Il barone Giulio Baciocchi, maire di Alessandria [Alessandria in Pista]

di Mauro Remotti

 

Giulio Dionigi Baciocchi[1], barone di Montalè, nasce ad Alessandria il 21 maggio 1760, da una famiglia originaria di Genova poi trasferitasi in Corsica. Intraprende presto la carriera militare, diventando ufficiale dell’esercito dei Savoia. Nel 1798 entra a far parte del comitato militare cittadino. In seguito, viene scelto dal generale francese Emmanuel de Grouchy come municipalista, poi riconfermato dal generale Bertrand Clauzel.

La nuova municipalità ha però vita breve, poiché il 26 maggio 1799 le truppe austro-russe al comando del generale Aleksandr Vasil’evič Suvorov occupano Alessandria. Baciocchi, di simpatie filo-francesi, si vede costretto a riparare nel Genovesato dove convola a nozze con la damigella Belleni.

Già l’anno seguente, grazie alla vittoriosa battaglia di Marengo che consente alle forze napoleoniche di ottenere il controllo di gran parte dell’Italia settentrionale, può ritornare in città e riprendere la sua attività pubblica in qualità di aggiunto all’amministrazione comunale alessandrina. Progressivamente gli vengono assegnati sempre nuovi incarichi di prestigio, tra i quali la nomina al consiglio generale di dipartimento, e poi di presidente dell’assemblea cantonale intramuros.

I prefetti Brayda e Campana lo propongono come maire (sindaco)[2], carica che assume il 6 maggio 1805 (succedendo a Pio Prati) nominato direttamente da Napoleone Bonaparte nel corso della sua visita in città[3]. Viene successivamente riconfermato nel 1808 e nel 1813.

Purtroppo – nonostante possa vantare un rapporto di parentela con Felice Baiocchi, marito della sorella di Napoleone, Elisa – non riesce a impedire lo spostamento a Casale del vescovado e dei massimi organi giudiziari e scolastici. In particolare, la perdita del liceo induce il maire a inviare una lettera di protesta all’autorità imperiale. Il ministro Jean-Baptiste de Champagny gli risponde motivando le ragioni del trasferimento con il progetto di potenziamento militare di Alessandria, trasformata in un vero e proprio “Boulevard des Alpes”.[4]

Nei primi anni di amministrazione, Baciocchi deve contrastare il fenomeno del brigantaggio mediante azioni di polizia rivolte soprattutto contro la famigerata banda di Mayno della Spinetta. La lotta si conclude con la morte del famoso bandito il 14 aprile 1806. La sua abnegazione è lodata dal principe Borghese, governatore del Piemonte e della Liguria; gli viene concessa la Legion d’Onore e il titolo di cavaliere dell’Impero.

Il sindaco alessandrino è anche un rappresentante di spicco della massoneria, affiliato alla loggia ‘La Bienfaisance’ (La Beneficenza)[5], che nel 1808 conta ben 200 iscritti.

Uomo di profonda cultura, fonda l’Istituto Litteris et bonis artibus fovendis, un’accademia che si occupa di produzioni letterarie; pubblica, altresì, un Piano d’opera delle Nazionali Finanze e un Memoire presentè a S.M. Imperiale Napoleone I circa l’opportunità di costruire un canale dalla Bormida ad Alessandria.

Dopo il crollo dell’impero francese e la conseguente Restaurazione sabauda in Piemonte, tenta, senza successo, di accreditarsi nei confronti del re Vittorio Emanuele I, detto il Tenacissimo, sino ad allora esiliato in Sardegna. Infatti, il sovrano nel maggio del 1814, una volta sbarcato a Genova per raggiungere Torino: “scioglie l’amministrazione comunale di Baciocchi, ripristina l’ordinamento ante-rivoluzione, nomina sindaco di prima classe il marchese Cesare Cuttica di Cassine che apre la serie dei sindaci codini”.[6]

Decide quindi di ritirarsi a vita privata in una casa acquistata a Gavi (dove era nato suo padre Angelo Benedetto). La morte del barone Baciocchi, avvenuta il 18 febbraio 1818, viene così annotata nelle Memorie di Pietro Civalieri: “lascia unica figlia Gioannina, tutori Cavalier Agosti ed Emanuele Balbi di Genova, autorizzandoli a maritarla con chi esso progettava, del cui segreto n’è depositaria la Moglie. La suddetta Damigella sposava nel 1820 il conte Gioanni Figarolo di Groppello”[7].

 

 

[1]Fausto Miotti, Giulio Baiocchi: sindaco napoleonico di Alessandria, Nuova Alexandria, anno II, N.ro 2 – 1996.

[2] I sindaci-maire – non più scelti dal Consiglio comunale, ma nominati dal Prefetto – hanno  compiti meramente amministrativi.

[3] “In quell’occasione l’imperatore nominò maires aggiunti Lazzari Bartolomeo, Barberis Simone e Bolla Filippo; commissario di polizia G.Delle Piane; comandante la Guardia Nazionale Lombardi Cristoforo”, Renato Lanzavecchia, Alessandria dalle origini agli inizi del sec. XX, Omnia Media, pag.230.

[4] La lettera di risposta, spedita da Milano il 1° pratile dell’anno XIII [21 maggio 1805], è conservata nell’Archivio storico di Casale Monferrato.

[5] Sotto il dominio francese vengono aperte due logge massoniche composte da rispettabili cittadini e da francesi funzionari di governo.

[6] Fausto Bima, Storia degli Alessandrini, Tipografia Ferrari-Occella e &, 1965, pag.105.

[7] Pietro Civalieri, Memorie storiche di Alessandria, parte I 1759-1821, a cura di Roberto Livraghi, Gianluca Ivaldi, Gian Maria Panizza, 2006, pag.120. Il testamento di Giulio Baciocchi si trova presso l’Archivio di Stato di Alessandria.