A chi interessa il giornalismo indipendente? [Centosessantacaratteri]

di Enrico Sozzetti

 

Spendere, anche cifre minime, non per acquistare un prodotto editoriale, ma finanziare chi lo realizza. Un caso italiano dimostra che si può fare. Spunti di riflessione.

In provincia di Alessandria, come in Italia, a chi interessa davvero il giornalismo indipendente? Quante persone sono disposte a sostenere questo giornalismo senza editori e condizionamenti, libero di raccontare, fare inchieste, con il solo obiettivo dell’interesse pubblico?

Mi interessa molto capire se e quanto un potenziale lettore sia disposto a spendere per una informazione senza padroni. In Italia c’è qualcuno disposto a finanziare (anche con pochi euro) una esperienza giornalistica di questo tipo? Non che manchino gli esempi, però il Paese è ancora lontanissimo da altre nazioni dove il crowdfunding è diffuso e in grado di sostenere singoli giornalisti o piccole testate nel loro racconto quotidiano senza condizionamenti.

La riflessione che faccio mia, e rilancio a chiunque voglia discutere e ragionare su un modo diverso, e innovativo, di fare informazione, nasce dall’esperienza di “Da Costa a Costa”. Quello che è stato definito uno dei casi editoriali italiani più interessanti degli ultimi anni, ha preso corpo da una idea di Francesco Costa, giornalista e vicedirettore del Post, che ha dato vita nel 2015 a un personale progetto giornalistico sugli Stati Uniti e la politica americana. Una newsletter settimanale e un podcast, gratuiti, hanno raccontato sul campo cosa succedeva dal Texas alla California, dal Michigan all’Ohio, dalla Pennsylvania allo Iowa. E Costa è tornato a farlo anche quest’anno raccontando la competizione elettorale fra Biden e Trump da una prospettiva profondamente diversa da quella di corrispondenti e inviati che quasi mai andavano oltre alle ufficialità di rito.

Il racconto degli Usa, senza verità preconfezionate

Il progetto è sempre stato gratuito per tutti, ma all’inizio Costa ha chiesto agli iscritti alla mailing list, agli ascoltatori e ai lettori di valutare la possibilità di fare una donazione (una volta al mese oppure una tantum) per finanziare le spese di viaggio e pagare il lavoro. Il giornalista ha suggerito due euro al mese (o ventiquattro per tutto l’anno), ma ha lasciato la più totale di donare una cifra a loro scelta. Costa ha così raccolto più di 40.000 euro dall’inizio del progetto che, sono parole sue, «non danno diritto a ricevere niente, se non la soddisfazione di aver contribuito in modo indispensabile a un progetto che i lettori apprezzano e trovano utile». E al termine della prima esperienza, Costa ha rendicontato pubblicamente fino all’ultimo centesimo utilizzato.

Quanto spazio reale esiste oggi in Italia per il giornalismo finanziato da un crowdfunding diffuso? In quanti potrebbero spendere qualche euro al mese per leggere articoli scritti da giornalisti di cui si conoscono capacità e competenze, che non sono dipendenti o collaboratori di testate condizionate, in un modo o nell’altro, dagli interessi della politica e di natura commerciale?

Sarebbe possibile, se c’è la volontà

L’esperienza di Francesco Costa è stata sicuramente unica perché ha raccontato, dall’interno, gli Stati Uniti e la corsa alla presidenza, facendo quello che ormai non si fa quasi più: andando fisicamente sul territorio, parlando con le persone, rifuggendo da ogni genere di ufficialità preconfezionata e da quello raccontavano tutti gli altri giornalisti. Certo, chi ha investito in questa inchiesta giornalistica lo ha fatto perché interessato a capire sul serio cosa stava avvenendo nel cuore degli Stati Uniti.

Ma davvero in Italia non c’è nessuno che abbia un autentico desiderio di conoscere e capire cosa succede sul proprio territorio attraverso una voce indipendente? Un esperimento, in realtà, sta andando in scena con il quotidiano ‘Domani’ che ancora prima dell’uscita in edicola ha chiesto a giornalisti freelance di avanzare delle proposte di inchiesta, poi sottoposte agli abbonati che le hanno selezionate e quelle scelte alla fine sono state finanziate. C’è un meccanismo di crowdfunding, vero, ma con una sfumatura particolare. Infatti è il giornale che raccoglie le proposte, mentre la scelta è affidata a una cerchia relativamente ristretta di persone. In altri casi, invece, quella che viene finanziata è la voce del singolo giornalista che pubblica autonomamente, non con una testata, e che può concretizzare il lavoro attraverso articoli, libri, video. La diffusione è potenzialmente molto più ampia perché il lavoro del quotidiano ‘Domani’ resta limitato alla testata (di carta e online) e agli abbonati, mentre l’altra modalità è in grado di raggiungere un numero di lettori elevatissimo, trasversale a quelli tradizionali dei giornali e dell’informazione online.

E allora, ci può essere spazio per un giornalismo davvero indipendente e sostenuto unicamente da cittadini / lettori consapevoli e responsabili?