La pandemia è anche socio economica: dalla provincia di Alessandria indicatori preoccupanti [Piemonte Economy]

di Cristina Bargero

 

A quasi un anno dallo scoppio della pandemia in Italia, a risultare fiaccati non sono solo i nostri animi ma anche il tessuto economico, che continua a vivere, per molti suoi comparti e attività, una profonda crisi, che si riverbera sulle condizioni di vita di molti cittadini.

La provincia di Alessandria non è stata risparmiata dalle “conseguenze sociali” del Covid e, anzi, in taluni casi ha visto accentuarsi alcune situazioni di criticità già esistenti.

Quella del lavoro, ad esempio. A fine 2019 il tasso di disoccupazione nel nostro territorio era pari al 9,2% contro il 7,6% piemontese. La disoccupazione femminile superava l’11%.

Una prima spia di un crescente disagio si può evincere dai dati relativi ai beneficiari di misure di sostegno al reddito, in aumento del 36% rispetto al 2019, con il 4,6% di famiglie coinvolte, rispetto al 3,2% regionale.

BENEFICIARI DI REDDITO E PENSIONE DI CITTADINANZA

2019 2020
Numero nuclei 6.697 9.121
Numero persone beneficiarie 14.039 18.727
Importo medio 462,1 503,7

Fonte Inps

La pandemia, inoltre, ha fatto emergere numerose problematiche, per cui il Decreto Ristori-ter ha previsto fondi ei solidarietà alimentare, erogate ai comuni, secondo criteri demografici e di marginalità territoriale, che li hanno distribuiti sotto forma di buoni-spesa: in questo caso, i valori medi e mediani pro-capite sono vicini alla media piemontese.

VALORI MEDI E MEDIANI DEI BUONI SPESA

Alessandria Piemonte
Mediana 5,6 5,7
Mediana 5,8 5,9

Fonte Mef

 

Sul fronte lavoro l’impatto è pesante: non solo le chiusure forzate imposte nei mesi di marzo e aprile ma anche la contrazione degli ordinativi ha fatto schizzare le ore autorizzate di Cassa Integrazione, che sono passate da 43.845 del 2019 a 898.239 del 2020.  Se nel 2019 per il 97% riguardavano gli operai e solo per il 2,5% gli impiegati nel 2020 la quota dei colletti bianchi è salita al 25% .

Nel frattempo sono emerse altre fragilità: tra i nuovi poveri si possono annoverare coloro che sono in cerca di un’occupazione, i lavoratori sottopagati, coloro che hanno perso il lavoro, nonostante il blocco dei licenziamenti, per il contratto in scadenza, piccoli commercianti e artigiani costrette alle chiusure, gli stagionali del turismo e del commercio e coloro che avevano un’occupazione, seppur saltuaria nel sommerso.

La chiusura delle scuole (le aperture sono state a singhiozzo) e di molte attività ricreative e sportive contribuisce ad accrescere inoltre la povertà educativa .  Infatti stanno emergendo problematiche nuove, quali ad esempio, le difficoltà di molte famiglie rispetto alla didattica a distanza, che si manifestano nelle difficoltà ad avere la dotazione informatica necessaria. Tale deprivazione educativa rischia di provocare conseguenze di lungo periodo sull’apprendimento, sulla dispersione scolastica e sull’aumento delle disuguaglianze.

Il Covid rischia di essere una bomba sociale.