Anche uno solamente [Il Flessibile]

di Dario B. Caruso

 

Un suono.
È la lavastoviglie che ha concluso il ciclo di lavaggio.
Attendo dieci minuti poi apro il portello, faccio uscire la prima vampata di calore e incomincio a sistemare le stoviglie nei differenti armadietti; eseguo il mio compito con precisione maniacale, i piatti sempre nello stesso ordine, le tazze e le tazzine accoppiate a due a due e così via.

Per ultimo mi dedico al cestello delle posate.
Lo sollevo poggiandolo sul piano della cucina e spillo prima i coltelli quindi i cucchiai, le forchette e infine i cucchiaini riponendoli di volta in volta nel cassetto.
Mi accade di giungere alle forchette e accorgermi di aver tralasciato nel cestello un coltello o un cucchiaio.
È davvero strano: è tutto lì, sotto i miei occhi eppure cambiando, anche di poco, la prospettiva vedi rannicchiata la posata solitaria dimenticata nell’angolo.

Succede anche nella vita di tutti i giorni.
Dimenticare qualcosa o qualcuno, pensare di aver pensato a tutto e a tutti e invece non aver pensato proprio a tutto o a tutti.
A volte quando sono in classe di fronte a venticinque adolescenti mi capita di riflettere: ci sono tutti? sto pensando a tutti loro? ho dimenticato qualcuno?
Nonostante gli scrupoli ho un timore costante.

Cambio prospettiva, cerco di non fallire, mi sforzo di non sbagliare. Ma talvolta succede che laggiù, nell’angolo più lontano del cestello un coltello, anche uno solamente, rimanga abbandonato, involontaria vittima di una prospettiva sbagliata.