Coldiretti: “Covid, con 6 aziende su 10 in crisi bene l’anticipo dei fondi europei”

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Con 6 aziende su 10 (58%) che hanno registrato una diminuzione dell’attività a causa del Covid l’anticipo dei fondi europei rappresenta una boccata d’ossigeno per l’agricoltura italiana che nonostante la pandemia non si è mai fermata per garantire al Paese la disponibilità di cibo.

Coldiretti Alessandria esprime soddisfazione per l’approvazione da parte della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo del testo legislativo che propone di anticipare al primo gennaio 2021 lo stanziamento di oltre 8 miliardi di euro dallo strumento europeo di ripresa a sostegno del settore, come chiesto dalla Coldiretti fin dalla prima proposta della Commissione Ue. Il provvedimento di cui è relatore Paolo De Castro prevede l’assegnazione di 1,22 miliardi all’Italia.

“A causa del coronavirus non abbiamo un settore produttivo in ambito agricolo che non sia in sofferenza – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco – e purtroppo dobbiamo sottolineare che l’Europa sotto questo punto di vista non è stata sino ad oggi tempestiva e non ha provveduto con stanziamenti sufficienti rispetto ai danni che le nostre aziende stanno subendo. La nuova proposta, che speriamo venga adottata in tempi brevi nel negoziato con Commissione e Consiglio, andrà invece, a modificare il regolamento transitorio Ue sulla gestione della Politica agricola comune consentendo di mettere a disposizione delle imprese agricole del territorio già dal prossimo anno risorse finanziarie importanti”.

Ma per sostenere le aziende e superare il gap competitivo nei confronti degli altri Paesi l’agroalimentare va incluso anche nei progetti strategici da realizzare con le altre risorse del Recovery Fund, necessario superare i limiti Ue alla capacità di investimento nel comparto agricolo ed alimentare, come chiesto da Coldiretti.

“Il Recovery Fund – ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo – è importante per recuperare i ritardi accumulati nelle infrastrutture, dai trasporti alla logistica fino alle energie rinnovabili, che penalizza le produzioni agroalimentari nazionali rispetto ai concorrenti. E poi, spazio all’internazionalizzazione, agli investimenti in nuovi mercati, ma senza trascurare quelli consolidati come gli Stati Uniti che rappresenta un partner centrale per l’agroalimentare Made in Italy”.