L’assessore Poggio (Lega): “Imprenditori e commercianti sono alle prese con incongruenze incomprensibili. L’impressione è che il Governo navighi a vista: ma al Piemonte servono certezze!”

di Ettore Grassano

 

 

L’Italia ai tempi del Covid naviga a vista, sia sul fronte sanitario che economico, ma ci sono categorie che più di altre stanno subendo le terribili conseguenze della pandemia. Commercianti, operatori del turismo e addetti del sistema culturale sono certamente tra queste, e l’assessore regionale Vittoria Poggio, alessandrina, queste categorie in Piemonte le conosce da vicino, e da mesi cerca di dar loro voce su tutti i tavoli, non solo a Torino ma anche a Roma: “In Parlamento per fortuna possiamo contare su un filo diretto con il capogruppo della Lega, Riccardo Molinari, che ben conosce le esigenze del nostro territorio, e di tutta la Regione. Purtroppo invece con l’esecutivo Conte il dialogo non è sempre semplice: soprattutto quando si parla di commercio, l’impressione è che questo Governo sia distante, che faccia proprio fatica a capire le esigenze di chi sta in prima linea, si tratti di imprenditori o di dipendenti del comparto”.

L’assessore Poggio, che nel commercio, e nelle organizzazioni di categoria del settore ha operato per tutta la vita, in queste settimane non può che immedesimarsi in tanti operatori costretti a fare i conti con gli ‘stop’ della zona rossa, e con tutte le contraddizioni che, settimana dopo settimana, emergono in maniera drammatica. “Ma altrettanto complicata è la situazione di chi vive di cultura, e di turismo: è assolutamente necessario che il Governo faccia di più, e lo faccia subito”.

Cosa succederà dunque da qui a fine anno? Davvero nei primi mesi del 2021 dovremo fare i conti con una morìa di imprese, che rischiano di portare i libri in tribunale, e di non riaprire mai più?
Molto dipenderà da come evolverà la situazione sanitaria e da quanto i provvedimenti continueranno ad impattare economicamente sulle attività. Pensando al Natale non sarebbe immaginabile per alcune categorie rimanere chiuse, poiché concentrano tra il 40 ed il 60% del loro fatturato annuo nei mesi di novembre e dicembre, considerando inoltre che sempre le stesse categorie hanno già visto azzerato il fatturato di quasi 3 mesi in questo anno. Questo significa, a livello matematico, che quasi i tre quarti di fatturato sono stati persi.
Come si può pensare che le nostre imprese possano sopravvivere con soli risarcimenti?
Occorre pensare subito ad un intervento strutturato in materia di credito, con tempi di rientro molto lunghi, che consenta alle imprese di ottenere la liquidità che attualmente manca, in misura proporzionata alla loro necessità, e che rischia di comprometterne la sopravvivenza.
Altre misure necessarie per consentire alle imprese di rimanere sul mercato sono quelle di indennizzare i costi fissi, convertire i prestiti in sussidi, rendere immediatamente fruibili i crediti d’imposta, estendere la moratoria sui mutui bancari e non ultimo il taglio delle aliquote iva.
Bisogna che il Governo si attivi subito in modo che le imprese possano continuare a fare imprese, anche nel 2021.

Assessore Poggio, qual è la situazione oggi in Piemonte? Ci aiuti a scattare una ‘fotografia’ del comparto del commercio, datata fine novembre 2020….
I provvedimenti che si sono susseguiti ultimamente hanno compromesso ancora di più il tessuto economico della nostra Regione. Non va sottovalutato l’importante aspetto sanitario che tutto il paese Italia sta vivendo e che deve certamente essere responsabilità di tutti. Non conosco imprenditori che vorrebbero tenere abbassata la serranda e ne conosco ancora meno che vorrebbero essere mantenuti dallo Stato. I commercianti hanno ragione due volte perché hanno rispettato le misure di sicurezza, hanno adeguato i locali e all’improvviso si sono viste di nuovo private dalla loro capacità di fare impresa.
Le imprese sono arrivate a questo 2020 già in affanno, sicuramente con necessità di interventi di rilancio, già alle prese con una transizione tecnologico-innovativa tutta da affrontare e condurre. Occorre poi fare una riflessione tra i settori che hanno un prodotto stagionale, che per la seconda volta si vedono chiusi all’inizio della nuova stagione.

La Cultura è messa meglio?
Teatri, cinema, musei, mostre e parchi archeologici sono stati chiusi, la Cultura sta soffrendo come tutti i settori economici. La tecnologia può aiutare a portare a casa ciò che momentaneamente non puoi visitare di persona, ma più che una soluzione è un’alternativa. Realtà virtuale e realtà materiale sono mondi complementari, per avere senso ma hanno bisogno l’uno dell’altro.
Va ribadita la necessità immediata da parte del Governo di un fondo per soggetti pubblici e privati per sostenere i costi per gli spettacoli già in calendario che si svolgano in teatro e che saranno trasmessi in streaming. Questa pare essere l’unica soluzione che al momento consenta di sostenere i costi di attori, maestranze, scenografi in modo da evitare di cancellare intere compagnie e ritrovarci privi del patrimonio della nostra cultura.

Il turismo invece, che in Piemonte sembrava avere, dati 2019 alla mano, ampio spazio di crescita, quanti anni ci metterà per riprendersi?
Nel 2019 il turismo in Piemonte ha segnato +1,82% in termini di arrivi, con un incremento maggiore nella componente estera, pari al +3,7%. In flessione di un punto percentuale i pernottamenti. In aumento la soddisfazione e il sentiment positivo di chi ha visitato il Piemonte.
Oggi lo scenario turistico è radicalmente cambiato, ma il Piemonte presenterà un’offerta turistica pronta ad accogliere gli ospiti che la sceglieranno. Durante l’estate il 25% degli italiani ha scelto di andare in vacanza in Piemonte anche grazie alla campagna di comunicazione e alla misura del Voucher Vacanze che ha riscosso un grande consenso.
Certamente oggi le limitazioni agli spostamenti stanno ulteriormente aggravando il comparto della ricettività ma, sono certa, che con un grande lavoro di riqualificazione del brand Piemonte, di concerto con la filiera del turismo, troveremo le modalità giuste per uscire da questa crisi.
Occorre però che anche il Governo faccia la sua parte mettendo in campo misure di digitalizzazione di tutta la fiera turistica, la concessioni di contributi a fondo perduto per l’ammodernamento delle strutture oltre che mettere in campo una campagna di comunicazione internazionale volta ad attrarre quanti più visitatori possibili.

Sul fronte agriturismi però c’è chi lamenta ritardi nell’erogazione dei bonus per attività di ristorazione e strutture ricettive. Sono in arrivo?
All’interno del piano “Riparti Piemonte” la Regione ha previsto due bonus a fondo perduto per oltre 75mila imprese; il bonus Turismo si è concluso alla fine di ottobre e ha già erogato 4,5 milioni di euro e adesso stiamo procedendo al pagamento delle ultime domande.
Invece all’interno del Bonus Piemonte, è previsto un contributo anche per gli agriturismi che effettuano solo ristorazione. Il ritardo è dovuto al fatto che abbiamo dovuto individuare con precisione i beneficiari. Per questa ragione si è convenuto con le associazioni di aprire una finestra dedicata alle loro richieste, e questo ha richiesto del tempo in più. Il contributo è di 2500 euro. Attualmente abbiamo ricevuto 170 domande, ma contiamo di risolvere il problema entro la fine della settimana.

 

Cosa può e deve fare la Regione, in un simile contesto generale?
La Regione Piemonte non è stata a guardare. Con il progetto #RipartiPiemonte abbiamo messo in campo 40 milioni di euro per il turismo, che si sommano ai 131 stanziati per il Bonus Piemonte.
Oltre a questo abbiamo chiesto al Governo di portare aventi una legge di tassazione per i colossi dell’e-commerce. Trovo giusto che se si chiedono ulteriori sacrifici al mondo delle imprese pretendiamo che il Governo porti avanti in sede europea la proposta di legge che imponga una tassazione straordinaria alle piattaforme internazionali di vendita online per tutta la durata delle nuove misure del Governo, prevedendo di destinare la totalità dell’introito ai piccoli esercizi commerciali di vicinato. Infine, proprio in questi giorni, grazie all’apporto delle Associazioni di categoria, stiamo definendo una campagna di comunicazione a sostegno del commercio di vicinato perché crediamo fortemente nel valore sociale che ogni imprese svolge e quindi l’importanza nel mantenere “accese” le luci delle nostre attività.

 

Il rapporto con il Governo appare complicato per tutte le Regioni, o quelle amministrate dal centro destra hanno ulteriori difficoltà?
La Conferenza Stato Regioni funziona abbastanza, ma con i limiti di un organismo consultivo in un momento storico in cui il Governo ha proclamato lo stato di emergenza. A volte si ha la percezione che i poteri speciali, così come congegnati, siano poco efficaci perché alla fine l’esecutivo non sempre tiene in considerazione le istanze delle Regioni.

L’impressione è che l’esecutivo Conte non abbia una strategia di lungo periodo, o se ce l’ha la nasconda bene: cassa integrazione e divieto licenziamenti fino a fine marzo 2021. Ma poi cosa succederà?
L’impressione è quella che in molti si sono fatti, cioè di una navigazione a vista senza una prospettiva strategica. L’esecutivo cerca di fornire risposte all’emergenza che però spesso, si sono rivelate prive di criteri come ad esempio quello di utilizzare per le chiusure dei negozi al dettaglio i codice Ateco, che in molti casi è stato limitante per rappresentare la variegata e molteplice situazione delle imprese dei comparti.

Ci sono spesso contraddizioni e incongruenze che fanno sorridere, ma anche piangere i diretti interessati: che senso ha dire parrucchiere aperte ed estetiste chiuse? Oppure negozi di calzature chiuse, ma quelle per bambini aperte?
Dovrebbe essere ripensata la logica del codice Ateco che ha prodotto anche risultati paradossali, come l’esclusione di alcune categorie le cui attività sono state sospese il 3 novembre per decreto del presidente del Consiglio ma non inserite nell’elenco di quelli che devono essere risarciti.

Ci fa un esempio?
Le toelettature per cani, che fanno sempre parte della classificazione dei servizi alla persona, sono chiuse benché operino in sicurezza tanto come i parrucchieri, avendo anche meno contatto con persone. Oltre questo non sono neanche state considerate tra le attività dei ristori e nemmeno potranno accedere a misure come il credito d’imposta cedibile al proprietario dell’immobile locato pari al 60% dell’affitto per ciascuno dei mesi di ottobre, novembre e dicembre, la sospensione delle ritenute alla fonte e dei pagamenti IVA per il mese di novembre, la cancellazione della seconda rata dell’IMU, a condizione che i relativi proprietari siano anche gestori delle attività, la sospensione dei contributi previdenziali e assistenziali per il mese di novembre.

Anche i venditori ambulanti in questi mesi sono sembrati particolarmente penalizzati, o ignorati dalle normative. Quasi non esistessero. Lei più volte ha chiesto per loro maggior rispetto e tutele…
Assolutamente. Basti pensare che attualmente il commercio al dettaglio ambulante è consentito per la sola categoria alimentare, mentre in sede fissa per molte altre categorie. Già nel precedente lockdown i mercati venivano erroneamente considerati come “untori” cosa che invece non è perché, grazie all’aiuto dei Comuni, svolgono le loro attività distanziati, nel rispetto di tutte le prescrizioni ad oggi in vigore. Vorrei toccare anche il tema del rinnovo delle concessioni dei posteggi, che è l’unico strumento che permette di dare agli operatori certezze per il futuro, dopo le criticità applicative per la direttiva dei servizi. Il Governo, nel decreto rilancio, ha previsto il rinnovo di queste concessioni per 12 anni, previa adozione delle Linee di Indirizzo fatta del Mise, che dovevano essere trasmesse alle Regione entro il 30 settembre, ma che tutt’oggi non sono ancora state formalizzate.
Più Regioni hanno chiesto informazioni al Ministero senza avere ancora risposte certe e chiare.
Su questa partita anche l’onorevole Riccardo Molinari, Capogruppo alla Camera dei Deputati Lega, si sta interessando tramite una question time al Ministro per cercare di fornire un futuro e certezza agli operatori.