Finalmente la mia città [Il Flessibile]

di Dario B. Caruso

 

 

Sulle prime pagine dei giornali nazionali campeggia il nome della mia città.

La città in cui l’aria salmastra è corroborata da conti correnti fantasma, la città in cui la cultura è ossigenata da piccole realtà autonome, in cui la politica è fatta di rigurgiti anziché di idee, in cui il commercio – e non per colpa della pandemia – langue, in cui la viabilità è una sorta di videogame ma per fortuna hai vite illimitate.

Questo risultato è frutto di anni di lavoro e di impegno perché certi traguardi si raggiungono solo con pervicace insistenza.

Savona è così.
Oggi un ragazzo neonazista di ventidue anni si ritrova in manette perché accusato di xenofobia.

I giornali riportano quanto al liceo fosse diverso, cicciottello e appassionato ai temi della Resistenza, schivo e gentile, oggi col fisico atletico e pronto alle armi per ideali opposti.
I giornali dicono anche che il padre è un collezionista di armi (regolarmente detenute).
Dicono che in rete non è difficile trovare la pubblicazione di saggi quali “Adolf Hitler, uomo di pace”.

Una quindicina di anni fa accompagnammo un’intera scuola a Verona, in gita scolastica di tre giorni. All’autogrill per il pipì-stop i ragazzi erano incuriositi ed attratti da portafogli neri riportanti in maniera accattivante frasi risalenti ad altri tempi tipo “Vinceremo!” oppure “Chi non è con noi è contro di noi!” e simili.
Pensavano si trattasse di oggetti di culto sportivo.
“Ehi prof! Ci sono tanti busti neri di uno pelato!”
“È un allenatore di tanto tempo fa caduto in disgrazia. Ora sul pullman! Si riparte!” fra le urla festanti.

Abbiamo taciuto per troppo tempo lasciando che determinati pensieri crescessero nell’indifferenza delle Istituzioni e dei singoli, che ci affiancassero.
Ora vogliono superarci.

Ricordo a me stesso e a tutti che l’apologia di fascismo dal 1952 è reato ed è punibile con reclusione da sei mesi a due anni più pena pecuniaria.

Post Scriptum: questo Flessibile rappresenta un triste (e ahimè involontario) sequel del precedente intitolato “Povera adolescenza”.
L’insensibilità e la leggerezza con cui sono trattati i temi fondanti l’essere cittadino di uno Stato democratico, porteranno alla dissoluzione.
Salvo una nuova Resistenza.
Credo però che abbiamo superato la metà della sabbia della clessidra; ribaltarla comporterebbe fatica e ho paura che si preferisca andare fino in fondo perché il punto del non ritorno è adesso.