Il carcere di via Parma da troppo tempo abbandonato all’incuria…perché? [Lisòndria tra Tani e Burmia]

di Piero Archenti
L’antico carcere alessandrino di via Parma è da tempo completamente dismesso dalle sue funzioni, ma la sua struttura in abbandono è tutt’ora ben visibile, così come si trova inglobato, suo malgrado, all’interno del parcheggio che lo ospita. La sua costruzione fu ultimata nel 1775 e il suo utilizzo registra il contemporaneo inizio dei lavori per la realizzazione del nostro attuale Municipio.
Chi scrive è piuttosto contrario alle demolizioni di antichi manufatti come l’antico carcere giudiziario di via Parma, ma è pur vero che quell’opera, così com’è ridotta, non serve a nessuno. Se l’intenzione invece è quella di recuperarla alla società, ebbene, si proceda al suo recupero magari salvaguardando quelle parti che, ci par di capire, la Sovrintendenza ai beni Culturali, o chi per esso, vorrebbe tenacemente proteggere.
Quel luogo, per centinaia d’anni ha ospitato criminali di ogni risma, ma ha anche aperto i suoi cancelli per vicende giudiziarie di poco conto che però, specialmente durante i periodi bellici, costringevano a pene detentive di qualche mese, o addirittura giorni, per fatti banalissimi, come l’aver sottratto qualche mela o cose simili pur di sbarcare il lunario.
Nello stato in cui si trova, il vecchio carcere di via Parma può soltanto ricordare le miserie umane e non è certamente quello il sentimento che quel manufatto vorrebbe continuare ad esprimere, quanto piuttosto la sua trasformazione ad un uso più consono al secolo che, faticosamente, stiamo vivendo…pandemia permettendo!
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Il carcere giudiziario
Su via Parma, subito oltre il palazzo della Civica Biblioteca e Museo, dalla stessa parte in angolo su via Machiavelli, vediamo il triste e caratteristico fabbricato delle prigioni; é precisamente il Carcere Giudiziario, che ha dato il titolo a tutta la zona. Comunemente infatti si usa dire “dalle prigioni” proprio per indicare questa parte della nostra città. Per altro va ricordato che allor quando questa Casa di reclusione è sorta, circa due secoli fa, la zona relativa era ancora periferica, quasi appoggiata al Bastione della Maddalena, di cui ripetutamente prima d’ora si è detto. Triste Casa, per altro va tenuta distinta dal “Reclusorio” di piazza Goito, sorto molto tempo dopo (anno 1838) e ricavato dalla demolizione dell’antico convento di S. Bernardino.
Diremo subito che la costruzione su via Parma, non segue come linea di fabbricato, l’andamento del lato di destra della via stessa; lo vediamo infatti rientrare alquanto come angolo, con linea obliqua sin quasi a formare un piccolo angolo, che si ripete altresì e più ancora su via Machiavelli, lasciando così scoperto un buon tratto della Caserma già detta della “Gamberina nuova”, sul fianco della quale proprio in questo punto, venne ora costituita una piccola zona verde.
Diremo ancora che al passante ormai la vecchia costruzione si presenta più di prima come una triste Casa dalle finestre munite di inferriate robuste e chiuse da imposta a tratta unica svasata, che lascia penetrare la luce soltanto dall’alto. Si tratta veramente del proverbiale “sole a scacchi”, in contrasto con i grandi finestroni dalle grosse inferriate che sia pure a maggior distanza dalle vie intorno, si vedono invece dal Reclusorio di piazza Goito. Col volgere degli anni poi il rosso del mattone ha assunto su via Parma e su via Machiavelli una gradazione assai cupa, che proprio rattrista i passanti. L’atrio d’ingresso si apre sempre su via Parma e non è raro il caso penoso di gente ammanettata che scende o sale sulla vettura cellulare, proprio sulla pubblica via.
Altro non meno triste spettacolo, l’attesa dei familiari sulle panchine dell’atrio stesso, per le visite concesse ai detenuti. La costruzione del carcere così come vediamo, risale a due secoli addietro e fu allora una diretta conseguenza del sorgere sulla piazza del Duomo antico, della prima parte del nostro Palazzo municipale, ancora limitato soltanto alla parte della Frutta, oggi via Verdi.
E’ noto che questo palazzo venne costruito così come ora vediamo in due diversi tempi: i lavori relativi alla prima parte vennero eseguiti precisamente il 24 agosto 1774. In un vecchio almanacco alessandrino di oltre cento anni fa (precisamente del 1855) tra l’altro si parla proprio del nostro Carcere e si ricorda che dapprima i carcerati erano rinchiusi nel “Palazzo di Città”, da dove, dice, furono trasportati nel locale presente (su via Parma) a tale uopo fabbricato nel 1775 (anno questo di inizio della costruzione del nostro Municipio).
Sempre dallo stesso Almanacco si apprende che il nuovo Carcere aveva posto per 130 persone e che tuttavia la media era salita poi a 135. La Direzione del carcere era affidata al causidico Ruella; medico Pollastri, chirurgo Grillo; il Confortatorio” per i condannati (e l’assistenza relativa) era compito della nota Confraternita di San Giovanni Decollato, nella cui chiesa al fondo di via Vochieri (ora scomparsa) si aveva cura del carro speciale per la tristissima circostanza.
PIERO ANGIOLINI  1960