Ravazzi (Lega): “La Coesione Territoriale sarà leva di sviluppo, e la Cittadella il suo perno. Per il Bacino del Tanaro si apre decennio straordinario”

di Ettore Grassano

 

Se provate a definire Gianni Ravazzi deus ex machina del progetto di Coesione Territoriale per il Bacino del Tanaro sorride e si ritrae, cerca di sminuire e parla di “gioco di squadra con il mio sindaco, Gianfranco Cuttica di Revigliasco, e con tutti gli altri che ci hanno creduto, quando sembrava un sogno, o forse un delirio”. Ma davvero se oggi il progetto, dopo la firma ufficiale del Protocollo d’Intesa con la Regione Piemonte, si appresta a diventare una realtà concreta, leva dalle straordinarie potenzialità per il rilancio di questo territorio, gran parte del merito è suo. Consigliere comunale della Lega a Palazzo Rosso dal 2017, Ravazzi è un etologo di fama internazionale, ha collaborato con diverse università e pubblicato una settantina di libri, ma soprattutto è un alessandrino perdutamente innamorato della sua città, e dei fiumi che la attraversano. Da quando è diventato consigliere comunale ha avuto un vero ‘chiodo fisso’: sviluppare partnership e progetti concreti non solo per recuperare il territorio (a partire dall’asta del fiume Tanaro), ma per dargli un futuro di crescita e sviluppo ecocompatibile.

“Quando ho scoperto le potenzialità dello ‘strumento’ Coesione Territoriale, e mi sono reso conto che nessuno in Italia ci aveva mai puntato (mentre ad esempio in Francia è già stato utilizzato per il rilancio di aree anche molto vaste, ndr), ne ho parlato immediatamente a Gianfranco Cuttica di Revigliasco: che è stato, ci tengo a sottolinearlo, il primo sindaco in assoluto di un capoluogo di provincia a capirne le potenzialità ‘nel lungo periodo’, e mi ha detto ‘Gianni lavoraci, hai tutto il mio sostegno: pazienza se poi i frutti li dovesse cogliere qualcun altro politicamente, tra 5 o 10 anni: l’importante è far partire un meccanismo che generi ricadute importanti, inarrestabili, sia sul fronte ambientale che economico e sociale”.

Ma a che punto siamo del percorso? E quanto ci vorrà per vedere la partenza di progetti, pubblici e privati, in gran parte finanziati dall’Unione Europea (‘ma non solo con il recovery fund: la Coesione Territoriale nasce prima, e può essere finanziata attraverso molteplici canali”), che davvero consentano ai comuni ‘rivieraschi’ dell’asta del Tanaro alessandrino e astigiano di vivere una nuova stagione di sviluppo e di benessere non solo ambientale, ma agricolo, turistico ed economico?

Intanto, e anche questa è una grande notizia, non solo il progetto di Coesione Territoriale che ha come capofila il comune di Alessandria sarà il primo ad essere realizzato in Italia, ma sta facendo anche da ‘apripista’ e consulente a diversi altri che stanno partendo, anche su aree limitrofe alla nostra….

 

 

Consigliere Ravazzi, il Covid-19 ha forse leggermente rallentato il percorso di Coesione Territoriale, ma per fortuna non è riuscito a fermarlo…a che punto siamo?
Non solo non ci siamo fermati, ma nell’ultimo anno sono stati fatti fondamentali passi in avanti, che hanno consentito di arrivare appunto alla firma del Protocollo d’Intesa ufficiale con la Regione Piemonte. Il Presidente Cirio crede molto nel nostro progetto, ha già attivato gli uffici competenti, e le novità quest’anno saranno molte. A cominciare dal fatto, appunto, che il ‘Bacino del Tanaro’ sta già diventando punto di riferimento per diverse altre aree, piemontesi e non, che hanno deciso di intraprendere lo stesso percorso. Noi abbiamo lavorato due anni e mezzo, ci tengo a sottolinearlo, per mettere a punto, ex novo essendo i primi in Italia, tutta la documentazione necessaria, i regolamenti, le procedure. Ora mettiamo volentieri a ‘fattor comune’ la nostra esperienza, e chi si muoverà nel nostro solco certamente avrà la fortuna di una strada procedurale già tracciata: ma va benissimo, perché Coesione significa anche cooperare perché possa crescere anche il tuo vicino, senza guerre di campanile. Presto dovrebbero partire progetti analoghi nell’astigiano, nel cuneese, e a casa nostra nel Monferrato, con Casale comune capofila.

La Coesione ha un partner privato di progetto: ci spiega meglio cosa significa?
Assolutamente sì, il Comitato per la Coesione Territoriale e il Turismo diffuso del Piemonte è partner importantissimo sia perché è l’Europa a dirci che per creare una Coesione territoriale occorre creare una sinergia pubblico-privato, sia perché è stato fondamentale in questi mesi per lavorare sulla strategia di programma insieme ai 33 sindaci. La scelta di questo Comitato come partner è avvenuta secondo una procedura di pubblica evidenza, questo perché, nonostante la collaborazione sia a titolo gratuito, volevamo essere certi che ogni nostro passo fosse proceduralmente inattaccabile, oltre che tecnicamente funzionale al progetto. In questo lungo periodo di lavoro fianco a fianco devo dire che con i rappresentanti operativi sul nostro territorio l’amicizia personale con il Presidente Luca Riva, che dura da trent’anni, si è ulteriormente rinsaldata, mentre con il Segretario e grande consocitore dei meccanismi interni della Coesione, Alessandro Gnocchi, il rapporto di collaborazione si è presto trasformato in rapporto di amicizia e questo rende il lavoro insieme ancora più piacevole e produttivo.

Parliamo meglio del Bacino del Tanaro, consigliere Ravazzi, e di quali sono le macro aree in cui si potrà e dovrà operare…..
Precisiamo innanzi tutto che il palcoscenico su cui occorre muoversi, per ottenere i finanziamenti necessari, è quello dell’Unione Europea, e dei Progetti Europei finanziati. Ma attenzione, non stiamo parlando di bandi a cui occorre partecipare. Il bello di questo percorso infatti è che la logica è assolutamente ribaltata: siamo noi, come territorio omogeneo (in questo caso 33 comuni della provincia di Alessandria e di Asti, attorno al Bacino del Tanaro, con Alessandria capofila, e poi Alluvioni Piovera, Altavilla, Bassignana, Calliano, Casorzo, Castagnole Monferrato, Castell’Alfero, Castelletto Monferrato, Cerro Tanaro, Felizzano, Fubine, Grana, Isola Sant’Antonio, Masio, Molino dei Torti, Montecastello, Montemagno, Oviglio, Pietra Marazzi, Portacomaro, Quargnento, Quattordio, Refrancore, Rivarone, Rocca d’Arazzo, Rocchetta Tanaro, Sale, Scurzolengo, Solero, Tonco, Viarigi, Vignale Monferrato) a dover presentare progetti seri, solidi, di ampio respiro, con partnership pubblico private, in macro aree precise e definite, che sono quattro: ambiente, turismo, agricoltura, benessere locale. Devono essere progetti capaci di incidere concretamente sulla qualità di vita delle comunità locali attraverso una riqualificazione del territorio, ispirandosi ai concetti di
un’Europa più intelligente, più verde, più connessa, più sociale.

Detto così, ci sta dentro quasi tutto: dalla messa in sicurezza delle aree fluviali al recupero delle aree inquinate (e solo su questo capitolo ci si potrebbe scatenare non poco, anche limitandosi ai comuni indicati), fino a nuovi percorsi legati all’economia green, e alle fonti di energia alternativa…..
E’ esattamente così, e le assicuro che in queste settimane ci stanno contattando decine di aziende, anche multinazionali, interessate a capire, e ad insediarsi in quest’area con progetti innovativi. Oltre naturalmente a tutto quello che si potrà fare con i soggetti pubblici e privati storicamente presenti sul nostro territorio. Importante precisare, sul fronte dei progetti legati al green, al recupero e alla conservazione della risorsa acqua e alla produzione di energia, che saranno finanziate iniziative capaci di trasformare in risorsa gli scarti e i rifiuti prodotti sul territorio stesso, in una sorta di circuito virtuoso, e integrato. No, insomma, a progetti che vogliono insediare qui strutture che lavorano con materie prime in arrivo da altri territori (se ne è parlato anche di recente, per un impianto a Valmadonna), sì a iniziative, come quelle che ha in cantiere il Gruppo AMAG, volte a utilizzare e ‘valorizzare’ rifiuti organici prodotti dalla nostra comunità, come gli scarti del verde per fare un esempio.

 

Potrebbe essere la volta buona anche per il recupero della Cittadella?
La Cittadella può e deve essere il perno di una strategia di recupero e valorizzazione in chiave turistica e culturale di tutta l’asta del Tanaro, nei comuni che fanno parte del Progetto di Coesione. Pensiamo ad un sistema di piste ciclabili lungo il fiume, e a progetti di recupero delle linee ferroviarie dismesse. Ma anche, per quanto riguarda la Fortezza, ad un mega bioparco, con adeguata valorizzazione dei fossati per il recupero delle acque. Insomma sì: potrebbe essere la volta buona, anzi deve esserlo.

La domanda che sorge spontanea è: ma chi paga? Davvero l’Unione Europea potrebbe finanziare a fondo perduto progetti anche molto ambiziosi, e costosi?
(riflette e sorride, ndr) Non mi faccia fare cifre, non sarebbe serio. Ma sì, la prospettiva è esattamente quella di grandi contributi a fondo perduto da parte dell’Unione Europea, ovviamente a fronte di progetti solidi, credibili, che rientrino pienamente nei parametri del progetto Coesione. E’ stato bellissimo, in questi due anni, spiegare il progetto, in centinaia di incontri, sia agli amministratori locali dei comuni coinvolti, sia ad altri stakeholders pubblici e privati, e scoprire via via quante iniziative potrebbero essere realizzate, riqualificando davvero il territorio, ovviamente coinvolgendo anche partner scientifici, a partire dalle Università piemontesi, con cui stiamo già dialogando. Elemento importante: i progetti pubblici potranno essere finanziati fino al 100%, quelli privati fino al 50%: e ci sono davvero tante imprese che si stanno muovendo, fortemente interessate.

Entusiasmo da recovery fund?
Anche, probabilmente. Ma occorre precisare che, se certamente anche il recovery fund potrà essere una modalità di finanziamento, il progetto Coesione Territoriale nasce molto prima della pandemia, e delle conseguenti iniziative dell’Unione Europea a sostegno dell’economia ‘stressata’ dal Covid-19. Quindi non esiste un legame diretto: la Coesione Territoriale va molto oltre il recovery fund, e ha anche altri percorsi e canali di finanziamento.

Il comune di Alessandria capofila di un progetto che è il primo del genere in Italia, e che farà da modello e apripista: non è poco per una città abituata da troppo tempo a piangersi addosso, e a leccarsi le ferite. Ma come avete fatto?
Posso dare grande merito al mio sindaco? Nel senso che Gianfranco Cuttica, al contrario di altri primi cittadini che ovviamente hanno avuto accesso alle stesse informazioni e opportunità, ha colto subito le potenzialità di questo percorso, e mi ha detto ‘dedicatici, mettici il tempo che ci vuole, questa può essere davvero una svolta epocale’. Ed è davvero così, anche se ora naturalmente sta ai tanti soggetti pubblici e privati fare la propria parte, presentando progetti forti e credibili. E ho serie ragioni per essere ottimista: ma non mi faccia aggiungere altro, per ora. A Palazzo Rosso abbiamo comunque costituito un nucleo di professionalità che in questo momento coordinano i progetti, e i contatti con i player pubblici e privati. Il Responsabile Unico di Progetto è l’architetto Fabrizio Furia, mentre il dottor Jody Abate si occupa del coordinamento tra i 33 comuni coinvolti. Anche le altre amministrazioni metteranno via via a disposizione tecnici e consulenti: stiamo creando un pool estremamente qualificato.

Una cosa ancora ce la dica però, Ravazzi: ad Alessandria tra un anno si vota, e questo è un progetto che, se crescerà come tutti ci auguriamo, è destinato a dare risultati concreti nell’arco di un decennio: non starete seminando ciò che altri raccoglieranno?
Anche questo è un dubbio che il sindaco Cuttica non ha mai avuto, e lo ammiro per questo. Certo che la possibilità esiste, ma in gioco c’è davvero il futuro non solo di Alessandria, ma di tutta un’area a cavallo tra due province, e sarebbe miope ridurre tutto ad una speculazione politica, o partitica. Detto questo: se come spero il mio sindaco si ricandiderà, e vincerà le elezioni nel 2022, sarò onorato di essere ancora al suo fianco, e di seguire personalmente lo sviluppo della Coesione Territoriale fino al 2027. Se così non fosse, metterò comunque il bagaglio di competenze, progetti e contatti a disposizione di chi verrà dopo, sperando ne faccia tesoro: perché il Bacino del Tanaro possa diventare, nel giro di un decennio, un territorio di eccellenza sia dal punto di vista ambientale che della crescita economica e culturale.