Prima i bastioni per difenderci dai nemici: ma ora il nemico è molto più subdolo…[Lisòndria tra Tani e Burmia]

di Piero Archenti

 

Per la verità mi stavo accingendo a commentare la storia dell’antica circonvallazione di Alessandria composta da Spalto Gamondio, Spalto Marengo, Spalto Rovereto e Spalto Borgoglio il quale si innestava su Corso Borsalino per tornare a congiungersi con Spalto Gamondio. Il tutto protetto dalle fortificazioni costituite dai cosiddetti “bastioni”.

Il fatto è che quanto tramandato nei secoli scorsi dai nostri predecessori sulla storia passata della nostra città non ci evita di fare un parallelo fra chi e come visse in quegli anni e chi invece vive l’attualità odierna, per certi versi addirittura più problematica. Oggi, come lo furono ieri i nostri antenati, siamo costretti nuovamente a vivere limitati nei nostri movimenti dentro e fuori dalle rispettive abitazione. Infatti, non è possibile fare a meno di considerare quanto stiamo vivendo da un anno a questa parte grazie al Coronavirus. In pratica, proprio come i nostri antenati, ma questa volta a livello mondiale, siamo costretti a vivere all’interno delle mura delle rispettive abitazioni nella speranza di evitare l’impatto con il poco gradito virus!

Oddio, noi non dobbiamo difenderci dai pericoli del tempo che fu, questo no, ma dobbiamo comunque difenderci da un virus per certi versi decisamente più subdolo delle armi tradizionali, prendendo le dovute precauzioni prima di uscire dalle mura domestiche coprendoci rigorosamente naso e bocca, pena un probabilissimo contagio dall’infezione (tutt’altro che piacevole per chi ci deve fare i conti dal punto di vista sanitario) oltre al fatto che ci troviamo costretti a mandare all’aria buona parte dell’economia del Paese.

Chiuse molte attività commerciali e parte di quelle industriali, stessa cosa, anche e soprattutto, per quanto riguarda gli assembramenti di più persone in spazi ristretti e inadeguati! Un sacrificio decisamente pesante soprattutto per i giovani costretti a limitare i contatti con i loro stessi coetanei, e purtroppo non è affatto difficile imbattersi in gruppi di giovani (e non solo di giovani) con la mascherina legata al braccio o mantenuta sotto il naso, non sopra… con le ovvie conseguenze!

Non sappiamo come e quando ne usciremo, attualmente stiamo confidando nell’efficacia degli antivirus che saranno distribuiti, pare, nella seconda metà del prossimo mese di gennaio 2021, anzi, parrebbe che il nostro Paese ne abbia già adottato un paio di tipi, uno da custodire e mantenere rigorosamente e abbondantemente parecchi gradi sotto zero, l’altro meno impegnativo sotto questo punto di vista, a temperatura ambiente. Ovviamente i primi a beneficiarne dovrebbero essere gli addetti alla sanità e alle Forze Armate.

Sottoscrivo quanto scrive Giulia Piccinini riguardo le epidemie nel corso di svariate epoche storiche: per un attimo l’umanità si è fermata e ha ceduto il passo ad un minuscolo agente patogeno. La misura di quest’attimo è stata molto variabile, ma l’elemento fondamentale è che comunque ha sempre vinto l’essere umano.

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I quattro antichi quartieri – Strade e contrade

Nel secolo scorso, quando ancora Alessandria era cintata da bastioni e difesa all’esterno altresì da un profondo fossato nel quale derivavano le acque del Tanaro, in Comune si convenne di dividere la Città in quattro sezioni che ripetevano i nomi dei quattro rioni o quartieri della vecchia Città medioevale. Spianati subito dopo la grande guerra i bastioni e colmati i fossati, le “Sezioni” rimasero quasi a ricordo del passato, e tutt’ora in più punti si conservano le targhe relative. E così si dice che via Dante divide Gamondio da Marengo; via Guasco divide Marengo da Rovereto; via Vochieri divide Rovereto da Borgoglio; via San Giacomo infine divide Borgoglio da Gamondio. Denominazioni non soltanto indicative ma altresì storiche, che è bene conservare per unirle ai nomi recenti di Pista, di Cristo e di Orti, nuovi quartieri di espansione della Città. E nuovissimo aggiungeremo ben presto anche il prolungamento di via Dante oltre piazza Matteotti e oltre ancora i bastioni scomparsi in direzione di Ponte Bormida, che ben presto vedremo raggiunto dalle nuove costruzioni.

Ritornati così ancora su via Dante, riprendiamo ancora l’esame particolare di questa strada, una delle più regolari come direzione e andamento, divisa in tre soli isolati per parte. Tuttavia occorre osservare che sulla sinistra, i primi due isolati sono separati non già da una via come avviene sulla destra, bensì da un semplice e stretto passaggio pedonale, già detto di San Dalmazzo dal titolo della Chiesa che subito si incontra dalla parte opposta. In effetto si può dunque dire che, stretto a parte, il primo isolato dell’antica Strada della Fiera, continuava un tempo da piazza della Cattedrale (o quanto meno dall’incontro di Strada Ravanale) sino all’incrocio della Strada dell’Ospedale, oggi via S. Pio V. Evidentemente questo non avveniva sul lato opposto, dove sempre si ebbero gli incroci odierni di via Tripoli e via Machiavelli.

Per altro, non si può pensare che sulla sinistra un tratto così lungo non avesse altri passaggi di comodo sulla strada che oggi si dice Ghilini e che in passato era comunemente indicata come Strada della Cà Granda , popolare definizione della chiesa che ora si intitola alla Trinità. E infatti già abbiamo ricordato un primo passaggio attraverso ad uno dei Palazzi Ghilini (ora Cassa di Risparmio), passaggio certamente scomparso dopo la complessa ricostruzione e ampliamento del Palazzo stesso, come sarà detto in seguito. Pensiamo tuttavia che il passaggio da questa parte ancora esista, benché abusivo e benignamente tollerato dall’attuale proprietario del palazzo. Si tratta precisamente dell’attraversamento pedonale, largamente praticato, del vasto cortile detto dell’Universo, vecchio titolo di un impostante albergo ivi esistente cento e più anni fa.

E’ il cortile o meglio uno dei vari cortili del grande palazzo già dei Ghiliini del ramo della Maranzana, che su via Ghilini dall’angolo di via Mazzini raggiungeva la chiesa suddetta della Cà Granda. Il palazzo, pervenuto poi ai Sambuy, fu ricostruito ed ampliato su due fronti. In vendita più tardi, venne diviso fra Cassa di Risparmio e Pugliese Moise Salvatore. Per dire di questo Palazzo, certo il più importante di tutta via Dante, dobbiamo risalire alla vecchia Casata dei Ghilini, nota fin dal tempo della fondazione della Città e le cui origini si fanno risalire nientemeno che al Tempo di Carlo Magno! Ne parleremo nella prossima puntata.

Piero Angiolini – 1958