Bigotti (BBBell): “Wireless punta di diamante per sconfiggere il digital divide: con il lockdown quadruplicata la richiesta di banda”. Per gli enti locali la nuova frontiera è la digitalizzazione dei dati

di Ettore Grassano

 

“Un anno fa, in occasione del primo lockdown totale di primavera, in 10 giorni è raddoppiato il consumo di banda nelle ore diurne, e addirittura quadruplicata la richiesta nelle ore serali. Le aziende del nostro settore hanno dovuto fronteggiare nel giro di poco più di una settimana la crescita che prevedevano di gestire in un biennio: un terremoto, ma anche naturalmente una sfida entusiasmante”.

All’inizio del 2020, in effetti, Simone Bigotti, amministratore delegato e comproprietario di BBBell, ci disegnava uno scenario di crescita e di progetti che la pandemia ha in parte accelerato, e in parte anche stravolto. In questa chiacchierata il manager/imprenditore esperto di tecnologie wireless ci racconta come la sua azienda, leader del settore sul mercato piemontese e ligure, ha affrontato e brillantemente ‘cavalcato’ l’emergenza, e come oggi si sta attrezzando ad una serie di sfide in costante divenire, ‘in un comparto in cui la clientela chiede sempre di più, e lo chiede ora: milioni di persone costrette a lavorare, studiare e anche divertirsi da casa e in casa necessitano ovviamente di una qualità di segnale e di una potenza di banda sempre maggiori: e BBBell fa di tutto per offrirla, soprattutto là dove la fibra ottica rimane un miraggio”.

Ma, elemento non marginale, nel frattempo Simone Bigotti è stato anche rieletto sindaco del suo comune, Borgoratto, “per un terzo e ultimo mandato”: e ci aiuta a capire come oggi gli amministratori degli enti locali debbano essere pronti a gestire con visione un salto epocale nell’ambito della digitalizzazione, “o tra venti/trent’anni faremo i conti con un deserto digitale dagli effetti potenzialmente devastanti”.

 

Simone Bigotti, un anno fa ci incontrammo quando ancora gli effetti del Covid-19 non erano del tutto prevedibili: come li avete gestiti?
Crescendo, investendo, sfruttando al massimo le nostre infrastrutture, e potenziandole il più possibile. Non si poteva fare altro, a fronte di una domanda esponenziale di banda e di servizi wireless tutt’ora in costante aumento. Dal punto di vista societario, abbiamo acquisito un operatore in Val Susa, Icanet, il che ci ha consentito di portare i nostri servizi fino a Bardonecchia, e nella zona del Sestriere. Con altri due operatori dell’alessandrino la trattativa si sta concludendo in queste settimane, e credo che non ci fermeremo qui. Attenzione però: non ci interessa ‘cannibalizzare’ le realtà che andiamo ad acquisire, ma invece ci muoviamo sempre in un’ottica di collaborazione. Chi vende capitalizza il proprio percorso imprenditoriale, ma in genere sceglie di continuare a lavorare con noi, e ne siamo lieti. C’è vera crescita solo se si fa network, e si inglobano anche intelligenze e competenze con radici profonde nel territorio, non solo infrastrutture e pacchetti di clienti.

Il servizio wireless, con i vostri 800 ponti radio, rimane il core business di BBBell, ma con l’offerta Kiara siete presenti anche là dove, nei centri urbani più grandi, esiste il servizio di fibra ottica…
Assolutamente sì, Kiara è un pacchetto integrato a prezzo fisso, internet più telefono, molto competitivo, che offriamo grazie ad una partnership con Open Fiber. Ma la vera mission, non solo in termini di business ma di vero servizio etico e civile, BBBell, come gli altri operatori del comparto FWA (acronimo di Fixed Wireless Access) lo offre in tutti quegli ampi territori che tutt’ora non sono raggiunti dalla fibra, e chissà per quanto. Cfwa, la Coalizione del Fixed Wireless Access, presieduta dal mio socio Enrico Boccardo, sta dialogando in maniera costante con il Ministero dello Sviluppo Economico e con i vari Enti preposti, e nell’ultimo anno siamo stati fondamentali per 2 milioni di utenti, sia aziende che privati, perchè grazie ai nostri servizi hanno potuto arginare il digital divide. Un vero fossato digitale che è sempre più ampio, e vede da una parte le grandi città, che possono contare sulla fibra e su connessioni veloci e super veloci, e dall’altra il resto d’Italia, che è ancora maggioranza, costretta a sopravvivere con adsl e ‘chiavette’: strumenti ormai ampiamente inadeguati, soprattutto dal momento in cui il Covid ha imposto a noi tutti una moltiplicazione dell’utilizzo delle connessioni domestiche per lavorare, studiare, divertirci. Il problema non è tanto ‘l’ultimo miglio’, ossia portare il segnale nelle case, ma gli investimenti che ci stanno dietro, in termini di ‘dorsali’ di banda, che devono essere sempre più forti, affidabili, integrate. Ovviamente per farlo servono investimenti ingenti: ma il futuro dell’intera nostra economia passa attraverso queste infrastrutture digitali.

Il ‘nostro’ Piemonte, e l’Alessandrino in particolare con la sua miriade di piccoli centri, è un esempio da manuale. Lei è anche sindaco di un piccolo comune, Borgoratto, da poco eletto per il terzo mandato: cosa possono fare gli amministratori locali per accelerare processi di innovazione e sconfiggere il ‘divario digitale’?
Parto con una battuta: a Borgoratto di ultralargo ad oggi abbiamo solo i buchi nelle strade, e francamente siamo arcistufi. Gli scavi di Oper Fiber risalgono a due anni fa, abbiamo i pali con i cavi che pendono, ma delle linee in fibra ottica neanche l’ombra. In compenso, appunto, spesso le strade non sono state neppure completamente risistemate, e un sindaco in questo caso può fare poco, anzi nulla, se non sollecitare, quasi sempre a vuoto: per fortuna c’è l’FWA che garantisce connessioni ad alta velocità ai nostri cittadini. Ma oggi gli amministratori locali sono davvero chiamati ad una nuova consapevolezza: utilizzare le nuove tecnologie, e metterle a disposizione di tutta la propria comunità, è la vera sfida con cui confrontarci. E non è meno importante di strade asfaltate, verde pubblico curato e servizi scolastici di livello. Anzi, in prospettiva sarà la vera discriminante tra una comunità che evolve, al passo coi tempi, e un’altra che non ce la fa, e va a spegnersi.

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BBBell offre soluzioni intelligenti e integrate sul fronte della video sorveglianza, sempre più utilizzati da piccoli comuni, magari in forma associata…
La videosorveglianza è oggi, e sarà sempre più, lo strumento essenziale per controllare strade del centro come snodi di periferia e cimiteri, ma anche per fare da deterrente all’abbandono incondizionato di rifiuti. Se ben utilizzato, un impianto di sorveglianza adeguato consente ad una comunità, a costi assolutamente gestibili, un vero salto di qualità in termini di sicurezza, controllo del territorio, salvaguardia dell’ambiente. Ma la vera sfida all’orizzonte si chiama digitalizzazione, e BBBell si sta attrezzando per offrire, non solo ai comuni ma agli enti locali in genere, sanità compresa, soluzioni di assoluta affidabilità.

Si riferisce a Spid, PagoPA, identità digitale?
Sì, e non solo. Una vera rivoluzione è già cominciata, ma va gestita in maniera prospettica, con una visione a venti/trent’anni, e un’attenta valutazione dei rischi. Mi spiego meglio: il trasferimento di tutti i dati sensibili che riguardano i cittadini (dall’anagrafe al catasto alla sanità, per fare esempi concreti) dal cartaceo al digitale è un passaggio epocale, e offre vantaggi enormi. Ma ci sono anche controindicazioni da valutare con attenzione. Solo poche settimane fa ha preso fuoco il data center di un grande operatore internazionale di traffico dati, e si è scoperto che di una parte di quei dati non esiste un backup! Tutto questo non deve mai più succedere, perché il rischio è davvero di arrivare, prima o poi, ad una sorta di deserto digitale, di tabula rasa. Si può evitare? Assolutamente sì: le normative dell’Unione Europea si stanno muovendo in questa direzione, per fortuna, e realtà come BBBell si sono attrezzate: abbiamo già conseguito le certificazioni CSP previste da AGID sul nostro data center, ma ne creeremo un altro ancora più moderno, completamente sicuro e dotato di backup e disaster recovery. So che a molti amministratori locali questi ancora sembrano temi lontani, ma è già il nostro presente. Per questo ogni singolo comune, anche piccolo, deve comprendere che investire qui e ora in tecnologie è fondamentale quanto asfaltare le strade. Non parliamo necessariamente di cifre che ‘sballano’ un bilancio: semplicemente si tratta di fare scelte al passo con i tempi. La stessa riflessione vale naturalmente per tutti gli enti locali non comunali, ma anche la sanità, il catasto e qualsiasi altra realtà oggi lavori con dati sensibili che riguardano i cittadini.

L’ultima riflessione è ‘laterale’ rispetto al suo mestiere di manager/imprenditore, e riguarda il sindaco Bigotti e la politica. Dopo il terzo mandato cosa farà? E’ ancora iscritto a qualche partito?
No, non ho tessere in tasca, e va bene così. Non significa che la politica non mi interessi, e mi colloco sempre in area progressista liberale. Ma mi sono convinto che, se fai un mestiere come il mio, devi dedicarti alla tua azienda in maniera totalizzante. In più naturalmente c’è il comune, e c’è la famiglia. Tutti i giovedì pomeriggio e i sabati mattina sono in comune a Borgoratto, e quando serve dedico alla mia comunità anche le sere, o la domenica: è una passione, ma anche un impegno serio, e una responsabilità. Ma sono contrario ai sindaci ‘senza scadenza’ nei piccoli comuni: tre mandati sono anche troppi, e nessuno è indispensabile. Stiamo costruendo una squadra di persone appassionate e competenti, e ci sarà certamente qualcuno che saprà sostituirmi in maniera più che adeguata, quando sarà il momento di passare il testimone. Questi anni, però, saranno davvero decisivi, e ci sarà molto da lavorare. L’epidemia finirà presto, mi auguro, e a Borgoratto stiamo già pensando a come rimettere in moto la vita della nostra comunità: con forte rispetto per identità e tradizioni, ma anche con lo sguardo sempre proiettato nel futuro.