Trattoria Ponte Bormida [Un tuffo nel passato]

di Tony Frisina

 

 

Carissimi lettori, rieccoci alle prese con un nuovo commento – per questa volta – a margine di una fotografia d’epoca riguardante uno dei luoghi simbolo della nostra città.

Il fiume Bormida o – meglio ancora, come si dice da queste parti – la Bùrmia[1], la Bormida.[2]

Chi colleziona cartoline d’epoca, in genere, vuol mettere in raccolta soltanto cartoline. Questa sembra essere un’asserzione stupida e scontata, un’ovvietà, quindi ritengo necessario spiegare nei dettagli l’argomento, in maniera che ognuno possa comprendere perfettamente.

Le cartoline vere e proprie – le cartoline antiche, cioè quelle create e messe in commercio fino al 1945 circa e di cui abitualmente mi occupo – sono un prodotto quasi esclusivamente tipografico. La maggior parte di quelle di Alessandria (ma anche le italiane o, più in generale, di tutto il mondo) erano stampate con tecniche tipografiche e quantitativamente potevano essere tirate in solo qualche centinaio di copie fino ad arrivare alle migliaia, a seconda dell’importanza (anche commerciale) del soggetto.[3]

Il collezionista può imbattersi, a volte, anche in cartoline fotografiche, generate cioè in laboratori fotografici e quindi, come tutte le fotografie di quel tempo, ottenute mediante l’ausilio degli acidi notoriamente usati per lo sviluppo di carte emulsionate.[4] Si tratta quindi di vere fotografie. E – appunto – la dicitura Vera Fotografia compare spesso in alcuni tipi di immagini cartolinistiche. Questa caratteristica era giudicata un valore aggiunto e tali soggetti costavano un poco di più rispetto a quelli di tipo tradizionale.

In quei lontani anni era uso – almeno per i pochi che se lo potevano permettere – scattare fotografie con soggetti di interesse personale o familiare per poi spedirle ad amici o parenti. Ecco allora che (a volte) anche queste fotografie personali e particolari – qualora vi fosse immortalato nel contempo anche un luogo, una piazza o un soggetto di interesse geografico e/o paesaggistico di una qualche località – diventano degne di entrare in una collezione per poter fare bella mostra di sé – a pari merito – accanto alle interessanti, belle e più classiche cartoline.[5]

A furia di scrivere mi sono però accorto che la tematica collezionismo mi ha portato un poco distante dal tema di cui, in particolare, ci saremmo dovuti occupare. Rimediamo subito.

La fotografia di oggi è a parer mio molto rara ed altrettanto interessante per aspetti relativi al costume e alla moda, per la presenza di una bella automobile ma anche e soprattutto per il fatto che mostri, almeno parzialmente, una costruzione – forse in legno – in cui aveva sede la Trattoria Ponte Bormida.

L’insegna affissa probabilmente accanto all’ingresso, ne indica con precisione inequivocabile l’identità. Meno visibili, essendo anche molto più piccole, con un attento esame quasi poliziesco si possono osservare alcune insegne pubblicitarie della Birra Alessandria, molto conosciuta e bevuta in quegli anni.

Come si può capire da queste brevi spiegazioni, partendo soltanto da una piccola e semplice immagine è possibile iniziare una notevole serie di interessanti ricerche.

Chi ama l’automobile è in grado di accertarne la marca ed il tipo e quindi, volendo, anche l’anno di fabbricazione oltre il quale non si può retrocedere nella datazione del momento dello scatto.

Stessa cosa dicasi per l’abbigliamento raffinato ed elegante dei due personaggi ritratti.

Insomma, concludendo, non possono sfuggire all’occhio attento ed appassionato dello studioso gli interessanti particolari – a volte anche minuti e quasi impalpabili – necessari per arricchire di racconti e di spiegazioni le belle scene fotografiche del buon tempo antico; lo storico – o semplicemente un curioso come chi scrive queste note – non può ignorare i piccoli particolari che, a volte, sanno raccontare molte più cose di ogni altra caratteristica anche molto evidente.
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[1] In genere il nome Burmia non si accenta, essendo scontata, localmente, la giusta pronuncia. In questo caso ho preferito inserire anche l’accento per dar modo anche al lettore non indigeno di conoscerne le sfumature sonore.

[2] Interessante leggere la composizione in rima ad opera di Sandro Locardi, dal titolo Burmia, che racconta in maniera passionale e con sapore vagamente erotico lo scorrere dei nostri fiumi, Tanaro e Bormida e la loro storia d’amore. Grazie a questo testo in rima è nata, in seguito, anche un’interessante canzone, magistralmente musicata da Eugenio Del Sarto (da un’idea musicale dello stesso Locardi) ed eseguita vocalmente dal bravissimo Mario Zaniboni, ottimo cantante (ma soprattutto paroliere) di questa terra mandrogna.

[3] Il Duomo di Alessandria, ad esempio, sarà stato riprodotto certamente migliaia di volte, se non milioni, partendo quasi sempre da un’unica fotografia (recante il fotomontaggio del campanile… di cui prima o poi parleremo) da diverse Ditte distributrici e Case Editrici di cartoline.

[4] Le fotografie Formato Cartolina per diversi decenni sono state prodotte con al verso la fincatura necessaria per scriverle e per spedirle a mo’ di cartolina e quindi innumerevoli sono le fotografie regolarmente affrancate con le tariffe in uso e viaggiate per posta.

[5] Per quanto mi riguarda posso affermare che la mia raccolta è costituita principalmente da cartoline ma anche da molte fotografie di vario formato e da ogni altro documento che racchiuda una veduta della città di Alessandria, oltre ad altre carte e documenti sulla storia e su tutto ciò che si riferisce a questa Città.

Bormida---7

Una spedizione punitiva a Bormida – Sulla sinistra della Bormida, prima di giungere al ponte che si trova sulla strada che conduce a Marengo, si erge tra un meraviglioso fresco di vegetazioni d’ogni qualità, ed un frutteto con annesso giardino, il ristorante Alfieri nido grazioso ed appartato fatto apposta per i colombi che tubano. Colà, giovedì notte, ha fatto irruzione una masnada di banditi da strada che ha fatto tabula rasa di ogni ben di Dio e di molte bottiglie di aleatico, malvasia, champagne nostrano, ecc. ecc. Era assente il maitre dell’Hotel sig. Gola, cuoco di rinomanza universale cosicchè la comitiva ha dovuto limitarsi alla distruzione di cibi freddi offerti con signorilità dal proprietario aiutato nella bisogna dal vecchio pensionnaire della casa sig. Grasian.
Dopo replicate libazioni che non hanno menomamente scalfito la ben fornita cantina del ristorante Alfieri, la comitiva ha fatto ritorno in città assieme all’anfitrione sig. Gandini, il temuto tojour in carica ispettore degli alloggi della città.
Per Ferragosto la spedizione sarà – pare – ripetuta in gran stile. Dimenticavamo di dire che le porte del ristorante erano chiuse e sbarrate e che la comitiva le aprì gentilmente a mezzo di un paio di spallate del robusto ed atletico Gandini.

[IL PICCOLO (Settimanale di cronaca) – Anno II – N. 33 – Alessandria, 7 Agosto 1926]