Industria, ancora incertezza. Ma anche cauto ottimismo per alcuni segni ‘più’ [Centosessantacaratteri]

di Enrico Sozzetti

 

L’indagine congiunturale trimestrale di Confindustria Alessandria, le previsioni di settore, la produzione in lieve ripresa come gli ordini e le esportazioni che risalgono. Trend in evoluzione per chimica e gomma-plastica

Se l’edizione numero 185 dell’indagine congiunturale trimestrale di Confindustria Alessandria si intitola “Perdura l’incertezza”, il clima, benché profondamente perturbato e segnato da una attesa che si prolunga, non è del tutto negativo. La produzione risulta in lieve ripresa, gli ordini sono in leggero aumento e anche dal fronte delle esportazioni arrivano dati incoraggianti. Nella rilevazione i segni negativi sono ancora molti, ma alcuni trend indicano una evoluzione diversa. Chimica e gomma-plastica sono, da sempre, i settori anticipatori delle evoluzioni future. Per la prima si riduce la previsione con il segno ‘meno’ dell’occupazione (passa da –11 contro il precedente –17), si contrae leggermente la produzione (+11 contro +16), ma è per ordini ed esportazioni che le cose cambiano: quelli totali salgono a +11 (erano zero) e quelli per l’export a +11 (erano –40). Scenari ancora più incoraggianti per la gomma-plastica: l’occupazione va a +10 (era zero), la produzione a +22 (era –20), gli ordini totali a +11 (era –10), quelli per l’export a zero (erano –30). Maurizio Miglietta, presidente di Confindustria Alessandria e amministratore delegato della casalese Euromac, lo dice chiaramente: «Fra gli imprenditori c’è voglia di riprendere, anche se si corre un rischio maggiore in questa fase congiunturale. Ma c’è cauto, molto cauto, ottimismo». Anche guardando al settore metalmeccanico che presenta un indice di previsione dell’occupazione a zero (era –13), la produzione a –22 (era –13), gli ordini totali a –17 (erano –27), gli ordini export a –10 (erano –15). In questo una variazione positiva, ma sempre in territorio negativo, appare come un successo in una economia dalle molteplici velocità.

Mercoledì in Confindustria due incontri su temi economico-contabili CorriereAl

Andamento per settore

Gli aspetti tecnici dell’indagine sono analizzati da Giuseppe Monighini, responsabile dell’Ufficio studi di Confindustria. L’indice di previsione dell’occupazione è a –3 (era –3 lo scorso trimestre), quello della produzione a –8 (era –10), gli ordini totali a –12 (erano –14), gli ordini export a –14 (erano a –21). La redditività a –30 (era –23). La propensione ad investire è indicata dal 76 per cento degli intervistati (era 68 per cento) e il grado di utilizzo degli impianti è al 73 per cento della capacità (era 71 per cento). Il ritardo negli incassi è dichiarato dal 37 per cento degli imprenditori (era il 45 per cento). La previsione di ricorso alla cassa integrazione è segnalata dal 31 per cento del campione (era il 37 per cento). Ha lavoro per più di un mese il 74 per cento degli intervistati (era 71 per cento). Il settore alimentare sconta la stagionalità con una occupazione a –40 (era +26), la produzione a –10 (era +9), gli ordini totali a –20 (erano zero), ordini export a –22 (erano –10). Per il settore dei servizi alle imprese gli indici sono negativi e in calo rispetto al precedente trimestre. Monighini rileva in particolare come la previsione degli investimenti, 76 per cento, sia «più alta rispetto alla media regionale che è del 69,3» e che i dati complessivi appaiono «in linea con quelli regionali».

Nel complesso, la previsione dell’occupazione è stabile a –3 (era –3 nell’ultimo trimestre), in leggera risalita quelle della produzione a –8 (era –10), degli ordini totali a –12 (era –14) e degli ordini export a –14 (era –21). In deciso calo le attese sulla redditività a –30 (era –23). In discesa la previsione di ricorso alla cassa integrazione formulata dal 31 per cento degli imprenditori intervistati (era il 37 lo scorso trimestre) e sono sempre in maggioranza e in aumento, dal 73 per cento all’81 per cento, quelli che prevedono invariata l’occupazione.

Diverse velocità

L’economia ormai è profondamente contrassegnata da più velocità, come si vede anche nel metalmeccanico. E Miglietta parla senza peli sulla lingua: «Manca un po’ la necessaria cultura di impresa, non vale per tutti, per carità, però è così. In questo paese si tengono poi in vita delle realtà decotte, anche in provincia di Alessandria, mentre si rende la vita difficile a quelle che hanno solo un forte raffreddore. Una scossa farebbe solo bene, anche per il mercato del lavoro».

Il presidente di Confindustria coglie al volo l’occasione per un’altra riflessione: trasporti e infrastrutture. «Quello della mobilità è un problema ancora irrisolto. Continua a essere complicato spostarsi con l’autobus come con il treno, eppure questo dovrebbe essere uno dei valori aggiunti del territorio, insieme alla qualità delle infrastrutture. E non mi riferisco solo a quelle grandi e strategiche, ma anche, se non soprattutto, alle strade dove trovare tratti ben asfaltati è un’impresa, mentre questa dovrebbe essere una condizione di normalità per un’area ad alta vocazione turistica, oltre che produttiva».

La conferma di una economia che gira a più velocità arriva anche dalla recente edizione del Monitor dei Distretti realizzato dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo. La fotografia scattata restituisce una rappresentazione per certi aspetti meno pesante di questa stagione di crisi pandemica globale. Oltre ai numeri, non freschissimi però comunque indicativi, la rilevazione del terzo trimestre dell’anno scorso è importante perché conferma le tendenze di una economia piemontese che continua a mostrare una discreta flessibilità e capacità di adattamento, e in grado di reagire, quanto meno in parte, alle criticità. Inoltre dalla rilevazione emerge «la maggiore resilienza della filiera agro-alimentare», uno degli elementi di forza del tessuto produttivo regionale.

L’andamento a livello settoriale è simile ai mesi precedenti, con dato però molto pesante per il distretto orafo di Valenza. Per quello del ‘freddo’ di Casale Monferrato, l’indagine mette in evidenza il dato di chiusura del trimestre che si è attestato a -12,9 per cento. Sul fronte agroalimentare, il riso di Vercelli «ha registrato una leggera flessione (-2 per cento) con le esportazioni nel trimestre cresciute molto in Svizzera e Regno Unito, ma che hanno anche subìto un calo in Polonia, Francia e Paesi Bassi». In crescita poi la nocciola e la frutta piemontese (+6,5 per cento), grazie all’incremento dell’export verso la Germania. Si sono distinti positivamente anche i vini delle Langhe, Roero e Monferrato (+5,4 per cento), ancora una volta sostenuti dalle esportazioni verso gli Stati Uniti.