Benchè sepolta l’isola Galateri continua a creare problemi [Lisòndria tra Tani e Burmia]

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di Piero Archenti
Potrà apparire anacronistico ma da molto tempo Alessandria è legata a filo doppio con la ex Isola dedicata al Governatore Galateri, peraltro già esistente moltissimi anni prima della sua trasformazione in isolotto fortificato, infatti, grazie alla Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, una piantina del 1682 ne testimoniava già la sua esistenza.
Attualmente più nulla resta oggi della cosiddetta Isola fortificata dedicata al Galateri nel 1833, al punto che oggi, grazie alla “disattenzione” dei nostri antenati, nel corso degli ultimi centocinquant’anni, anno più anno meno, più nulla resta oggi della cosiddetta Isola fortificata dedicata al Governatore Galateri (1762 – 1844). Un’isola sparita e sostanzialmente ormai inglobata nel lato di sinistra del Tanaro al punto che, in seguito alla grave alluvione del 1994, i proprietari delle terre sottratte al fiume e successivamente edificate furono avvisati che nell’eventualità di una ulteriore esondazione non avrebbero più ottenuto alcun rimborso alluvionale.
Nei fatti però, com’è come non è, dal 1994 ad oggi, gli edifici realizzati prima e dopo quella data continuarono a moltiplicarsi, per cui ora, 26 anni dopo, ci troviamo a convivere con una situazione, di fatto, assolutamente pericolosa per la sicurezza della città grazie al cosiddetto “naso” che non è affatto sparito, anzi, si è nel frattempo ampliato a dismisura proprio come il famoso naso di Pinocchio.
Il tutto per la scarsa lungimiranza delle amministrazioni che negli anni si sono succedute a Palazzo Rosso addirittura anche  molto prima del 1944 (vedi foto aerea scattata in seguito ad un bombardamento in cui si vede, in basso a destra, il “naso” ormai consolidato), al punto che, prima o poi, l’intera città dovrà subirne le conseguenze stante il fatto che il Tanaro, trovandosi il percorso ostruito nella manica di sinistra dell’ex isola Galateri, per poter defluire, si vedrà costretto, in caso di piena, ad alzare significativamente il livello del fiume a monte della città.
In proposito, vale la pena ricordare che nel novembre 2016 l’abbiamo scampata per pochi cm, in presenza di un passaggio d’acqua di poco superiore alla metà dell’esondazione del ’94. Quella sera tutti noi ricordiamo il fuggi fuggi generale dai piani bassi di Spalto Borgoglio con le auto dei residenti trasferite d’urgenza in piazza Garibaldi o nei punti più elevati della città.
Non solo, che il Tanaro si stia preparando a provocarci dei guai di una certa consistenza si evince anche dal fatto che le abitazioni più a valle, ossia quelle situate nei pressi del ponte Orti, finalmente, dopo anni di contrattazione con l’Amministrazione Comunale, sono state, almeno in parte, risarcite ai rispettivi proprietari ed invitati ad abbatterle “a norma delle vigenti leggi”, esattamente come quanto avvenuto (o che avrebbe dovuto avvenire) in seguito all’esondazione del ’94 per le opere realizzate sull’area di quel che fu l’isolotto Galateri. (in proposito è stato riconosciuto anche a questi, come a quelli del ’94, un rimborso spese che però, in alcuni casi, risulterebbe insufficiente a coprire le spese di demolizione e trasferimento in discarica. Facile immaginare che la vicenda avrà ancora ulteriori sviluppi in futuro).
Concludendo, è difficile giustificare la noncuranza con la quale, negli anni trascorsi, venne colpevolmente ignorato il pericolo mentre lentamente, ma inesorabilmente, il letto del Tanaro si restringeva fino ad occupare, arbitrariamente, il percorso del fiume soprattutto in sponda sinistra fino a cancellare del tutto l’isolotto Galateri.
Da quì l’amaro interrogativo: si tratta di abusi da perseguire sempre e comunque o sono autorizzazioni negli anni concesse in aperta violazione della legge?
Ora che le cosiddette “ bombe d’acqua” si fanno sempre più frequenti a causa dell’evidente cambiamento climatico, è chiaro che l’alveo del Tanaro, soprattutto in sponda sinistra, rappresenterà sempre più il tallone d’Achille di Alessandria e possiamo stare certi che prima o poi, il fiume ci presenterà il conto che, bada bén bada bén, in toto dovremo pagare noi alessandrini…perché?
Le foto sono tratte da una pubblicazione della Fondazione C.R.Al., che ringraziamo
Dipinto del ponte coperto esposto in Comune di Alessandria. Evidente l’isolotto a valle del ponte.
Isolotto preesistente nel XVIII secolo con Borgoglio ancora esistente e attivo.
1682 – Pianta delle fortificazioni di Alessandria ancora con Borgoglio.
1728 – Pianta di Alessandria e creazione della Cittadella. Evidente l’isolotto non ancora fortificato.
1845 – In questa foto è presente l’isola fortificata che nel 1833 venne dedicata al Galateri.
1944 – 100 anni dopo, la foto del bombardamento della Cittadella evidenzia gli abusi sul Galateri.
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Da Strade e Contrade di Vecchia Alessandria
 
In precedenza si è fatto cenno al “Canale di Maestra” del Tanaro e relativo “Isolotto di Galateri”. Un cortese lettore ha chiesto notizie proprio di questo isolotto ormai scomparso, che già ebbe, nella prima metà del secolo scorso, particolare importanza.
Ricordo, e con me lo ricordava in questi giorni anche l’amico Basile, che nel primo novecento chi saliva in Comune, nella vasta anticamera degli Uffici poteva ammirare un dipinto assai grande con la veduta proprio del ponte Tanaro ancora coperto, nonché dell’isolotto tutto verdeggiante, detto appunto di Galateri.  Sullo sfondo, ben distinte, apparivano le colline delle nostre vicine valli. Poi accadde che uno degli ultimi Podestà, in occasione di una pulitura generale, destinò altrove il nostro dipinto che oggi, così mi conferma il nostro Sindaco, trovasi nella Civica Pinacoteca.
Nel dipinto era ben visibile il nostro isolotto d’altri tempi, una vera e propria fortificazione nel bel mezzo del fiume, voluta e disposta proprio da Galateri. Infatti una iscrizione su marmo che già figurava all’ingresso del ponte su piazza Tanaro, così cominciava: “Galateri si ha da nomar sempre lo isolotto del Tanaro…” E finiva precisando che proprio il “Governatore della Divisione di Alessandria” era autore principalissimo nonché dirigente delle opere necessarie per rafforzare l’Isolotto della Cittadella.
Storia di tempi ormai lontani, di quando (conseguenza della posizione della nostra Cittadella) l’uscita dal ponte Tanaro per Valmadonna e Valle S. Bartolomeo (ancora mancava il nuovo ponte detto degli Orti) era veramente caratteristica e quasi nascosta tra gli alberi. Molti sono ancora gli alessandrini che possono ricordare di allora l’andamento a zig zag della strada sotto gli spalti, o meglio ancora i fossati della Cittadella.
Sbucava allora proprio presso il ponte levatoio della ben nota Opera di Valenza che oggi, disarmata e quasi del tutto spianata, è diventata una importante azienda agricola del Cav. Coscia: ormai la nuova strada, da questa parte, da ponte Tiziano corre diritto alla popolare “Osterietta” e al mulino di “Loreto”.
Merito di questa rettifica della strada provinciale va riconosciuto al carissimo e venerando conte Zoppi, che fu già presidente della nostra Deputazione provinciale, nonché della nostra Società di Storia. Cadute le antiche servitù militari, intorno alla vecchia Cittadella, che ebbe fama europea, sono sorte nuove costruzioni sia sulla strada di Pavia come su quella di Torino, e già si parla oggi di “Borgo Cittadella”.
Verrà tempo in cui tutta la nostra fortezza sarà circondata da nuove costruzioni civili e sarà così la rinascita del nostro antico Borgoglio che fu già uno dei capisaldi della resistenza al tempo del Barbarossa, e le cui origini lontane vanno forse ricercate in un “Castrum” romano sulla strada delle Gallie.
E nel particolare esame della strada che uscendo dai bastioni come sopra detto portava alle nostre colline, ricordiamo una derivazione già notissima col  nome di “Strada dei Preti” (si vuole fosse la passeggiata preferita dei nostri seminaristi) che tutt’ora, quasi abbandonata, gira intorno al Sanatorio Borsalino e prosegue sino agli “Autini” (preesistenti alla fondazione di Alessandria) all’incontro della Strada Cerca.
E’ la strada che partendo oltre S. Michele dalla provinciale per Casale-Vercelli, scende nella Valle d’Inferno e ancora come “Cerca” continua, sempre ai piedi delle nostre colline, sino a Montecastello e Bassignana.
Gli anziani di oggi forse ancora ricordano un noto gobbino di nome Federico Garrone, che seguendo il percorso proprio della Strada dei Preti, faceva servizio come diligenza postale, con fermata d’obbligo alle diverse ville sparse sulla collina di Valle S. Bartolomeo fino a Pavone.
Per Valmadonna invece vi era allora un altro conducente, non meno noto, detto “el Magron” che aveva rimessa in vis Inviziati.
Ed ora, per chiudere proprio sull’Isola Galateri diremo che oggi uscendo dal Ponte Tanaro sulla strada per Valmadonna, poco prima dell’Opera Valenza, proprio sulla sponda del Tanaro, troviamo una specie di collinetta o per meglio dire una “gobba”, oggi coltivata a grano: si tratta proprio dell’ultimo ricordo (o avanzo che dir si voglia) dell’isolotto di Galateri.
Per la cronaca, diremo ancora che all’incirca mezzo secolo fa ebbe triste fama, in quanto luogo di ritrovo di ladri e manutengoli che si nascondevano tra le piante di allora. Si ricordano anche fatti di sangue e in particolare l’uccisione di un giovane traviato appartenente a nota famiglia alessandrina. Ormai il nome di Galateri figura soltanto come aguzzino del Martire Vochieri, che fu vittima di una rigidezza, si disse, che rasentava la ferocia!
 Piero Angiolini (1961)