Si comincia con un nuovo (d)anno [Il Flessibile]

di Dario B. Caruso

 

Va a concludersi un anno maledetto.
Ne sono accadute molte, di cose; prima fra tutte la pandemia che ha sovvertito le priorità, ha modificato le abitudini, ha accentuato le varie posizioni culturali e dunque le fratture di una società già fragile e malata.
Il 2021 sarà salutato come un anno di svolta e di rinascita semplicemente perché la speranza ci fa auspicare che così dovrà essere.

Il primo danno con cui dovremo fare i conti è l’entrata in vigore della Brexit.
Dal primo giorno di gennaio il Regno così Unito all’Europa si disunirà da essa in maniera risoluta.
Ci rapporteremo con Londra attraverso uno spirito nuovo, faticosamente.
Ci vorrà la stessa burocrazia di un viaggio a Tokyo o Sidney, i voli low cost usciranno di scena, niente più Erasmus per gli studenti né esperienze lavorative oltre Manica, puntate veloci al British Museum, ai teatri del West End o ad una sbirciatina a Buckingham Palace, alla campagna inglese, a Land’s End o a Dover.

C’è un sottile dispiacere – come dice il poeta – nel sapere che queste limitazioni epocali ci sono passate sotto il naso senza rendercene conto.
Boris Johnson ha poca credibilità eppure ha dietro di sé un paese scontento ma silenzioso.
È strana la politica ed è strana la visione che abbiamo dei Paesi altrui.
Se avessimo lo stesso senso critico nei nostri confronti come lo abbiamo nei confronti di altri, probabilmente ci accorgeremmo di ipocrisie e falsità.

Se avessi saputo che quello spirito combattente che descrissi salutando il 2020 (“Ventiventi” https://youtu.be/iTXbzZXA6c8) ci sarebbe tornato utile, mi sarei ben guardato dallo scrivere e ancora prima dal pensare certi pensieri.

Duemilaventuno.
(D)anno nuovo, vita nuova.