L’assessore Protopapa: “L’agricoltura piemontese e i distretti del cibo sono risorse per tutta la nostra comunità: la Regione c’è, Governo e Ue li stiamo aspettando….”. E poi le Terme di Acqui..

di Ettore Grassano

 

La pandemia ha colpito duro anche sul fronte economico, e gli effetti le imprese del mondo agricolo, ed enogastronomico, rischiano di sentirli ancora più pesantemente nel 2021. Poi c’è la questione ungulati e animali selvatici, che non è più il problema di una minoranza di imprenditori agricoli, ma rischia di diventare emergenza di sicurezza, e riguarda tutti. Infine la questione delle alluvioni del 2019, i rilevanti danni causati alle attività agricole dell’alessandrino, e i rimborsi tanto attesi: a che punto siamo?

Cominciamo la settimana con una conversazione a tutto campo con Marco Protopapa, assessore regionale all’Agricoltura e al Cibo. E non può mancare una riflessione sulla ‘sua’ (e nostra) Acqui, e sul futuro delle terme.

Assessore Protopapa, quest’anno la pandemia ha pesantemente condizionato tutta la filiera agricola, dal campo alla tavola. Esiste una quantificazione complessiva dei danni, su scala Piemonte?
Al momento non è possibile effettuare una quantificazione precisa dei danni provocati trattandosi in parte di prodotti che si sono deteriorati a causa delle mancate vendite.
Bisogna anche verificare la possibilità di mettere sul mercato i prodotti ancora stoccati.
In altre parole dobbiamo verificare gli effetti economici a medio e lungo termine provocati dalle due ondate pandemiche che potrebbero comunque raggiungere la misura di svariati milioni di euro.

Partiamo dal vino: da dove occorre ripartire?
Sicuramente bisogna ripartire dalla vendita dei nostri vini, visto i lockdown che si sono susseguiti determinando una contrazione delle esportazioni e la chiusura degli Horeca.
A tale proposito, per sostenere il settore abbiamo dovuto creare un bando regionale per la distillazione, azione necessaria per quei vini non utilizzabili oltre un certo periodo di tempo (di pronta bevuta) e varato due distinti bandi Ocm per supportare le azione nell’esportazione e nella vendita verso paesi terzi extra europei.
Naturalmente, non bisognerà trascurare la promozione in ogni forma a partire da queste prossime festività, anche se in forma digitale. Dai prossimi mesi metteremo a disposizione il container espositivo dell’assessorato regionale all’agricoltura che sarà impegnato in un vero e proprio tour in varie località italiane per fare conoscere e degustare i vini del Consorzio barolo e barbaresco.

Piemonte granaio d’Italia, si è sempre detto. Ma anche produttore di riso, di frutta, di ortaggi. In questi mesi si spinge molto su agricoltura a Km 0. Ma come difenderla da prodotti che arrivano da ogni parte del mondo, comprese aree senza controlli adeguati sulla qualità?
Purtroppo, per motivi legati al rispetto della concorrenza a livello europeo non sarà possibile imporre dazi sia a livello nazionale ne regionale anche se invece molte volte siamo stati costretti a subirli.
A questo punto, dobbiamo giocare la carte della qualità e della tracciabilità dei nostri prodotti.
Allo stesso tempo abbiamo creato una piattaforma fruibile via web per quanto riguarda i prodotti biologici che si integra con le iniziative lanciate durante i periodi di lockdown rivolte a stimolare il consumatore a comprare prodotti piemontesi.

Gli studenti del “Luparia” in visita alla Corilu e allo stabilimento Novi CorriereAl 4

Filiera di latte e formaggi: cosa si sta facendo per sostenerla?
Riteniamo che in Piemonte la filiera del latte e dei formaggi abbia una grande importanza.
In passato era stata promossa l’iniziativa “PieMunto” per portare nella grande e media distribuzione i prodotti caseari piemontesi.
Con l’ormai prossimo varo del Tavolo di partenariato agroalimentare e rurale metteremo a punto nuove iniziative in tal senso in collaborazione con i consorzi di tutela dei formaggi piemontesi.

Qualche anno fa, un po’ polemicamente, un noto enologo ci mostrò le colline del Monferrato e disse: “Qui un giorno saranno tutte nocciole”. Come va quel comparto? E’ decollato?
Purtroppo proprio in questi giorni stiamo leggendo sui principali organi d’informazione piemontesi che il settore corilicolo è messo a rischio dalle importazioni delle nocciole provenienti dalla Turchia. In questo frangente, ci siamo attivati per promuovere accordi di filiera tenuto conto della presenza in Piemonte d’importanti aziende di trasformazione che possono essere in grado di assorbire in primo luogo le produzioni regionali assicurando un giusto compenso ai produttori tenuto conto che l’interesse per la nostra “nocciola piemonte igp” è sempre alto.

Al voto, al voto: ma come? CorriereAl

La Regione è un interlocutore fondamentale per il territorio, ma non l’unico: il Governo cosa dovrebbe fare di più e meglio, in questa fase di emergenza?
Il Governo dovrebbe sicuramente impegnarsi a comprendere che ogni Regione ha le proprie peculiarità e produzioni e quindi nelle decisioni dovrebbe rispettare di più le singole esigenze creando quell’autonomia di gestione delle risorse, più volte richiesta ma non accolta con il rischio di spendere malamente i soldi.

Cosa chiedere all’Unione Europea?
Sicuramente maggiore flessibilità nell’erogazione dei contributi ed allo stesso tempo un’adeguata programmazione delle misure che caratterizzeranno il nuovo Programma di sviluppo rurale, facendo propria l’esigenza di rispettare le territorialità e tenendo conto di cosa i singoli Stati e le singole Regioni hanno realmente bisogno.

Non c’è solo la pandemia con cui fare i conti: i risarcimenti per le alluvioni dell’autunno 2019 sono arrivati? Si parla di 16,5 milioni per le aziende agricole dell’alessandrino…
Al momento i fondi non sono ancora giunti, mentre il riparto ministeriale dei fondi per le aziende agricole parla di 2 milioni 386 mila euro, a fronte di un valore stimato dei danni che si aggira intorno ai 55 milioni di euro. In pratica solo il 4,3% dei danni subiti dagli agricoltori.
Invece per quanto riguarda i danni che vengono erogati direttamente dalla Protezione Civile sono giunti solo circa 35 mila euro, mentre siamo in attesa dei fondi per la somma urgenza per le singole aziende agricole che dovrebbe attestarsi su un massimale di 20 mila euro per ogni azienda che ha subito i danni.
Purtroppo i nuovi e continui eventi calamitosi non sono d’aiuto per il rispetto dei tempi dei rimborsi che si ridurranno anche di entità.

 

Controllo fauna selvatica: va sempre peggio? Cosa si può e deve fare, in vista della primavera?
La seconda ondata del Covid 19 ha determinato in pratica il fermo della caccia con il conseguente aumento incontrollato dei cinghiali.
Oltre ai danni provocati all’agricoltura è oggi sempre di più messa a rischio l’incolumità pubblica.
Stiamo attendendo dal Governo attraverso un’interpretazione ufficiale il via libera per le attività di contenimento, specie per i cinghiali, in modo da poter utilizzare ancora di più le guardie volontarie in attesa di futuri concorsi per fare fronte alla scarsità di personale dedicato a tale compito.
Anche sul tema caccia di selezione, molto limitata dai DPCM con particolare disappunto del mondo venatorio, si stanno valutando nuove iniziative che possano permettere di creare maggior controllo, efficacia d’azione e creare anche un rinnovato interesse enogastronomico ed allo stesso tempo turistico.

Lei ha sottolineato più volte che i Distretti del cibo dovranno essere in Piemonte un volano economico fondamentale nel post covid. Come vi state muovendo?
Abbiamo approvato proprio in queste ultime settimane come Giunta Regionale il regolamento per la costituzione ed il funzionamento dei distretti del cibo.
Un passo fondamentale per la valorizzazione dei nostri territori e delle relative produzioni agricole in questa delicata fase determinata dall’emergenza Covid.
Ora si passa alla fase attuativa con il riconoscimento dei distretti già esistenti e la costituzione dei nuovi.

 

Ad Acqui due anni per rilanciare il turismo dopo le bugie di Bertero CorriereAl

L’ultima domanda è all’acquese Marco Protopapa: le Terme ormai a controllo privato da fiore all’occhiello rischiano di diventare una ferita nel cuore della città, o saranno ancora una risorsa? Il comune deve uscire o no?
L’attuale situazione in cui versa il settore termale costituisce un vero e proprio punto dolente per l’immagine ed il tessuto economico della nostra città e io sono completamente contrario ad accettare anche da parte dell’amministrazione comunale un segnale di remissione e rinuncia a quello che secondo me è e resta il fiore all’occhiello per Acqui Terme.
Attualmente il pacchetto azionario è in mano ai privati, ma ritengo che il Comune con la sua quota sia pur di minoranza possa ancora fare molto per cercare d’invertire questo lento degrado e soprattutto dimostrare che c’è ancora interesse creando nuove opportunità: certo che l’atteggiamento della proprietà finora dimostrato deve cambiare.
Il mio impegno e quello della Regione Piemonte è ancora forte in tale ambito.
Lo dimostra aver sostenuto la recente integrazione economica all’Accordo di programma esistente con il Comune di Acqui Terme, in attesa di rivederlo e migliorarlo.