‘No grazie’ al bavaglio stampa per gli operatori della sanità, e a chi vuole la censura politica sui social [Le pagelle di GZL]

di Graziella Zaccone Languzzi

 

 

1) “Sanità ammalata. ASO, serve una nuova rotta. la Regione sceglie Raviolo”, questo è il titolo dell’articolo pubblicato su Il Piccolo di martedì 24 novembre a pag.31. Il nome scelto dalla Regione Piemonte nel ruolo di Commissario COVID non rientra nella mia sfera di giudizio, d’altra parte chi governa decide. Raviolo però è “indigesto” al PD locale, viste le proteste che non si sono fatte attendere. D’altra parte Arcuri è “indigesto” e pure “tossico” per gli italiani, ma sia l’uno che l’altro ce li dobbiamo tenere perché scelti da chi governa. Semmai mi preoccupa invece quella parte di titolo: “sanità ammalata” riferita al nostro ospedale, e nell’articolo c’è un punto che suona come un “avviso” al personale che opera all’interno dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria. Giudicate voi: “Il messaggio di Centini ai primari: attenti a relazionarvi con la stampa”. La trascrivo per chi se l’è persa, perchè possa giudicare. Su un messaggio Whats App inviato ai primari in merito alla situazione COVID, alla fine il contenuto concludeva con la richiesta: “porre particolare attenzione nei rapporti con le testate giornalistiche perché l’operato del nostro ospedale è di tutti noi. Potrebbe essere frainteso. I dipendenti hanno una precisa indicazione: se contattati da giornalisti devono rivolgersi sempre all’Ufficio Stampa, che ha proprio il compito di supportare e favorire tutti i dipendenti nelle comunicazioni”. Sotto questa frase, chi ha firmato l’articolo, pone la domanda: “Cosa, Dott. Centini, in materia di sanità pubblica e non di una azienda privata, potrebbe essere frainteso in una pandemia?” Domanda più che corretta. In questo caso non si può parlare di un grave atto di censura, perché non viene imposto il silenzio con minacce e sanzioni come è accaduto in alcuni ospedali sul territorio nazionale, ma dal primario all’infermiere nel nostro ospedale pare che tutti possano “aprire bocca” di fronte ai giornalisti solo in presenza di un responsabile dell’Ente, con il compito di controllo, e di ‘filtro’. Questo non va bene, è sinonimo di paura, e porta a chiedere: cosa si vorrebbe nascondere?
P.S.: ecco il quadro della situazione nei giorni scorsi: “Centini, Raviolo e quei rapporti tesi all’interno dell’ospedale”.
Voto: 4

 

2) Politici locali e social sotto la lente critica del professor Marco Revelli. Qui un minimo cenno per chi non conosce tale eminente personaggio. Cari politici di maggioranza di centro destra, pensavate che fosse finita lì? E no! Dopo il can-can mediatico a causa di commenti da voi postati su Facebook e considerati comportamenti blasfemi dal Pd locale e da certa informazione, ad evitare il rischio che tale vicenda entrasse nell’oblio mediatico, ci voleva un allungamento di “coda”, e la “coda finale” per completare l’opera è spuntata su “Il Piccolo” di venerdì 20 novembre, a pag. 25.
Il titolo: “Gli spinosi casi alessandrini. Razzisti, inopportuni e maleducati. I politici sui social? Un vero disastro”. Sorbole che botta di titolo! Al centro della pagina, 13 foto di politici locali, rei di utilizzare i social con disinvoltura, tutti del centro destra, con la maggioranza della Lega e uno del Pd in foto e una citata nell’articolo. Sono dunque solo i leghisti e quelli di centro destra che scrivono certe “boiate” su facebook? Ma va là, “boiate” superficiali ne postano tutti, ma il rilievo mediatico col megafono viene dato solo ad una parte, mentre i post della controparte passano indenni. Peraltro, se la politica si fa su facebook, e i giornali vanno lì a cercare ‘notizie’, mi sa che siamo messi tutti quanti proprio male. Ora arriviamo alla “coda”, ossia l’intervista dell’autorevole Marco Revelli dal titolo: “Scrivono di pancia e, troppo imbarbariti inquinano la realtà”. Mi chiedo: di quale realtà si tratta? La realtà a senso unico non esiste, ha molte sfaccettature, ognuno la osserva con i propri personale strumenti ideologici, religiosi, politici, scientifici, garantiti dalla libertà costituzionale dell’individuo di pensiero e parola. Almeno per il momento. I tanto criticati social li stanno usando e li hanno usati tutti, dai cosiddetti imbecilli e sottoacculturati agli alti papaveri della “buona politica”, del “buon giornalismo” della “buona elìte acculturata” di una parte sola. Nell’intervista il professor Revelli dice che l’uso dei social dovrebbe essere vietato ai politici, con l’augurio che i “cattivi politici” escano dai social e i “buoni cittadini” stacchino la spina … di grazia, chi sono i “cattivi politici”? E i “buoni cittadini”?. Già la buonanima di Umberto Eco criticava i social e chi li utilizzava, ma lui stesso ci promuoveva il suo pensiero e libri (come tutti). Nel 2015 stilai una pagella in merito a sue dichiarazioni da me ritenute offensive verso chi utilizzava i social: “Esimio professor Eco, questa volta merita un bel 2! [Le pagelle di GZL]”.
Da parte di questi “monumenti” della cultura, auto convinti di indiscussa superiorità intellettuale e morale, rigorosamente di una certa parte ideologica, rilevo presunzione, arroganza, altezzosità, boria, supponenza, snobismo. Chiedo allora: solo i premi Nobel, l’èlite culturale, i guru del giornalismo di sinistra e chi ha la patente di “buon” politico e “buon cittadino” ha il diritto di esprimersi? E noi, che stiamo seduti dalla parte del torto, che dobbiamo fare? Applaudirvi e ringraziarvi? Ma per favore…
Voto: 3

3) “Dopo non sarà più come prima”, e infatti è già un totale disastro. “Dalla crisi riemergeremo più forti” è la frase di un imprenditore pubblicata su un giornale locale. Sicuramente il suo settore non sta soffrendo, ma quanti sono quelli che non riemergeranno più? Le buone parole, la vicinanza, le buone intenzioni, le belle frasi non riempiono la pancia degli italiani stanchi, amareggiati, delusi, con un carico gravoso di problemi e forte pessimismo per il futuro. A questa batosta neanche il Padreterno riuscirà a metterci una pezza, e di bla–bla non ce ne facciamo niente. Realistico quanto scrive il Prof. Luigi Manzini di Svegliati Alessandria (Città dei Vigili del Fuoco) che condivido: “Dopo il covid ecco la fame: agonia di uno Stato e del suo popolo!” Circa due settimane fa, il Presidente della Repubblica ha “gratificato” la nostra Regione con belle parole: “Cirio: Dal Presidente Mattarella la vicinanza e il richiamo al senso di responsabilità”.
In sostanza Mattarella ha manifestato vicinanza e gratitudine per lo sforzo enorme che il territorio e tutti gli operatori sanitari stanno mettendo in campo per fronteggiare la pandemia, inoltre ha richiamato l’importanza del senso di responsabilità di ognuno di noi: oggi più che mai è fondamentale essere uniti per riuscire a portare il nostro paese fuori da questa emergenza così complessa per tutti. Senso di responsabilità in tutti noi? A Mattarella risponderei che il senso di responsabilità noi ce l’abbiamo messo tutto con aggiunta di sopportazione, semmai il senso di responsabilità lo dovrebbe iniziare ad avere Roma, da parte di coloro che al momento hanno la guida dell’Italia, se davvero vogliamo portare questo paese fuori dall’emergenza. E’ compito del Presidente della Repubblica dare uno scrollone a questo Governo, diviso in fazioni, litigioso ma saldamente incollato al potere.
Voto: 2