Rossana Boldi (Lega): “Regione Piemonte istituisce Covid Hospital senza alcuna consultazione: ora esigiamo garanzie sul presente, e soprattutto sul futuro dell’Ospedale di Tortona”

di Ettore Grassano

 

Sono giorni complicati per Tortona, e tutta l’area del Tortonese. La decisione di riconvertire l’ospedale cittadino in Covid Hospital è arrivata repentina sabato scorso, senza alcun preavviso da parte della Regione, e ha colto di sorpresa non solo la cittadinanza, ma anche il sindaco Chiodi (qui la lettera inviata martedì sera ai vertici sanitari della Regione Piemonte e all’Asl Al) e l’on. Rossana Boldi, Vice Presidente della Commissione Affari Sociali della Camera del Deputati, che ha sempre seguito da vicino in questi anni le sorti della sanità tortonese. E’ la stessa parlamentare della Lega a dichiarare: “La notizia della conversione dell’ospedale di Tortona nuovamente in ospedale Covid mi ha sinceramente colto di sorpresa”. Ma cosa è successo, davvero? Perché la Regione Piemonte e il Dirmei (Dipartimento interaziendale malattie ed emergenze infettive) hanno ritenuto di procedere senza neppure avvisare il sindaco di Tortona, e gli esponenti delle istituzioni? Ma, soprattutto, cosa si può fare ora, e quale futuro attende la sanità tortonese? Abbiamo chiesto all’on. Rossana Boldi di aiutarci a chiarire un po’ meglio i contorni della vicenda, per comprenderne i possibili sviluppi.

On. Boldi, Tortona e Tortonese sono in subbuglio, non senza ragioni. Come è possibile che Regione Piemonte e Asl abbiano preso unilateralmente la decisione della riconversione dell’ospedale cittadino, senza avvertire nessuno sul territorio?
Me lo sto chiedendo da giorni, mi creda. Dopo mesi di dichiarazioni e rassicurazioni da parte dell’assessore alla sanità della Regione Piemonte, del direttore generale e del direttore sanitario dell’Asl Al, e la stesura di un documento programmatico che prevedeva come ospedale Covid di quadrante la clinica Salus di Alessandria, e Tortona coinvolta solo per 40 posti letto e una parte delle terapie intensive, apprendere sostanzialmente da un comunicato stampa la decisione del Dirmei non rappresenta un bell’episodio.


L’obiezione è immaginabile: siamo in emergenza…
Certo, la situazione è emergenziale e voglio continuare a pensare alla buona fede di chi ha dovuto, in urgenza, prendere questa decisione.
In ogni caso questi sono episodi che possono minare dalla base il rapporto di leale collaborazione tra istituzioni, tra istituzioni e cittadini e forse alcuni rapporti personali.
A questo aggiungo che la decisione è stata presa proprio mentre si stava cercando di riportare presso il nostro nosocomio alcuni servizi essenziali per la cura dei cittadini di tutto il territorio tortonese, con il coinvolgimento dei 40 comuni dell’area: circa 60.000 abitanti complessivi che potenzialmente costituiscono il bacino di utenza del nostro ospedale.

A questo punto però cosa succederà?
Innanzitutto chi ha deciso la conversione del nostro ospedale, adesso DEVE GARANTIRNE IL FUNZIONAMENTO OTTIMALE fornendo il personale e le professionalità necessarie. Non è pensabile che i sanitari che lavorano presso l’ospedale di Tortona possano nuovamente essere sottoposti ai turni massacranti di marzo e aprile. Visto che il pronto soccorso è stato chiuso devono rimanere attivi il maggior numero possibile di ambulatori, e da tortonese ringrazio il Sindaco Chiodi per essersi mosso in questo senso, trovando, è giusto riconoscerlo, la collaborazione del direttore generale dell’Asl Al e del direttore sanitario del presidio. È troppo importante che i malati cronici, gli oncologici, i pazienti fragili e con disabilità, anche durante questa emergenza possano essere assistiti nel miglior modo possibile.

I sindaci del tortonese delusi dal direttore dell'ASL AL: "Gli impegni non sono stati mantenuti" CorriereAl

Il rischio in effetti, in questa dimensione covid-centrica, è che si scordi che le persone soffrono di tante altre patologie, spesso anche gravi e gravissime, o comunque croniche. E poi c’è l’incognita della medicina territoriale: risorsa, dicono tutti. Però forse spesso anche abbandonata a se stessa…
Mi auguro che nella gestione dell’emergenza la medicina territoriale venga sempre più coinvolta, in tutte le sue componenti, anche per alleggerire il peso della pandemia sugli ospedali della provincia. E che il personale medico e paramedico, in ospedale come sul territorio, sia messo nelle condizioni di lavorare con professionalità, ma anche in assoluta sicurezza, e con ritmi di lavoro tollerabili. E naturalmente occorre aver ben presente che esistono i malati Covid (molti dei quali per fortuna curabili da casa), ma ci sono anche tante persone che hanno problemi diversi, altrettanto gravi, che non possono aspettare neanche un giorno, talora neanche mezz’ora: nessuno di loro deve essere dimenticato.

Il sindaco Chiodi lo ha detto in più occasioni: “Tortona sta dando molto, e rischiando molto: ci aspettiamo non solo rassicurazioni ma anche prospettive concrete anche sul futuro post Covid del nostro ospedale..”
Concordo pienamente con il sindaco: ho atteso un paio di giorni per rilasciare dichiarazioni e fare valutazioni nel merito di quanto accaduto, perché l’età mi porta a soppesare con calma ogni situazione. Però credo davvero che l’unico modo per la Regione Piemonte di ristabilire un rapporto di fiducia con i cittadini del territorio tortonese sia quello di programmare fin da ora il dopo. L’emergenza Covid finirà, almeno per come la stiamo vivendo in questo momento, e si tornerà anche se in modo graduale alla normalità. Sono assolutamente convinta che da subito sia necessario proseguire nella programmazione del futuro dell’ospedale di Tortona, come richiesto anche dal documento in elaborazione da parte del Cisa e che presto sarà trasmesso all’Asl Al e all’assessorato.
Gli impegni presi devono, e ribadisco devono, essere mantenuti.