Festival Medical Humanities: i percorsi della salute

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Architettura e arte al centro del terzo appuntamento del Festival delle Medical Humanities dedicato ai percorsi della salute, intesi come luoghi di bellezza storica e sinergie tra questi e la comunità che li vive.

La giornata ha preso avvio con l’intervento di Annalisa Dameri, docente del Dipartimento di Architettura e Disign del Politecnico di Torino, e l’architetto Claudio Pesce, per oltre vent’anni a capo dell’Ufficio Tecnico dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria. Un excursus storico e architettonico che ha portato agli ascoltatori anche molte suggestioni culturali, sociologiche e di storia della medicina attraverso una panoramica delle opere realizzate dai Gardella: “Da anni l’Ospedale ha avviato un percorso di arte e cura – hanno spiegato Pesce e Dameri – volto a tutelare il patrimonio aziendale, nella convinzione che la tradizione sia alla base anche dello sviluppo dell’innovazione clinica. È infatti importante notare come nelle opere di Ignazio Gardella si riflettano non solo il gusto razionalista dell’epoca ma anche le conoscenze mediche che ad esempio portavano a tener separati gli uomini dalle donne sia nel Dispensario antitubercolare sia nel Sanatorio”.

All’interno dell’intervento dedicato all’iconografia della beneficienza, l’architetto e fotografa Elena Franco – che sta curando il progetto realizzato anche in collaborazione con l’Istituto Storico della Resistenza in collaborazione con la Regione Piemonte – ha poi ricordato come “il patrimonio ritrattistico dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria non abbia solo un valore documentale e storico ma anche legato al concetto di dono e all’importanza del legame tra le istituzioni ospedaliere e la comunità”. Tre sono infatti i gli aspetti che Paolo Galimberti, Dirigente responsabile Beni culturali all’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, ha sottolineato in rapporto al patrimonio artistico della Ca’ Granda di Milano: “Nei novecento ritratti di benefattori che possediamo, si può ritrovare un valore artistico legato ai ritrattisti che si sono impegnati nel valorizzare l’ospedale, il suo ruolo e quello delle persone che lo hanno nel tempo finanziato, un valore culturale legato alla storia del costume e infine uno sociale legato al rapporto tra la comunità e le strutture sanitarie”.

Penna: "La chiesa di Gardella al Borsalino è pericolante: quali progetti per ristrutturarla?" CorriereAl

La giornata si è infine conclusa in maniera circolare tornando a parlare di architettura e delle possibili progettualità future in un’ottica di riutilizzo della Chiesa di Gardella come spazio religioso e culturale. “I processi di valorizzazione – ha affermato Francesco Novelli, ricercatore del Dipartimento di Architettura e Disign del Politecnico di Torino – devono tenere in considerazione l’identità e i valori radicati nei luoghi che sono tra l’altro espressione della comunità che si rapporta con essi. Fondamentale è dunque la multidisciplinarietà dell’approccio al riutilizzo che deve essere creativo ma anche fondarsi sul rigore scientifico e metodologico”. Un concetto ripreso anche dall’altro ospite dell’ultimo intervento, Aldo Buzio, Presidente dell’Associazione Craft di Asti: “I tre principali temi di sostenibilità, creatività e comunità devono necessariamente passare attraverso una governance proattiva ma rispettosa delle normative, in un processo di rivitalizzazione che non riguarda solo l’avvio della valorizzazione del luogo ma anche il suo futuro”.