spinetta Marengo).

Sulla scuola, difendendo il ruolo pubblico. Progetti che non prevedano solo come adeguamento e ristrutturazione degli edifici, ma mettano in campo una riqualificazione vera del percorso formativo, che sia veramente inclusivo per gli studenti e i docenti.

Sull’inclusione, vivere e stare insieme in modo diverso. Progetti per città vivibili, investire e potenziare reti regionali e locali di trasporti pubblici e sostenibili a scapito del trasporto privato e delle grandi opere. Città e provincia, multicentriche per diminuire la necessità di spostamenti e per avvicinare gli uffici ai cittadini. Progetti per far vivere la montagna e la collina, creando servizi, per ripopolare aree oggi abbandonate. Progetti di inclusione dei cittadini migranti.

Se non ora, quando.

Giovanni Cirri
Segretario Federazione di Alessandria