Coldiretti: “E’ allarme ristorazione, in provincia di Alessandria chiusi 8 locali su 10”

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Non si ferma l’impatto negativo dell’ “arancione” su economia e occupazione: in provincia di Alessandria chiusi 8 locali su 10 (81%).

Bar, ristoranti, pizzerie e agriturismi continuano a dover fare i conti con le restrizioni e in molti hanno deciso che alzare la serranda non conviene, arrivando così a registrare un crack mai visto nel settore con il fatturato dimezzato: -48%.

“In questo anno di pandemia, anche nella nostra provincia, sui risultati economici ha pesato molto sia la riduzione dell’attività di ristorazione, a causa delle chiusure a più riprese, sia della vendita di molti prodotti agroalimentari come vino, birra, carne e ortofrutta ma, anche, di salumi e formaggi di qualità – affermano il Presidente e il Direttore Coldiretti Alessandria Mauro Bianco e Roberto Rampazzo -. A questo si sommano le perdite subite dalle attività legate all’agriturismo, travolte anche dalla riduzione di turismo, soprattutto straniero, e dalle continue chiusure forzate. Per questo il Recovery Plan può rappresentare la decisa svolta per traghettare l’agroalimentare verso la rivoluzione verde, la transizione ecologica e il digitale.  E’ fondamentale sostenere il più possibile il lavoro delle nostre imprese e con loro, l’economia e l’occupazione regionale: l’agricoltura è storicamente un settore resiliente e l’abbiamo visto in questo anno in cui non si è mai fermata, continuando a garantire l’approvvigionamento alimentare”.

Digitalizzazione delle aree rurali, recupero terreni abbandonati, foreste urbane per mitigare l’inquinamento in città, invasi nelle aree interne per risparmiare l’acqua, chimica verde e bioenergie per contrastare i cambiamenti climatici ed interventi specifici nei settori deficitari, sono alcuni dei progetti strategici elaborati e proposti dalla Coldiretti insieme a Filiera Italia per la crescita sostenibile a beneficio del sistema Paese.

“Per cogliere un’opportunità unica abbiamo elaborato e proposto per tempo, a livello nazionale, progetti concreti immediatamente cantierabili per l’agroalimentare con una decisa svolta verso la rivoluzione verde, la transizione ecologica e il digitale in grado di offrire un milione di posti di lavoro green entro i prossimi 10 anni – aggiungono Bianco e Rampazzo -. I risultati economici del 2020 confermano che l’allarme globale provocato dal Coronavirus ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo ma, anche sulle fragilità, sulle quali occorre intervenire per difendere la sovranità alimentare, ridurre la dipendenza dall’estero e per creare nuovi posti di lavoro”.

L’agricoltura italiana si è classificata, nel 2020, al primo posto in Europa* per valore aggiunto con 31,3 miliardi di euro davanti a Francia (30,2 miliardi di euro) e Spagna (29,3 miliardi di euro), anche se pesano gli effetti dell’emergenza Covid, con un calo del valore aggiunto lordo ai prezzi base del 6,1% in volume, e le unità di lavoro che sono diminuite del 2,4% (*analisi Coldiretti su dati Istat relativi al 2020).