Famiglia Baratta, alessandrini dal 1280…[Lisòndria tra Tani e Burmia]

di Piero Archenti
Per gli alessandrini del 19esimo secolo parlare della Baratta aveva un significato preciso, ossia riconoscere l’attività di un’azienda da sempre attiva sul territorio. Scoprire invece che “Baratta” era molto di più del nome di un’azienda bensì il nome di una famiglia che operava nella nostra città fin dal 16esimo secolo se è vero, come peraltro risulta dal testo pubblicato dal nostro Piero Angiolini nel 1955, che un Torrione della cinta muraria di Alessandria fu opera di quella stessa Famiglia.
Il nome della famiglia Baratta, quindi, risalirebbe addirittura al 1280 allorché costruì il “Torrione” situato a difesa della città laddove attualmente si incrociano Lungotanaro S. Martino e via Tiziano con la strada che, passando sotto il ponte nuovo della ferrovia, conduce alla Strada Vecchia dei Bagliani. La Baratta fino al 2009 produceva astucci per sigari: fra i suoi clienti anche Fidel Castro per i sigari custoditi negli astucci prodotti dalla storica società alessandrina Industrie Baratta.
Un marchio di riferimento per l’industria del tabacco di tutto il mondo, a partire da quella cubana. La Baratta, prima della sua chiusura, aveva sede legale in via Firenze ad Alessandria e stabilimento a Predosa, ma prima ancora aveva lo stabilimento situato in Alessandria via S. Giovanni Bosco. Era in grado di produrre 40 mila tubetti portasigari al giorno fino alla crisi conclamata del 2009.
Una planimetria del 1657 (vedi foto 1 e 2), anno in cui si verificò l’assedio di Alessandria, mostra chiaramente il punto esatto in cui era collocato il Torrione Baratta (indicato dalla freccia) inserito nella cinta muraria di quell’epoca così travagliata da guerre e repentini cambi di Governi stranieri (leggi Spagna, Austria, Francia….) che di volta in volta si avvicendavano per “spolpare” il nostro Paese.
Tornando all’assedio del 1657, Alessandria, a giudicare dalle cronache dei 33 giorni di assedio, parrebbe conclamato il decadimento della Spagna, di fatto costringendo gli alessandrini a dar manforte agli spagnoli per evitare che la città finisse preda dei francesi. Un esempio evidente fu anche l’episodio che in quello stesso frangente vide le donne alessandrine difendere dai francesi il Bastione loro affidato con coraggio pari a quello degli uomini, al punto che quel bastione venne poi loro dedicato e definito come il “B astione delle Dame”.
Foto 1 Planimetria di Alessandria datata 1657, anno in cui si verificarono gli eventi descritti.
Foto 2 Particolare ingrandito della stessa planimetria dove si legge chiaramente il nome Baratta. Nella planimetria Baratta è riportata con un T e Alessandria con due LL.
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I ruderi della Baratta
  La seconda metà del XVII secolo è ricordata come l’epoca delle guerre per l’equilibrio d’Europa e conseguente decadimento degli Asburgo come di Spagna. Lungo periodo, nel quale la nostra Alessandria, allora Provincia di Spagna nel Ducato di Milano, molto ebbe a soffrire degli eventi di guerra, tra l’altro un duro assedio nel 1657, durato 33 giorni, nel quale gli alessandrini diedero esempio di grande amore per la loro terra al punto di sostituirsi agli spagnoli oppressori, nella difesa della città. E questo malgrado il tristissimo mal governo di Spagna in tutta Italia, ben definito dal noto motto: “In Sicilia si rosicchiava, a Napoli si mangiava a Millano si …divorava “!
 Molto si è detta dai nostri storici, maggiori e minori, su quell’assedio, rimasto famoso soprattutto per l’episodio del Bastione delle Dame, che ha trovato un poeta e cantore in Alessandro Cassola. Oggi diremo particolarmente del perno principale della difesa alessandrina e ne vedremo inseguito le ragioni. Si tratta precisamente di un “Torrione” (specie di fortino) la cui costruzione risale al 1280 ad opera della Famiglia Baratta donde il nome di Baratta rimasto nei tempi al fortino.
 Questa Famiglia a somiglianza dei Bagliani fondatori di Casalbagliano, borgo tuttora esistente, aveva, a quanto pare, creato dalla stessa parte il Casale dei Baratta di cui si è perduto ogni traccia. E’ rimasto invece noto un loro “Torrione” che si trovava nei pressi della strada per Foro, detta poi delle Rocche, la stessa che passa sotto il primo arco del ponte della Ferrovia. Cento anni fa, nel costruire il ponte, la strada fu interrotta; tuttavia la gente continuava ancora nella vecchia direzione, seguendo, non senza pericolo, i massi frangi-corrente (dal popolo chiamati “prisi”), fintanto che il Comune non provvide a ripristinarne l’antica viabilità.
  Il Torrione era proprio sorto nei pressi e precisamente dove oggi, sulla Circonvallazione Borgoglio, la via Massaia incontra la via Tiziano. In verità l’indicazione precisa della Baratta si rileva chiaramente dai documenti del tempo sull’assedio famoso. Occorre dire che i francesi nell’investire allora Alessandria, si servirono di preferenza della suddetta strada delle Rocche (nome già usato) e si può dire che ogni maggiore sforzo nemico fu condotto proprio da questa parte. Nel giro delle fortificazioni del tempo, la Baratta legava insieme il Baluardo di S. Baudolino in linea col Tanaro, con quello di S. Martino lungo la odierna linea di Corso Crimea.
  Da un interessante manoscritto lasciato da Carlo Guasco e pubblicato più tardi dal Civalieri per la nostra Società di Storia, si hanno diverse notizie sull’aspra lotta combattuta per il possesso della Baratta, validamente difesa da alessandrini soltanto, in quanto imprudentemente gli spagnoli avevano lasciato sguarnita di truppe la importante piazzaforte! Il Torrione fu allora rinforzato da una ridotta, chiamata “bonetto” distante 150 metri circa, ridotta che purtroppo cadde in mano nemica; si provvide quindi ad aprire moltiplicando le azioni di contrattacco. Fu così intenso, il lavoro della Baratta che la Municipalità decretò ai relativi difensori un supplemento di viveri per tutta la durata dell’assedio! Risulta altresì che in occasione di queste opere di scavo e di rafforzamento, vennero in luce antiche costruzioni nel punto medesimo, dimostrazione evidente che anche in passato quella posizione era strategicamente importante.
   E’ noto l’esito della battaglia: i francesi all’approssimarsi di un esercito spagnolo di soccorso, abbandonarono l’assedio e la vittoria finale arrise agli alessandrini. Il Torrione fu poi demolito nel 1803 al tempo di Napoleone che ordinò nuove fortificazioni a più largo raggio in ogni punto della Città. Caso volle che proprio in questi giorni, in occasione di scavi per nuove costruzioni edilizie, siano riaffiorati i vecchi muri sotterranei della Baratta del 1280 e del 1657 e come sempre avviene, le vecchie pietre hanno riportato alla memoria i ricordi di un lontano passato.
PIERO ANGIOLINI  24-09-1955